«Dimentica i pieni, cioè le figure, e osserva la perfezione delle forme dei vuoti. Impara a leggere i quadri antichi prescindendo dalla figura e imparerai a trovare gli stessi valori nei quadri moderni che all’apparenza non hanno un rapporto naturalistico», disse Afro Basaldella davanti alle opere di Piero della Francesca in un’intervista raccolta da Valeria Gramiccia. È da queste parole, hanno spiegato gli organizzatori, che prende avvio la mostra “Afro. Dalla meditazione su Piero della Francesca all’Informale”, a cura di Marco Pierini, alla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo da domani, 2 giugno, al 22 ottobre. Ve ne avremo dato anticipazione qui, mentre ora vi portiamo nella sale della mostra in anteprima.
La mostra è realizzata con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi e organizzata dalla Fondazione Guido d’Arezzo con il Comune di Arezzo, in collaborazione con la Fondazione Archivio Afro, Magonza e il Museum of Modern Greek Art di Rodi.
Questo evento espositivo, ha sottolineato Alessandro Ghinelli, Sindaco della città e Presidente della Fondazione Guido di Arezzo, «è ospitata nella Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, oggetto per l’occasione di importanti lavori di restauro architettonico e funzionale, che riaprirà al pubblico con una veste nuova, contemporanea, al pari delle migliori istituzioni culturali italiane».
«Gli spazi della Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo, adiacenti la Chiesa di San Francesco – che conserva il famoso ciclo delle Storie della Vera Croce di Piero della Francesca e che costituisce la prima tappa e la premessa alla mostra di Afro –, ospiteranno un raffinato percorso di lavori appartenenti a una delle stagioni più interessanti dell’arte di Afro, che si riteneva un «pittore classico» e che, nel superamento del confine tra astrazione e figurazione, rielaborò il tonalismo veneto, la luminosità e le trasparenze del Tiepolo, i volumi del Mantegna, la spazialità e l’impassibile razionalità pittorica di Piero della Francesca», hanno anticipato gli organizzatori.
«Muovendosi attraverso nuclei originali di ricerca, – hanno proseguito – il percorso inizia con i primi disegni di Afro, appartenenti agli inizi degli anni Trenta, e ispirati a Rubens, El Greco, Velázquez, e con le sue pitture d’esordio, tra queste il Cristo morto da Mantegna, una delle opere provenienti da Casa Cavazzini di Udine (che conserva inoltre un importante ciclo di affreschi di Afro).
Particolarmente coinvolgente e scenografica la sezione in mostra che approfondisce l’intervento di Afro per i lavori dell’Eur a Roma, anche attraverso video, documenti, fotografie e riviste. Tra i prestiti dell’Archivio Centrale dello Stato e di Eur S.p.A. i grandi cartoni preparatori (di altezza 6 metri ciascuno), rappresentanti le Scienze e le Arti, insieme al prezioso bozzetto preparatorio per Le attività umane e sociali, risalgono la genesi dell’opera che era stata progettata dall’artista per il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi del complesso architettonico dell’E42 di Roma. I cartoni preparatori in mostra, grazie al contributo di Magonza, con la Galleria dello Scudo di Verona, sono stati oggetto di restauro».
«Di rilievo internazionale la presenza inoltre dei dipinti, tra cui il Ciclo delle Stagioni, che arrivano, dal Comune di Rodi, e che saranno esposti per la prima volta in assoluto, grazie anche all’intercessione dell’Ambasciata d’Italia ad Atene. Afro si recò nell’isola di Rodi con Cesare Brandi nel 1938 e lì realizzò due cicli decorativi tematicamente differenti ma stilisticamente affini, presso la Villa del Profeta e il Grande Albergo delle Rose. Una profonda ricerca d’archivio, insieme alla stretta collaborazione internazionale tra il Comune di Arezzo, gli organizzatori e il Comune di Rodi, il Museum of Modern Greek Art di Rodi e l’Ambasciata hanno reso possibile di rintracciare le opere di Afro e mostrarle per questa occasione».
«Il passaggio al linguaggio astratto e informale di Afro è testimoniato dalla Fondazione Archivio Afro che, attraverso il prestito di opere, bozzetti e documenti, permetterà anche di ricostruire nella parte finale della mostra la vicenda legata alla realizzazione del grande murales dipinto da Afro per la sede dell’UNESCO a Parigi nel 1958, il quale sancisce, in relazione alle altre opere in esposizione, una nuova stagione della ricerca artistica del pittore, che si svilupperà tra gli anni Cinquanta e Settanta, e che è rappresentata nei più grandi musei del mondo (MoMA, Guggenheim di New York, Pompidou di Parigi, solo per citarne alcuni), recentemente oggetto di un approfondimento specifico nella mostra Afro 1950-70. Dall’Italia all’America e ritorno, a cura di Elisabetta Barisoni ed Edith Devaney, a Venezia a Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, in collaborazione con Magonza», hanno proseguito gli organizzatori..