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Guarene Contemporary: tre nuove mostre targate Fondazione Sandretto

Rebecca Moccia, Rest Your Eyes, 2021 – Video installation, live streaming. Overall dimensions variable, Installation view, Italian Cultural Institute, Brussels, Courtesy of the Artist and MAMbo (Museo d’Arte Moderna di Bologna), Photo by Stefano Colonna
Se a Palazzo Re Rebaudengo a Guarene l’arte è “Raw” per un verso, nell’altro si offre alla comunità. E c’è anche un terzo percorso, che raccoglie le tracce per immaginare il domani della creatività italiana: ecco le tre iniziative di questa stagione

Nelle dolci colline del Roero l’arte è cruda. “Raw”, infatti, oltre ad essere il titolo di una delle tre nuove mostre promosse da Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nella sede di Guarene, sembra essere un po’ uno state of mind che riguarda una società contemporanea difficile da digerire anche per le discipline visive.
Per lo meno è quello che si percepisce soffermandosi sulle opere che compongono la collettiva “Io vivo timorata, per l’occidente in caduta libera verso il ———. Divago tuttavia perché nelle vene pompa la musica, l’alcol scorre e voi, voi siete tutte tanto belle. Il mondo sarà pure in malora ma qui noi stiam bene”, un titolo decisamente “Raw” per lunghezza e allusioni scelto dai giovani curatori internazionali della diciassettesima edizione del Young Curators Residency Programme Torino, promosso da Sandretto: Christy Eóin O’Beirne, Katherine Jemima Hamilton, Ariane Sutthavong.
Con i coordinatori del programma, Michele Bertolino e Bernardo Follini, i tre curatori hanno girato l’Italia in lungo e in largo, da Bolzano a Palermo e Catania, visitando più di 200 studi d’artista ma selezionando solo sei nomi: Enrico Boccioletti, Sara Enrico, Stefano Faoro, Benedetta Fioravanti, Rebecca Moccia, Valentina Parati e Giulia Crispiani.
Il risultato è una mostra rarefatta composta di brusii e rumori di fondo di informazioni intollerabili, come accade nell’installazione di Rebecca Moccia, oppure di identità talmente connotate da divenire quasi iconoclaste o percepite in un altrove sociale che spaventa, come accade osservando gli arti inferiori della The Jumpsuit Theme di Sara Enrico.
E anche di fronte alle sospensioni della politica dalla società, ai momenti di stasi rispetto alla cronaca (e l’opera più emblematica è la danza di Julian Assange di Enrico Boccioletti) c’è, come scrivono i curatori nel testo che accompagna la mostra “una quiete che non è riposo, rifiuto o inattività, ma al contrario è una forma di resistenza collocata nel corpo”.

Raw, veduta dell’installazione di Sido Lansari, ph. Valentina Malone

E a proposito di corpi ecco che si scende nell’area di “Raw” dove Félixe T. Kazi-Tani e Sido Lansari hanno lavorato – sotto la cura di Bernardo Follini – a un progetto site specific per gli spazi di Palazzo Re Rebaudengo.
Corpo, cibo e sessualità sono i punti principali di una ricerca che indaga le intersezioni tra sessualizzione del cibo e animalizzazione del corpo, evidenziando gli abusi del linguaggio e dell’immaginario tra categorie di genere, classe e razza attraverso le pratiche del ricamo o della ceramica, prendendo in riferimento l’idea “cruda” della carne e allo stesso tempo la pellicola Raw – Una cruda verità, della regista francese Julia Durcournau, a narrare della relazione tra sessualità e cannibalismo.
Anche in questo caso un universo disturbante e perturbante avvolge la percezione, a mettere il dito nella piaga di questioni profondamente connesse non tanto con l’immaginario ma con gli aspetti più profondi della natura umana, con i propri retaggi storici e culturali, con l’io profondo e la perdita o la riconquista di una autonomia del corpo senziente.
“Raw”, ricordiamolo, è frutto della collaborazione tra Fondazione Sandretto e ENSBA Lyon – École Nationale Supérieure des Beaux-Arts, di cui in questo 2023 decorre l’11mo anno.

Marinella Senatore, In ognuno la traccia di ognuno, ph. Valentina Malone

Dulcis in fundo la materia dell’arte si mescola con l’ambiente, alla Collina di San Licerio, dove l’installazione In ognuno la traccia di ognuno di Marinella Senatore si aggiunge alle opere in permanenza.
Commissionata dalla Fondazione, la scultura di luce il cui titolo fa riferimento a un verso della poesia Agli Amici di Primo Levi, è stata installata a segnare il pendio della collina, creando un lungo fregio decorativo di luci multicolore come è nella poetica dell’artista.
E visto che Marinella Senatore ci ha abituati anche, negli anni, a una forte dimensione performativa e partecipativa, ecco che durante l’opening dello scorso fine settimana non è mancata la sorpresa, con la banda della città di Alba coordinata dall’artista a sfilare per le strade del paese e a celebrare – come ha ricordato anche Patrizia Sandretto insieme all’artista – gli individui e la comunità.
Guarene, insomma, anche stavolta val bene per una gita fuori porta che se da un lato incanta nella congiunzione di natura e cultura, patrimonio immateriale e produzione contemporanea, dall’altro vi dimostra come l’arte non sia – oggi meno che mai – una passeggiata priva di intenzioni.

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