Nato nel 1954 a Pomponesco, nel mantovano, Grazzi viveva fra Perugia e Venezia, dove una sua grande mostra è visibile allo Spazio Berlendis
“Un artista finissimo, i suoi lavori hanno un comune denominatore che trova un punto di convergenza nella leggerezza”. Così l’amico artista Enzo Tinarelli ricorda in un post sui social network Aldo Grazzi, artista concettuale e musicista scomparso nei giorni scorsi all’età di 69 anni. Nato nel 1954 a Pomponesco, nel mantovano, Grazzi viveva ora fra Venezia, dove era stato docente di Pittura e di Tecniche Extramediali all’Accademia, e Perugia, la sua città di adozione da 30 anni. Il suo percorso era iniziato negli anni Settanta, con un approccio alla concettualità che si declinava in varie forme (fotografia, video, pittura). Parallelamente si era impegnato come musicista nella scena alternativa italiana, intessendo relazioni con le arti visive.
Negli anni Ottanta la sua ricerca artistica si era intreccia con il ruolo di curatore di eventi espositivi (da ricordare Rapido Fine, Traviata). Era molto attivo nel mantovano, dove diresse anche il museo Virgilio. Negli ultimi anni aveva però avvertito la necessità di sviluppare il suo percorso concentrandosi esclusivamente sul proprio fare estetico, appartandosi rispetto al clima di condivisione precedente. Fondamentale per lui l’incontro con Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti, animatrici a Venezia della Galleria Marignana Arte e dello Spazio Berlendis. Marignana nei mesi scorsi ha allestito la sua mostra Illusioni, pubblicando nell’occasione il libro Illusioni. Il tempo è dalla mia parte. Un volume raccoglie tre contributi che approfondiscono alcune delle tematiche presenti nel lavoro dell’artista e un’intervista a Luca Massimo Barbero.
Spazio Berlendis ospita fino a ottobre prossimo una grande mostra di Grazzi, Evanescenze, con una serie dei lavori che l’artista ha realizzato tra il 1994 e il 2006. Utilizzando reti in fibra come supporto “sul quale disegnare con le forbici figure e geometrie impalpabili e visionarie”.