A Cagliari la mostra “Pinuccio Sciola. Era una foresta”, nata dalla collaborazione tra la Fondazione Sciola e il Museo universitario delle arti e delle culture contemporanee, in mostra fino al 28 luglio, parte integrante delle iniziative promosse dalla Fondazione nell’ambito del Festival Sant’Arte
Negli spazi suggestivamente in penombra del MUACC, da un fondo nero emergono i resti del mondo com’era: un bosco devastato, inutile strage dell’ecosistema, abitato soltanto – ormai – da alberi recisi, bruciati e pietrificati, in una distesa desolata. Si apre con questa evocazione il percorso espositivo che presenta il progetto concepito da Sciola nella seconda metà degli anni Novanta: un grande parco di arte-natura, luogo di riflessione e meditazione sull’ambiente, di impegno e azione per la sua salvaguardia. Il parco non fu mai realizzato ma l’idea dell’artista e la sua continua ricerca, il suo continuo riflettere, rimangono affidati a decine di disegni, fotografie, fotomontaggi e appunti che per la prima volta sono ora esposti. Nell’orizzonte desertico dei fogli, sole compaiono due figure, citazione della Cacciata dei progenitori di Masaccio, che nell’arido spazio delle terre desolate, vagano fuggiasche e senza meta, rimpiangendo il paradiso perduto. Si snoda, attraverso i materiali progettuali di “Era una foresta”, la forza e l’espressività di una costante attenzione e sensibilità per ambiente ed ecologia, fortemente interrelata alla dimensione antropica e al senso di comunità; un’attenzione e una sensibilità proprie di Sciola almeno fin da quando, nel 1976, nel contesto della Biennale di Venezia, invitato a presentare Paese-Museo, decise di riempire Piazza San Marco di tronchi di legno combusto che rappresentavano corpi umani – come richiamato nel testo introduttivo all’esposizione.
Intagliata nel legno è l’unica scultura scelta per la mostra, connotata da solchi e arditi tagli prospettici: si tratta della sola opera non appartenente al progetto “Era una foresta”, eccezione che del progetto rivela e chiarisce però i presupposti e il significato profondo.
Quello dello scultore sardo è «un urlo, una forte denuncia e una testimonianza sul degrado al quale va incontro la terra con l’indiscriminata deforestazione e lo sfruttamento delle risorse naturali e ambientali». È una esortazione a smettere di speculare sul mondo prima del “punto di non ritorno” ma è anche il sogno di un luogo di riflessione e insieme di un risveglio: una riconciliazione tra l’ambiente, dove immersi noi siam, e l’umanità. Intendendo l’ambientalismo come un dovere e l’arte come elemento chiave per far germogliare e crescere una nuova coesistenza pacifica e positiva tra la terra e l’uomo, Sciola pianta i “semi” per una rinascita delle coscienze, con speranza e impegno. L’ecosistema, dopo il furto criminoso e scellerato, dopo la violenza e il martirio, continua a vivere; dopo il dramma e l’incubo degli incendi può rinasce come la fenice. Noi, nella consapevolezza che un mondo migliore è possibile costruiamo dunque foreste rigogliose, popolate da animali superbi e alberi secolari, saranno tutto il nostro orgoglio. E impariamo e insegniamo, così che mai mano d’uomo le toccherà.
Con “Pinuccio Sciola. Era una foresta” il MUACC continua la sua missione di riflessione e ricerca sul mondo contemporaneo, affrontando il tema fondamentale dell’emergenza climatica attraverso un artista che ha sempre cercato dialogo, scambio e sinergia, poetica e concreta, con l’ambiente naturale.
L’esposizione costituisce l’evento di apertura di Sant’Arte, Festival di arti visive e performative nato da un’idea di Pinuccio Sciola, che si svolge a San Sperate. Giunto alla sua VI edizione, intitolata Nuova Natura e in scena dal 25 al 28 maggio tra arte, teatro, concerti, laboratori ed eventi letterari, è dedicato quest’anno a costruire una relazione nuova e non strumentale con la Natura attraverso l’arte.