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Arte e Social Network (1). Artisti e Instagram, 3 top collezionisti in dialogo con una curatrice

Maria Morganti, “Inside the masegni (Calle Stella, June 26th 2013). To my mother”, Site- Specific Project, 2013 Da #ARTISTSINQUARANTINE @artistsinquarantine https://www.instagram.com/p/B9o2nhNoSP1/ Maria Morganti, “Inside the masegni (Calle Stella, June 26th 2013). To my mother”, Site- Specific Project, 2013 Da #ARTISTSINQUARANTINE @artistsinquarantine https://www.instagram.com/p/B9o2nhNoSP1/
Giada Pellicari, Federico Bartolini, Diego Bergamaschi, Mauro De Iorio
Giada Pellicari, Federico Bartolini, Diego Bergamaschi, Mauro De Iorio

Vi presentiamo il primo appuntamento di “Arte e Social Network”, un lungo e proficuo dialogo tra tre importanti collezionisti italiani appartenenti a tre generazioni diverse (Federico Bartolini, Diego Bergamaschi, Mauro De Iorio) con Giada Pellicari, curatrice (anche) del progetto ARTISTSINQUARANTINE. Tema centrale della discussione il rapporto tra l’arte contemporanea e i social (Instagram su tutti) dalla prospettiva di un art collector. La visita ai profili degli artisti, gli approcci digitali, il portfolio, le opere concepite appositamente per la pagina social…

Opere d’arte dalla quarantena. #ARTISTSINQUARANTINE (@artistsinquarantine) è il primo progetto online materializzatosi su Instagram per dare voce agli artisti delle zone rosse, la notte stessa in cui furono circoscritte e cromaticamente definite a seguito dell’emanazione del DPCM pubblicato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri (causa emergenza coronavirus), 8 marzo 2020. L’ideatrice e curatrice della piattaforma digitale è Giada Pellicari, art consultant e curatrice indipendente, una seria specialista del settore che ha dato vita ad un progetto autorevole e curato, rarità nella selva di mostre inutili spuntate come funghi nel post dilagarsi dell’epidemia. Per #ARTISTSINQUARANTINE ha selezionato 12 artisti-reporter provenienti dai territori coinvolti: Alvise Bittente, Andrea Grotto, Corinne Mazzoli, Maria Morganti, Lucia Veronesi, Sophie Westerlind per Venezia; Antonio Guiotto per Padova; Andrea Chiesi per Modena; Marco Gobbi per Brescia; Kamilia Kard per Parigi-Milano; Mara Oscar Cassiani per Pesaro e Urbino; Vera Portatadino per Milano.

Il progetto, come la coatta quarantena per tutti gli attori del settore, ha aperto ancora di più il dibattito su temi che si rincorrono oramai da anni: dal rapporto tra arte e social network, alla tendenza diffusa delle mostre online e di svariate piattaforme internet per fini artistici o pseudo tali.

Giada Pellicari @giadapellicari ha instaurato un dialogo su questi argomenti con tre importanti collezionisti italiani, Federico Bartolini @federicobartolini83, Diego Bergamaschi @diegoberga, Mauro De Iorio @maurodeiorio. Diversi a livello generazionale, città di provenienza e preferenze collezionistiche, ma saldamente accomunati dall’uso quotidiano di Instagram e dei social network.

Ma quindi, come vengono utilizzati i social network dai collezionisti di arte contemporanea?

Per tre giorni, i nostri quattro protagonisti-professionisti hanno chattato su molteplici argomenti legati all’universo del mercato e del sistema dell’arte contemporanea, in un gruppo WhatsApp privato creato appositamente per l’occasione.

Di cosa hanno parlato? Instagram ovviamente (e le immancabili stories), fiere d’arte (e relative online viewing room), profili di gallerie e di artisti (anche a confronto), videoarte, gusti, strategie e molto altro. Leggetelo voi stessi qui di seguito in questo racconto-chat-discussione-confronto (chiamatelo come volete voi) suddiviso in tre puntate.

SECONDA PARTE – Fiere, gallerie e nuovi scenari post pandemia

PARTE TERZA – Progetti e piattaforme per collezionisti

Giada Pellicari (foto Claudia Rossini)
Giada Pellicari (foto Claudia Rossini)

Giada Pellicari: Carissimi tutti, benvenuti nella chat ‘Arte e Social Network’. Partiamo con la prima domanda. Si guardano ancora i Portfolio, o si segue prevalentemente Instagram?

Diego Bergamaschi: Di solito, prendo spunto da Instagram e con il Messenger di IG chiedo poi il portfolio. Per quanto folgorante sia un’immagine, il lavoro di un artista va valutato almeno con il portfolio di una mostra o, meglio ancora, uno riassuntivo del suo lavoro.

Comunque l’apoteosi finale si ha sempre in studio da lui/lei. Possiamo dire social come enzima attivatore di relazioni?

Federico Bartolini: Si, sono d’accordo. Non credo molto nelle folgorazioni. Amo vedere sempre un paio di mostre dell’artista o un pdf riassuntivo. Se mi piace qualcosa, a volte non ci dormo neanche la notte. In certi momenti, su IG mi sembrano tutti artisti. C’è un po’ di tutto.

Diego Bergamaschi: Diciamo che grazie ai social abbiamo una copertura esponenziale delle nuove proposte. E poi non dimentichiamo che se un artista non è italiano, fare Studio Visit diventa una chimera. Il tema vero è, forse, a mio parere: guardiamo immagini e portfolio come scorriamo le foto in Internet?In velocità, Si/No? O ci facciamo colpire da un’immagine e poi approfondiamo?

Kamilia Kard, I’m thinking of you, Digital Print on Fine Art Paper, March 2020 Da: #ARTISTSINQUARANTINE @artistsinquarantine https://www.instagram.com/p/B94ZD3qoMjg/
Kamilia Kard, I’m thinking of you, Digital Print on Fine Art Paper, March 2020
Da: #ARTISTSINQUARANTINE @artistsinquarantine
https://www.instagram.com/p/B94ZD3qoMjg/

Federico Bartolini: A mio avviso, i social restano, adesso più che mai, veicoli eccezionali e permettono agli artisti che non hanno galleria di farsi vedere e proporsi.

Il gusto di vedere l’opera dal vivo, però, è unico!

Diego Bergamaschi: Si, anche nel mondo dell’arte con i social è entrata in azione la legge della D(eregulation), che non sempre è foriera di qualità, ma tant’è.

Giada Pellicari: E tu, Mauro?

Mauro De Iorio: Io sono un entusiasta frequentatore del web e, in particolare, di Instagram soprattutto per l’arte. Sono un collezionista certamente bulimico. Le mie scelte sono prevalentemente di pancia. Se i costi delle opere sono significativi ci metto anche la testa. Studio l’artista e il suo curriculum. Con Instagram il mio approccio alle opere d’arte è radicalmente cambiato. Tra Instagram e lettura delle email ormai ci passo 2-3 ore al giorno.

Federico Bartolini: In generale mi arrivano di default i pdf degli artisti che mi interessano e, spesso, approfondisco. Credo forse sia un mio limite da giovane collezionista. Di solito, tendo a fissarmi su alcuni nomi e, per un periodo, porto avanti quei tre, quattro. Snobbando forse il resto. A voi capita?

Diego Bergamaschi: Da questo punto di vista, Federico, ti ammiro senza se e senza ma. Io, invece, sono bulimico, come Mauro.

Federico Bartolini: Io ammiro te, Diego. Pensa.

Diego Bergamaschi: Sapete che ho un Excel, giuro, in cui mi annoto nome e cognome dell’artista o del curatore. Colonna “COSA LE HO DETTO”. Colonna “COSA ASPETTO”. Colonna “TO DO LIST”.

Federico Bartolini: Sei come l’FBI.

Diego Bergamaschi: Sì, tipo un agente FBI psicolabile.

Diego Bergamaschi
Diego Bergamaschi

Federico Bartolini: Una passione indomabile!Io per esempio sui giovani artisti italiani ci vado con i piedi di piombo. Li osservo anche per anni prima di acquistare un lavoro.

Diego Bergamaschi: Invece a me, ultimamente, è venuto il brivido dell’acquisto compulsivo un’ora dopo il diploma in Accademia. Se fossimo in finanza direi che sono un fondo di Seed Financing, neanche di Start up. Alcuni giorni fa, però, una giovane curatrice a cena mi ha detto: ”Diego apprezzo il tuo entusiasmo, ma sei troppo generoso con i giovani!”. E’ stata come una doccia fredda.

Federico Bartolini: Ha sempre il suo fascino. Assolutamente. Sia italiani che stranieri??

Diego Bergamaschi: No, solo italiani. Diciamo che mi sono specializzato. Nel mondo dell’arte è abbastanza risaputa questa cosa. Diciamo che a furia di interessarmi dei giovani ho raggiunto un certo knowhow.

Giada Pellicari: Diego, in questo modo hai la possibilità di giocare maggiormente sul rischio e di investire di meno. Ma credo che a quel punto ti interessi poco, no?

Diego Bergamaschi: Comprare giovanissimi italiani è 50% atto poetico, 50% manifesto politico. Però ne riparliamo tra 10 anni.

Giada Pellicari: A mio avviso, quello che cambia nell’uso dei Social da parte dei collezionisti dipende anche dai diversi interessi che si hanno. Mauro, di solito cosa ti colpisce?

Mauro De Iorio: Io, ad esempio, sono attratto dalle immagini e meno dalle opere concettuali. Adesso, da alcuni anni, al centro dei miei interessi c’è la pittura. La mia pagina Instagram rappresenta bene i miei gusti. C’è gran parte della mia collezione, insieme ad altre opere che mi piacciono di altre collezioni o di musei.

Andrea Grotto, Lumino ritratto al buio, 24 x 30 cm, Oil on Canvas, 2019 Da #ARTISTSINQUARANTINE @artistsinquarantine https://www.instagram.com/p/B96wVJwoJfA/
Andrea Grotto, Lumino ritratto al buio, 24 x 30 cm, Oil on Canvas, 2019
Da #ARTISTSINQUARANTINE @artistsinquarantine
https://www.instagram.com/p/B96wVJwoJfA/

Federico Bartolini: A differenza di Mauro, da sempre osservo soprattutto arte concettuale e minimale. Molti mi dicono che ho iniziato all’incontrario.

Giada Pellicari: E cosa accade allora con la bulimia da immagini? Come fare cernita?

Mauro De Iorio: Continuo ad allargare il numero delle persone che seguo cercando di selezionare gallerie, artisti e collezionisti che presentano opere per me interessanti.

Federico Bartolini: Credo che per questo ci debbano aiutare le gallerie. Una prima selezione spetta a loro. Io, per esempio, mi sono fissato sulla generazione di artisti italiani nati negli anni ‘70.Mi affascinano perché sono emersi senza internet e quindi senza i social.

Giada Pellicari: In questo modo, Federico, tu crei un parallelismo e un collegamento tra spazio online e offline. Non ti è mai capitato invece di vedere un’opera in Instagram e agire impulsivamente?

Federico Bartolini: Su IG no. Ma su pdf, si. Un “mare” di Leotta. Non facile da cogliere su pdf, ma mi lanciai. Con Renato Leotta e non solo.

Federico Bartolini
Federico Bartolini

Giada Pellicari: Da quanto collezioni, Federico?

Federico Bartolini: Seriamente dal 2015. Intendo studiando, approfondendo etc.Sai, il sale marino sull’I-Pad non si vedeva o quasi. Ci lamentiamo tutti dei soliti stand triti e ritriti di alcune fiere, ma l’arte deve necessariamente andare avanti. I giovani vanno sostenuti. Subito, come fa Diego o, magari, dopo un po’ come faccio io. Alcune gallerie fanno veramente delle crociate da apprezzare!

Giada Pellicari: Vista la tua frase “l’arte deve necessariamente andare avanti” mi collegherei al mio progetto #ARTISTSINQUARANTINE. Si tratta di una “mostra su Instagram”, nata in un momento di urgenza e di necessità. Cosa ne pensate?

Federico Bartolini: Sicuramente interessante. L’arte reagisce sempre!

Diego Bergamaschi: Penso sia un atto di resistenza. Una delle mille strade carsiche che la poetica artistica troverà per sopravvivere e farci arrivare il suo benefico messaggio. La domanda è: Ci voleva il Covid-19 per portare anche progetti e mostre ufficialmente solo sui social?

Mauro De Iorio: Una bella iniziativa, l’arte deve essere testimone della contemporaneità.

Giada Pellicari: Progetti e mostre sui social già esistevano, la differenza, nel mio caso, rispetto a questa tendenza, è stata la contingenza del momento. Contingente credo sia la parola giusta.Tu, però, ti riferisci più alle istituzioni, credo.

Diego Bergamaschi: No no. Mi riferisco al fatto che prima la parte social era un’appendice della parte fisica (Ad esempio, vedi articolo “Contenuti culturali online, ma c’era bisogno del Covid-19?”in cui si intervista Giulio Alvigini su Artribune). Oggi vivono di vita propria. No?

Federico Bartolini: Alcuni musei si stanno muovendo. Vedi il MaXXi. Museo che per me rimane un grosso punto interrogativo.

Giada Pellicari: Perché (il MaXXi) un grosso punto interrogativo?

Federico Bartolini: Non è, a mio avviso, né carne né pesce. Programma del XXI secolo? Salviamo la struttura che, però, non mi sembra adatta per esporre opere. Personale opinione! Ho il Pecci a un’ora. Speriamo in bene.

Giada Pellicari: Da quanto tempo avete Instagram? Oltre alla fruizione delle opere, che uso ne fate? Cosa pubblicate?

Mauro De Iorio: Non mi ricordo quando ho iniziato con Instagram. Forse 4-5 anni.

Federico Bartolini: Io ho iniziato nel 2018. Tardino.

Diego Bergamaschi:Tre, quattro anni?

Mauro De Iorio: Se un’opera mi piace chiedo alla galleria che la tratta se è disponibile e cerco di riservarla immediatamente.

Mauro De Iorio (foto Alessandro Gadotti)
Mauro De Iorio (foto Alessandro Gadotti)

Federico Bartolini: Se la vedi su IG?

Diego Bergamaschi: Io pubblico opere che vedo in giro come in una sorta di cronaca, quasi mai della collezione. Qualcuna ci entra dopo. La cosa bella è che tanti mi dicono “grazie a te vedo cose che non vedrei” o, meglio, “conosco realtà di cui non sapevo esistenza”. Prevalentemente italiane.

Mauro De Iorio: Diego, dici bene. Anch’io apprezzo molto la tua ricerca e il fatto che la metti a disposizione degli altri collezionisti. E io ne ho approfittato: un esempio è Benni Bosetto, che ora è tra gli artisti che seguo e sostengo. La cosa che apprezzo dei collezionisti è la condivisione delle loro scoperte. E’ espressione di grande generosità e di entusiasmo per l’oggetto della nostra passione.

Federico Bartolini: Brava Benni Bosetto. Anche io, come Diego,non pubblico quasi mai opere della mia collezione.A me su IG non è mai capitato di contattare gallerie.

Mauro De Iorio: Per me Instagram è come una storia del mio gusto che cambia nel tempo e mi piace ripercorrerlo.E’ anche diventato un modo di conoscere altri collezionisti e di condividere le nostre ricerche.

Federico Bartolini: Bellissimo.

Giada Pellicari: Sembra che adesso alcune opere vengano pensate direttamente per Instagram, come lo sono in alcuni casi gli allestimenti delle mostre. Un vostro parere?

Federico Bartolini: Fosse così, credo sia naturale. Non so se sia un’involuzione naturale.

Diego Bergamaschi: Massimo rispetto per opere le cui immagini “bucano” IG, ma pensarle ad hoc per questo mi sembra un po’ una deriva eccessiva. Piuttosto, è importante avere belle foto. Ho partecipato a tante giurie in cui spesso le foto allegate alla domanda erano penose. Ben venga lo stile “IG Compliant”. Però IG è lo strumento, non il fine. Va ricordato.

Maria Morganti, “Inside the masegni (Calle Stella, June 26th 2013). To my mother”, Site- Specific Project, 2013 Da #ARTISTSINQUARANTINE @artistsinquarantine https://www.instagram.com/p/B9o2nhNoSP1/
Maria Morganti, “Inside the masegni (Calle Stella, June 26th 2013). To my mother”, Site- Specific Project, 2013
Da #ARTISTSINQUARANTINE @artistsinquarantine
https://www.instagram.com/p/B9o2nhNoSP1/

Giada Pellicari: Sono d’accordo che le foto siano importanti. Anche riportare buoni dettagli lo è. Ma l’opera poi va sempre e comunque vista dal vero?

Federico Bartolini: Sono uno strumento, certo. Inevitabile. Ma andare in galleria ha sempre il suo fascino. Ci metterei la tenda.

Giada Pellicari: Prima io, Diego e Federico abbiamo sviscerato l’importanza dello Studio Visit o delle mostre. Secondo te, Mauro?

Mauro De Iorio: Anche a me interessa conoscere gli artisti che mi piacciono per capire cosa c’è dietro il loro lavoro. Così ho scoperto grosse personalità, come Oscar Giaconia, Luca Bertolo, Francesco De Grandi, Manuele Cerutti, Benni Bosetto, etc. E sono contento di sostenere il loro lavoro. Lo studio visit a volte può essere anche virtuale: ho conosciuto Alessandro Pessoli su Instagram, dove pubblica le sue opere in fase di realizzazione nel suo studio, e con il quale si è instaurata una certa amicizia, ma non abbiamo ancora avuto l’occasione di incontrarci dal vivo. Anche le mostre sono un momento importante e il rapporto con le gallerie è fondamentale. E’ grazie a loro che gli artisti possono lavorare.

Federico Bartolini: Conoscere gli artisti è intrigante e ti dà molto. E’, per me, una carica in più al loro lavoro.

Alvise Bittente, STILL LIFE DURING THE CLAUSTRAL TIME: ABERRATION N° 1 (TOILETTE). AUTOPEDELAVIUM, A WASHING OF DÜRER FEETTHE DAY AFTER HOCKNEY BIGGER SPLASH, disegno a matitasu carta e collage, 21 cm x 29.7 cm, 2020 Da: #ARTISTSINQUARANTINE @artistsinquarantine https://www.instagram.com/p/B9uGvnMI1Rf/
Alvise Bittente, STILL LIFE DURING THE CLAUSTRAL TIME:
ABERRATION N° 1 (TOILETTE). AUTOPEDELAVIUM, A WASHING OF DÜRER FEETTHE DAY AFTER HOCKNEY BIGGER SPLASH, disegno a matitasu carta e collage, 21 cm x 29.7 cm, 2020
Da: #ARTISTSINQUARANTINE @artistsinquarantine
https://www.instagram.com/p/B9uGvnMI1Rf/

Giada Pellicari: Mauro ha toccato un altro punto che vorrei analizzare, ovvero le relazioni nate attraverso Instagram. Com’è cambiato il vostro modo di approcciarvi ad artisti o altri collezionisti? Si tratta effettivamente di uno spazio sociale?

Federico Bartolini: Assolutamente si. Io osservo con grande attenzione collezionisti con più esperienza di me. Poi il gusto fa sempre il resto.

Mauro De Iorio: I rapporti su Instagram sono favoriti dal fatto che attraverso la pagina ti fai un’idea della passione, dei gusti e, forse, anche della personalità di artisti, collezionisti e galleristi. Ci si segue tra persone che hanno delle affinità anche senza conoscersi. L’aspetto divertente è che spesso il rapporto virtuale diventa reale.

Federico Bartolini: Esattamente. Ho notato, inoltre, che le gallerie hanno approcci diversi. Alcune pubblicano pochissimo, altre tantissimo. Quando vai a conoscerle personalmente rispecchiano questo loro atteggiamento.

Mauro De Iorio: Federico dice bene. Anche gli approcci con le gallerie sono differenti.

Diego Bergamaschi: Si, lo è. Anche se molto autoreferenziale, ovvero tu parli a chi ti “piace”.

Giada Pellicari: Delle loro personalità in base a quali elementi?

Federico Bartolini: Parlo proprio di carattere del gallerista.

Mauro De Iorio: Personalmente sono più interessato ai rapporti con i collezionisti, con gli artisti e anche con alcuni advisor. Ma ognuno, sia su Facebook che su Instagram, dà un’immagine di sé. Per me è interessante unire le informazioni di entrambi i social. Ne risulta un profilo psicologico parziale certamente, ma significativo.

Federico Bartolini: Molto significativo.

Giada Pellicari: Anche se io, ad esempio, li uso in maniera completamente diversa. Facebook in maniera più amicale e personale, Instagram incentrato solo sull’arte.

Federico Bartolini: Anche io, ma entrambi come veicolo per il mio blog.

Mauro De Iorio: Anch’io li uso in modo diverso.

Giada Pellicari: E tu Diego vedi un rispecchiamento delle personalità dai social?

Diego Bergamaschi: Si, anche se io generalmente cerco l’artista su IG dopo aver visitato una mostra. Lo contatto, a seguire portfolio, amicizia, Studio Visit, acquisto, progetti insieme.Enzima sociale davvero.

Giada Pellicari: Questo perché tu, Diego, hai un approccio diverso che in molti casi include la produzione. Per voi, la maggior parte dei rapporti è nata tramite Instagram o in altro modo?

Federico Bartolini: Ho contattato vari artisti su Instagram e sono nati de bei rapporti.A seguire, con le loro gallerie. Però, non sempre ho finalizzato. Quella dell’advisor è attualmente per me una figura sconosciuta.

Mauro De Iorio: Non mi avvalgo diadvisor, ma sono comunque persone appassionate che su Instagram pubblicano opere che consigliano e che riflettono il loro gusto.Per me, il confronto con chiunque sia appassionato di arte è sempre utile.Magari così puoi trovare un artista interessante che non conoscevi.

Giada Pellicari: Durante quest’ultima Arco Madrid ho pubblicato molto e ho inserito diverse informazioni. Devo dire che sono stata contattata da molte persone solo per questi motivi. Quindi riscontro effettivamente quello che dici.

Mauro De Iorio: Di alcuni advisor sono diventato amico e ci si sente spesso. E’ sempre un confronto interessante con scambio di informazioni.

Continua…

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