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Dalla Sardegna a New York. La gigante statua calcarea di un pugile è in prestito al Met

Il Manneddu esposto nella galleria greco-romana del The Met Il Manneddu esposto nella galleria greco-romana del The Met
Il Manneddu esposto nella galleria greco-romana del The Met
Il Manneddu esposto nella galleria greco-romana del The Met
Il Manneddu (mannu in sardo significa “grande”) vola a New York. La statua in pietra calcarea alta quasi due metri raffigurante un pugile è oggetto del prestito che la Fondazione Mont’e Prama, in Sardegna, ha concesso al Metropolitan Museum of Art. Il museo newyorkese ospiterà quindi l’opera – dal 25 maggio al 6 dicembre 2023 – nella sua galleria dedicata all’arte greco-romana.

Il 28 marzo 1974 due contadini stanno arando il loro campo a Cabras quando intravedono nel suolo il frammento in pietra di una grande testa. Sarà il primo di migliaia di frammenti raccolti dagli archeologi nei decenni successivi ai piedi della collina di Mont’e Prama, sul lato occidentale della Sardegna. Proprio sotto dove le capre pascolavano si nascondeva infatti una necropoli risalente al 900-750 a.C. circa.

Nel 2007 oltre 5.000 frammenti scultorei rinvenuti a Mont’e Prama sono stati trasferiti al Centro di Conservazione e Restauro di Li Punti nella città di Sassari. Nei successivi quattro anni sono state ricostruite 28 statue raffiguranti arcieri, guerrieri e pugili noti come i Giganti di Mont’e Prama. Ma anche 16 sculture rappresentanti modelli di nuraghi (le torri preistoriche in pietra tipiche della Sardegna).

Nuovi scavi, effettuati dopo il 2014, hanno recuperato migliaia di ulteriori frammenti. Nel 2021 il Ministero della Cultura della Repubblica Italiana, la Regione Autonoma della Sardegna e il Comune di Cabras hanno creato la Fondazione Mont’e Prama, a cui è affidata la cura e l’esposizione dei Giganti. I quali sono già stati esposti in Sardegna nei musei di Cagliari e Cabras.

L’esemplare che sarà in prestito al Metropolitan Museum of Art, uno dei pugili, è il più grande del gruppo. Il suo braccio sinistro, ancora sollevato, originariamente conteneva uno scudo; il braccio destro, mancante, secondo le ricostruzioni sarebbe stato avvolto in un guanto chiodato che poteva essere usato come arma. Non è chiaro, tuttavia, se le statue rappresentino guerrieri pronti al combattimento oppure atleti impegnati in qualche gioco o rituale propiziatorio.

Quel che è certo è che il Manneddu è esposto al centro della Galleria 150, ovvero il cuore del settore dedicato all’arte greco-romana del museo newyorkese. Al suo fianco una teca mostra una selezione di oggetti in bronzo greci e italici, appartenenti alla collezione del Museo, riflettono l’ideologia e l’immaginario del guerriero nelle varie culture del Mediterraneo. Tra questi un elmo in bronzo villanoviano del IX secolo a.C., due elmi cretesi della fine del VII secolo a.C., statuette di guerrieri in bronzo etrusco e umbro della fine del VI-IV secolo a.C. e un’armatura in bronzo etrusca in miniatura del V secolo a.C.

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