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Instabilità Possibili. Gli oggetti transienti di Sonja Quarone in mostra a Milano

Sonja Quarone, Catalysis, dett., resina su metallo, 175 x 200 x 10 cm

 

Sonja Quarone, Catalysis, dett., resina su metallo, 175 x 200 x 10 cm

Fino al 20 maggio 2023 Fabbrica Eos Gallery ospita le instabilità possibili della produzione di Sonja Quarone, artista che ha assunto la resina a proprio materiale d’elezione, attraverso il quale veicola sapientemente il concetto classico di téchne in una personale visione del linguaggio contemporaneo.

Curata da Ivan Quaroni per gli spazi di Fabbrica Eos Gallery, Catalysis è un’esposizione basata su qualcosa di altamente simbolico, un materiale specifico, la resina, e la sua intrinseca instabilità. Il cambiamento di stato che subisce la resina pigmentata, a seconda della temperatura alla quale è sottoposta, rappresenta il principio dell’operazione artistica di Sonja Quarone, che ha maturato una tale esperienza nell’utilizzo del materiale, tale da riuscire ad eternarne il mutabile dinamismo. È il caso della serie più spiccatamente pittorica della produzione dell’artista: pannelli su telai nei quali la complessa stratificazione della resina dà vita a superfici riflettenti, sotto le quali si agita inarrestabile la forza cinetica del materiale, ormai cristallizzata. Si tratta di lavori che pur assumendo i connotati di oggetti solidi e volumetrici, presentano un ossimorico carattere anti-statico, poichè manifestano la tensione motoria della materia di cui sono composti, la resina vivida e mutevole, che enfatizza la percezione di una forma aperta, mai definita nè definitiva.

Per ottenere questo risultato, l’artista sfrutta l’intrinseca natura mobile della resina, utilizzandola sia come elemento formativo, plastico, scultoreo, sia come fattore estetico, capace di intaccare entità ad essa estranee, come avviene nel caso dei calchi in gesso ai quali spesso l’artista ricorre. La produzione di Sonja Quarone più assimilabile alla pratica scultorea ricorre infatti all’utilizzo di riproduzioni in scala di capolavori, quali il Laooconte vaticano, la Venere di Milo o il colossale Piede di Costantino dei Musei Capitolini, che subiscono un’integrazione contaminante ad opera della resina liquida.

Sonja Quarone, Catalysis, dett., resina su metallo, 160 x 200 x 10 cm

Tale processo è mutuato solo in parte dalla pratica dadaista del recupero di oggetti risemantizzati: l’objecte trouvè in Sonja Quarone non rappresenta un mero feticcio decontestualizzato, ma subisce quella che appare come una vera e propria trasformazione alchemica. Lontane dalla stasi del New Dada, le sculture dell’artista vengono infatti sottoposte all’azione dinamica della resina e alla forza di getti d’aria, pressione e temperatura, capaci di modularne i connotati e plasmarne le nuove fattezze. La resina pigmentata, sollecitata da un urto dinamico, investe questi prototipi anatomici, sgocciolando via in una sorta di dripping tridimensionale.

La predilizione per la stautuaria antica nell’operazione alchemica di Sonja Quarone non rappresenta tuttavia un nostalgico tentativo di ritorno all’ordine, ma piuttosto una fascinazione estetica che vira inesorabilmente verso l’immaginario derivativo della Pop Art. I soggetti iconografici, nel loro arcaismo, rappresentano un pretesto figurativo per il principio della progettualità tecnica dell’artista, che torna ad utilizzare la resina pigmentata per investirli di trasformazioni irreversibili. Il mutamento di stato della materia, il suo moto irriducibile, il momento inafferrabile che la tèchne riesce a stabilizzare: sono elementi perfettibili che concorrono al sostegno metaforico dell’instabilità della natura delle cose e delle possibillità adattive che ad esse concede il cambiamento.

Gli oggetti di Sonja Quarone sono entità transienti, poichè restituiscono un’istantanea dello stato di natura, dove passato e presente si incontrano nel proprio divenire: una “morte che non ha luogo”. 

Sonja Quarone, Catalysis, Fabbrica Eos Gallery, Installation view

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