Fumi e luci si mischiano nella notte parigina, che balla, beve e ride nelle forme di un gruppo di uomini e donne in La Moulin de la Galette (1900). A ritrarli è stato Pablo Picasso, che di quelli notti spesso faceva parte. Ne ha fatto parte, sostengono i ricercatori, anche un piccolo cagnolino. Tanto che, almeno inizialmente, l’animale era stato incluso dal pittore nell’opera, salvo poi essere coperto.
Una scoperta emersa in occasione di Young Picasso in Paris, mostra organizzata dal Guggenheim di New York per commemorare i 50 anni dalla morte dell’artista. Celebrazioni a cui stanno prendendo parte tantissime istituzioni in tutto il mondo. L’esposizione, visitabile fino al 7 agosto 2023, esplora il legame tra Picasso e Parigi attraverso 10 dipinti e disegni che ha creato durante il suo primo anno nella Ville Lumiere.
Cinquant’anni, coincidenza incredibile, sono passati anche dall’ultima volta che La Moulin de la Galette è stato esposto al pubblico. Così il Guggenheim, prima di includerlo nella mostra, ha collaborato col Metropolitan Museum of Art e la National Gallery of Art per ripulire il dipinto e approfondire la sua storia.
Già nel 2017 una scansione ai raggi X aveva fatto emergere la ricollocazione, in itinere, di due figure che presenziavano sul palco a destra. Ora, grazie a una combinazione di raggi X e riflettanza infrarossa, sono emersi anche i colori sepolti in corso d’opera, in particolare i residui di pigmenti rossi, bianchi e gialli. E alcuni di questi sono riferibili alla figura di un King Charles Spaniel, una volta posto in primissimo piano sulla sinistra e oggi nascosto da una macchia semitrasparente.
La presenza di un cane in una sala da ballo di Montmartre, soprattutto se di piccola taglia, non sorprende più di tanto. É lo stesso Picasso a mostrarcelo in un’opera dello stesso anno (1900), Leaving the Exposition Universelle, Paris, con due cagnolini ben visibili in primo piano. E allora, perché invece da La Moulin de la Galette ha scelto di rimuoverlo?
Forse una questione di equilibrio estetico, o di scelta contenutistica. Magari il pittore ha pensato che l’animale, completo di fiocco rosso brillante, avrebbe spiccato troppo in un contesto in cui la notte e la folla festante doveva rimanere al centro dell’attenzione. In poche parole, avrebbe rubato la scena.