William Forsythe arrivò alla Scala nel lontano settembre del 1998. Tornò l’ottobre del 2001 e ancora nove anni dopo, nel 2010. Nel 2021 fu presente nella Serata Contemporanea con il brano The vertiginous thrill of the exactitude (creata per il Ballet Frankfurt nel 1996). Oggi, dal 10 al 30 maggio 2023, ha varcato nuovamente le porte del più grande teatro del mondo per continuare la sua esplorazione della danza inserendola nel tessuto musicale di James Blake.
Il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala è diventato così nuovamente parte del suo sviluppo creativo. Serata William Forsythe – Blake Works V, è il coronamento di un progetto iniziato sette anni fa con Blake Works I, creato per il Balletto dell’Opera di Parigi nel 2016. Ognuno dei quattro Blake Work successivi è stato un progetto unico, con differenti selezioni musicali, coreografie e dimensioni degli ensemble con cui Forsythe ha lavorato. La produzione per il Teatro alla Scala è la prima versione completa di questo lavoro. Senza dubbio un nuovo e stimolante incontro con le nuove generazioni di ballerini, che hanno avuto la straordinaria opportunità di lavorare con il grande coreografo, dalla creatività sempre in evoluzione .
Forsythe è stato il coreografo che più di ogni altro ha puntato a rivalutare il codice ballettistico all’inizio degli anni Ottanta, periodo dalle grandi novità come l’esplosione del Tanztheater di Pina Bausch, portanto con sè la convinzione che solo le sovrastrutture stilistiche del tardo romanticismo costituissero uno scoglio alla liberazione di quello che stava sotto, o meglio dentro, il balletto. Ed ecco che ha volto il suo interesse verso una danza riflessiva, le ha dato un nuovo respiro, inaugurando una nuova stagione per lei. Lo stesso aveva fatto Balanchine. Ed è molto di Balanchine che troviamo anche nei brani presentati alla Scala in questa sua serata. Come ha detto lo stesso Forsythe, il balletto per la Scala è “dedicato a tutti i grandi maestri, da Marius Petipa a George Balanchine o Gilbert Mayer. E’ la storia che ci ha costruito. Questo balletto è un inno all’amore per la danza”.
Il programma concepito dal coreografo newyorkese per la nuova e inedita serata alla Scala è una suite di balletti costruiti, come già accennato, su musiche del compositore britannico James Blake. Il suo ispirarsi alla musica di Blake segna la giustapposizione di uno snello idioma classico ringiovanito, ma al tempo stesso proiettato nella modernità del XXI secolo. Blake ha particolare interesse per la UK garage, un genere musicale inglese che si è sviluppato fra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta. Le composizioni di Blake per la coreografia Blake Works I si articolano intorno a ritmi sincopati e linee di basso con uso malinconico del pianoforte e del canto. La coreografia è costruita su sette canzoni tratte dall’album del musicista intitolato The Colour in Anything. I bravissimi ballerini scaligeri giocano con la musica, creando angoli con le anche, con le spalle, fanno volteggiare le mani sopra la testa, reggono abilmente la velocità, l’imprevedibilità dei cambiamenti musicali e conseguenzialmente dei movimenti, molti i guizzi tecnici dalla gestualità sorprendente, ma quello che vediamo alla fine è pura danza classica nel suo più autentico splendore. Indubbiamente non si può che constatare che Forsythe ha rigenerato i suoi interessi coreografici in un ritorno alla poetica del balletto.
The Barre Project, nella serata del 30 maggio eseguito da Nicoletta Manni, Alice Mariani, Linda Giubelli, Maria Celeste Losa, Marco Agostino, Andrea Risso, Rinaldo Venuti e Gioacchino Starace, è stato creato nel periodo covid. Forsythe aveva voluto sensibilizzare e incoraggiare i ballerini di tutto il mondo a credere ancora nella loro arte e non abbandonare lo studio di essa. Certamente la sbarra è lo strumento che i danzatori usano quotidianamente per il loro allenamento e da qui è nata l’idea del brano che sottolinea proprio la stretta ed intima relazione che esiste tra il ballerino e appunto la sbarra. Un rapporto ambivalente in quanto pur servendosi della sbarra i danzatori devono poi abbandonarla per andare in scena. Anche in questo caso non si è potuto che ammirare la bravura dagli otto danzatori che sembrano giocare tra di loro ma soprattutto con la loro disciplina eseguendo passi complicati ma fluidi che riportano sempre al virtuosismo della danza classica. La musica è sempre di James Blake.
Serata indubbiamente interessante che ha ancora una volta messo in evidenza la crescita della compagnia scaligera grazie, senza dubbio, al lavoro del Direttore del ballo Manuel Legris che, conosciuto per il suo perfezionismo, ambisce sempre di più a portarla ad alti livelli. Unico appunto da fare è che, data la breve durata dello spettacolo, si poteva evitare l’intervallo che andava un po’ a spezzare la wave trascinante su cui ci aveva fatto salire come dei surfisti il grande Forsythe.