Che cos’hanno in comune l’arte e la medicina? Non c’è dubbio che l’esperienza del bello faccia bene allo spirito e quindi alla persona tutta intera: ce lo racconta Mauro De Iorio
Mauro De Iorio è un radiologo e un imprenditore sanitario e da più di vent’anni colleziona arte contemporanea e crea occasioni di scambio proficuo tra arte e medicina, salute e bellezza, anche e soprattutto nel senso profondo della bellezza artistica.
In questa intervista ci racconta come ha cominciato a collezionare, quali sono gli artisti che ama di più e quale o quali fil rouge da sempre guidano la sua ricerca.
Come nasce in lei la passione per l’arte? E per il contemporaneo in particolare?
È nata come una curiosità, che mi ha portato a frequentare fiere e gallerie, e poi si è tramutata in una passione. Mi ha sempre affascinato l’arte contemporanea per la sua visione attuale del mondo.
Qual è stata la prima opera che ha acquistato?
Credo Orfeo di Giulio Paolini, un’opera a cui sono ancora molto legato, acquistata da Di Carlo nel 2002
E l’ultima?
Un’opera di grandi dimensioni di Mattia Moreni che è stata esposta nella mostra “Eretici Arte e Vita”, al Mart di Rovereto.
C’è un filo conduttore che collega le sue scelte?
Direi l’attrazione che provo nei confronti dell’opera nel momento dell’acquisto, le emozioni che mi suscita. Non c’è un vero e proprio fil rouge, ma varie tematiche ricorrenti, tra cui il corpo, il volto, la morte, l’identità
Può raccontarci qualche aneddoto di un incontro con un’opera che poi è entrata nella sua collezione?
Un’opera di Enzo Cucchi, di grandi dimensioni, che avevo visto in fiera a Bologna e avrei voluto comprare, ma per dimensioni e per prezzo alla fine avevo desistito. L’ho ritrovata 15 anni dopo in fiera a Verona ed è subito entrata a far parte della mia Collezione.
Quali fiere preferisce in Italia e perché?
Miart, Artissima e Arte Fiera, per differenti ragioni: a Milano c’è un respiro più internazionale, a Torino oltre alla fiera anche le istituzioni museali offrono mostre di grande livello, e Arte Fiera per il legame affettivo e storico con la fiera.
Si fida del giudizio di critici e galleristi?
Sì, ma non mi affido esclusivamente a loro nelle scelte d’acquisto. Il criterio fondamentale che mi guida nella scelta è l’emozione che le opere mi suscitano e mi trasmettono.
Collezionare è una questione più di competenza o di istinto?
Per quanto mi riguarda più di istinto. Certamente l’occhio viene allenato con il passare degli anni.
Che cosa cerca nel lavoro di un artista? Che cosa lo rende interessante?
Un’opera mi deve coinvolgere, emozionare, non necessariamente in senso positivo.
C’è qualche artista giovane che sta seguendo in questo momento?
Sì, tra i giovani artisti italiani: Paola Angelini, Gabriele Grones, Benni Bosetto, tra gli stranieri Ser Serpas, Pol Tabouret, Tim Breuer.