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È Caravaggio? Il mistero dell’inedito ritratto di donna a Palazzo Barberini

Particolare del Ritratto di giovane donna (La ragazza col ciuffo), di Palazzo Barberini Particolare del Ritratto di giovane donna (La ragazza col ciuffo), di Palazzo Barberini
Particolare del Ritratto di giovane donna (La ragazza col ciuffo), di Palazzo Barberini
Particolare del Ritratto di giovane donna (La ragazza col ciuffo), di Palazzo Barberini

Palazzo Barberini avvia lo studio del Ritratto di giovane donna (La ragazza col ciuffo), un raffinato olio su tela mai pubblicato prima d’ora

Studiosi e critici, cultori dell’arte e collezionisti si addenseranno a Palazzo Barberini martedì 16 maggio – alle ore 17 – quando verrà presentato ufficialmente un dipinto del tutto inedito, forse opera di Caravaggio. La ragazza col ciuffo. Un ritratto caravaggesco della collezione Barberini è il titolo dell’imminente conferenza pubblica, a cura di Maria Cristina Terzaghi, docente di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università degli Studi Roma Tre. L’enigmatica fanciulla effigiata resterà fruibile nella Sala dei ritratti fino al 30 luglio 2023.

Breve storia del dipinto

Il Ritratto di giovane donna (La ragazza col ciuffo), un raffinato olio su tela di 80×65 cm, mai pubblicato prima d’ora, apparteneva con certezza al cardinale Antonio Barberini. È nel suo inventario infatti che viene menzionato per la prima volta nel 1644 come opera del Merisi. Il dipinto fu spostato poi alla cosiddetta “casa grande”, il palazzo che la famiglia possedeva a via dei Giubbonari, nei pressi di Campo de’ Fiori. In seguito esso partecipa del medesimo itinerario della collezione Barberini. L’ultima catalogazione ufficiale risale al 1854, ma è risaputo che il quadro passò di padre in figlio fino al 1906, data post quem confluì in un’altra collezione privata. Quella collezione da cui torna oggi a Palazzo per essere studiato e autenticato.

Chi è la ragazza effigiata

Sembra che la giovane donna ritratta, con i capelli raccolti in un’acconciatura in voga tra le donne romane nel periodo che va dal 1595 al 1615 circa, si possa identificare con Fillide Melandroni (1581 – 1614). L’illustre cortigiana senese che, giunta a Roma tredicenne, si distinse da subito per il suo carattere irrequieto, caravaggesco ed una certa vocazione per lo scandalo. Fillide era l’amante di quel Ranuccio Tomassoni che Caravaggio uccise nel 1606 durante una sfida al gioco della pallacorda. Successivamente la giovane si legò al nobile librettista e poeta Giulio Strozzi, instaurando con lui un legame molto saldo. Che fu però interrotto a causa delle rimostranze della sua famiglia: Giulio dovette ben presto lasciare Fillide e fuggire da Roma.

 

Caravaggio, Ritratto di Fillide Melandroni, già Berlino, Kaiser Friedrich Museum
Caravaggio, Ritratto di Fillide Melandroni, già Berlino, Kaiser Friedrich Museum

Ipotesi e attribuzione

Che Fillide Melandroni conoscesse Caravaggio e sia stata sua modella sembra appurato già da molta critica. La figura della cortigiana si può riconoscere nella Santa Caterina (Museo Thyssen, Madrid), nella Maddalena del dipinto Marta e Maddalena (Detroit Insitute of Arts). E forse anche nella Giuditta che decapita Oloferne, presente a Palazzo Barberini. Ma ciò che farebbe pendere il giudizio a favore dell’autorialità di Caravaggio è anzitutto la straordinaria somiglianza della fanciulla effigiata con quella del Ritratto di Fillide Melandroni, un dipinto del Merisi distrutto a Berlino dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, di cui restano tuttavia diverse testimonianze fotografiche degli anni Quaranta del Novecento.

Si riteneva che questo dipinto berlinese provenisse dalla collezione del banchiere Vincenzo Giustiniani e che questi lo acquistò proprio da Giulio Strozzi. Ed è qui che s’insinua l’idea che l’inedito Ritratto di giovane donna (La ragazza col ciuffo) sia un Caravaggio. Infatti nel 1614, poco prima di morire a soli trentasette anni, Fillide lascia scritto nel suo testamento che il suo ritratto, ad opera di Caravaggio, andasse a Giulio, il suo amato. Questo significa che lo Strozzi non poté vendere la tela a Giustiniani prima di lasciare Roma. A questo punto si fanno strada due ipotesi: o il banchiere Giustiniani si procurò il poi berlinese Ritratto di Fillide Melandroni sul mercato romano dopo la morte della giovane oppure i ritratti di Fillide attribuiti a Caravaggio erano più di uno.

Magnetica dello sgurdo

Maria Cristina Terzaghi, alla quale si sono rivolti i proprietari per sottoporre il dipinto inedito, ha commentato così: “ovviamente non ci sbilanciamo in favore dell’attribuzione a Caravaggio, ma vogliamo mettere quest’opera a disposizione degli studiosi perché si possa fare luce in merito. Il dipinto – che mostra un’accentuata craquelure – è leggibile, ma andrebbe restaurato. Si può collocare a fine cinque, inizi seicento ed è senz’altro un ritratto non comune per l’epoca a Roma. Ed è molto più bello di quelli dei contemporanei di Caravaggio, come Scipione Pulzone”.

La Terzaghi ha sottolineato inoltre che la qualità magnetica dello sgurdo e il modo di dipingere gli occhi richiamano fortemente la mano del Merisi. “Non si tratta di un quadro sciocco, imbambolato. Non è senz’altro un ritratto ufficiale, è una donna del popolo, lo capiamo dalla foggia, dai gioielli, dalla posa che appartengono al lessico caravaggesco”. Ma la curatrice ha evidenziato anche gli elementi deboli rispetto ad un’ipotetica attribuzione merisiana: “di quel periodo non possediamo notizie certe della produzione di Caravaggio e la ritrattistica è da trattare con i guanti. L’abito della giovane è poco leggibile, la pittura in quella zona della tela è molto magra. Inoltre esistono almeno due ritratti di donna che si pensava fossero del Merisi e sui quali poi si è fatto un passo indietro: uno dei due è passato recentemente in asta da Sotheby’s”.

 

Artista attivo a Roma all'inizio del XVII secolo, Ritratto di giovane donna
Artista attivo a Roma all’inizio del XVII secolo, Ritratto di giovane donna

Un mistero sotto il mistero

Ma l’identificazione della giovane e della mano che l’ha ritratta non sono gli unici due misteri. Infatti Maria Cristina Terzaghi ci ha raccontato – e mostrerà poi alla conferenza di martedì in riflettografia – che sotto l’effigie c’è un altro dipinto. “Chi ha fatto questo quadro ha girato la tela: sotto il vestito della Ragazza col ciuffo c’è una testa. La figura che emerge è molto arcaica, sembra quella di uno dei santi che, al tempo, si raffiguravano in serie”. Insomma: ipotesi, false piste, somiglianze e tracciati “ci consigliano – nelle parole di Terzaghi – che è un’opera che va studiata”.

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