Il pittore Pietro Geranzani (1964) è in dialogo con lo scultore Giancarlo Sangregorio (1925-2013) e la sua collezione di arte primitiva nella mostra “Le loro teste sono verdi e le loro mani sono blu” che inaugura il 28 maggio 2023 negli spazi della Fondazione Sangregorio Giancarlo a Sesto Calende, in provincia di Varese
Il viaggio reale e metaforico è il protagonista della mostra che prende il titolo da un verso della poesia di Edward Lear “The Jumblies”, che sono creature fantastiche che popolano le lande più lontane del pianeta. E per i veri viaggiatori, viaggiare non è altro che una ricerca appassionata di queste creature dalle teste verdi e mani blu. Il dialogo tra le opere di Pietro Geranzani e di Giancarlo Sangregorio intende condurre il visitatore a compiere un viaggio alla scoperta di sé, dell’altro, del mondo, dell’archeologia, della passione per l’antropologia dei due artisti. L’elemento d’unione è senza dubbio l’arte che Giancarlo Sangregorio ha collezionato nei suoi viaggi, quella dell’esploratore, ricognizione diretta di luoghi ignoti o poco conosciuti.
La mostra è curata dallo storico e critico dell’arte Angelo Crespi e propone 20 opere tra dipinti di grandi dimensioni, sculture ed esempi di arte africana dalla collezione personale di Giancarlo Sangregorio. Saranno esposte eccezionalmente alcune opere di arte africana che Sangregorio ha raccolto nel corso dei suoi viaggi e che sono conservate negli spazi della Fondazione. Una raccolta importante che testimonia la sensibilità dello scultore per la forma, il mito, la natura più profonda dell’espressione di popoli lontani.
Geranzani non ha conosciuto personalmente Giancarlo Sangregorio ma lo ha osservato nelle sue sculture, nelle sue poesie, nella sua casa. Ne è nato un colloquio, un dialogo intimo e animato, un confronto che questa mostra intende offrire al visitatore. Lo stesso curatore Angelo Crespi nel testo critico in catalogo si chiede «Può esistere un dialogo tra vivi e morti? Può un vivo dialogare con un morto? E soprattutto può un morto dialogare con un vivo? Se escludiamo dottrine misteriosofiche […] l’unica altra possibilità resta l’arte. L’artista scaglia le proprie risposte alle future generazioni, le opere grazie alla loro resistenza gli sopravvivono, le opere sono le risposte ma sono anche le domande, le opere continuano ad interrogarci». Geranzani ha costruito la mostra immaginandosi compagno di viaggio di Giancarlo Sangregorio. Sorprende la straordinaria assonanza formale e ideale tra le loro opere. Un’unità di visione che è, per ragioni storiche, azzardata, ma che Geranzani ha sintetizzato così: «[…] Lui non c’è adesso. Ascolta come ascolto anch’io. Sentiamo il lento e inesorabile rumore di fondo. Goccia dopo goccia si formano le concrezioni che lui scolpisce e che io dipingo. Lui scolpisce, toglie e rivela, io dipingo, metto e raccolgo le briciole che lo scultore lascia a terra. Le plasmo con l’olio e le accumulo in una concrezione nuova. Una forma che è quella del mondo perché è questa che vediamo tutti i giorni, in tutti i luoghi, insieme».
Il titolo della mostra, come detto, è un verso della poesia The Jumblies di Edward Lear (Londra 1812). I Jumblie hanno teste verdi e mani blu, creature fantastiche che popolano le lande più lontane del pianeta. La poesia recita così: ‘Sono andati per mare in un Setaccio. L’han fatto in un Setaccio, sono andati per mare: a dispetto di quel che i loro amici potessero dire, in una mattina d’inverno, in un giorno di tempesta, in un Setaccio sono andati per mare! E quando il Setaccio girava e rigirava, e tutti strepitavano “affogherete!” han gridato a gran voce: ” Il nostro Setaccio non è grande, ma non ci interessa un accidente! non ci importa un fico! In un Setaccio andremo per mare!” Lontane e poche, lontane poche, sono le terre dove vivonoi Jumblies; le loro teste sono verdi e le loro mani sono blu, e sono andati per mare in un Setaccio’.
Geranzani, nel testo pubblicato in catalogo, ci ricorda che viaggiare, in fondo, non è altro che mettersi alla ricerca appassionata dei Jumblie: «[…] Mescolandomi agli abitanti di un villaggio Himba del Kaokoland, dal corpo e i capelli rossi, cosparsi con l’Otjize, che profumano della Commiphora multijuga, registrando i loro racconti antichi; o traversando le pianure dell’India nord occidentale sorvolate dalle bianche gru siberiane; o chiedendo agli schivi abitanti delle alture tibetane cos’è per loro alto e basso. Il viaggio è per me una dimensione necessaria e irrinunciabile, che non ha niente a che vedere con le occasioni di svago del turismo di massa. Nell’opera più nota di Paul Bowles, Il tè nel deserto, uno dei protagonisti traccia una fondamentale distinzione fra i turisti e i viaggiatori: mentre per i primi esiste sempre un luogo originario cui far ritorno, i secondi fanno del viaggio una condizione esistenziale permanente».
La Fondazione Sangregorio Giancarlo diviene, dunque, un punto di partenza o di attracco per tutti coloro che la visiteranno. La mostra, e il dialogo temporaneo tra Pietro Geranzani e Giancarlo Sangregorio, è l’emblema fugace e splendente di quel passaggio che è l’esistenza, un’eterna ricerca dello sconosciuto.
PIETRO GERANZANI IN DIALOGO CON GIANCARLO SANGREGORIO
LE LORO TESTE SONO VERDI E LE LORO MANI SONO BLU
28 MAGGIO – 30 LUGLIO 2023
FONDAZIONE SANGREGORIO GIANCARLO
SESTO CALENDE (VA)
inaugurazione domenica 28 maggio 2023 ore 17.30
a cura di Angelo Crespi