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Louis Vuitton è diventato come il Battistero di Firenze e Kusama il suo Brunelleschi

Exterior of the Breuer Building. Photo by Max Touhey. Credit: Courtesy Sotheby’s

Francesco Bonami su Il Foglio di sabato 3 giugno ci narra da par suo che Sotheby’s ha acquistato la vecchia sede del Whitney Museum, quella progettata da Marcel Breuer per intenderci, desacralizzandone la funzione e riducendola, per quanto nobile, a semplice negozio

Come se “Benetton comprasse la Basilica Palladiana di Vicenza per farne uno store”, deducendo che “una casa d’aste sta al museo come un negozio di Vuitton sta al Battistero di Firenze”.

Ottimo, perfetto! Benvenuto nel club. Solo mi meraviglio del candido stupore dell’ottimo curatore che fa risalire la genesi di cotanta deregulation alla crisi economica del 2008 a cui fece seguito una finanziarizzazione selvaggia dell’art business e conseguente abnorme esplosione delle quotazioni arbitrariamente attribuite a qualsivoglia (sedicente) opera d’arte.

Vero, “ieri è cominciato il mondo di oggi”, anche se il 2008 forse è stato solo il detonatore della mina pronta ad esplodere. Non mi pare però che i musei e le Biennali varie ed avariate arranchino dietro a fiere, gallerie -quella manciata che conta nel mondo- e case d’asta. Mi pare piuttosto che ogni soggetto del cosiddetto “sistema dell’arte” faccia la sua parte in commedia, chi attribuendo significato e valore culturale e chi plusvalore economico. Come i velociraptor, si caccia la preda in due prendendola di sorpresa. Il museo tradizionale sia quello di derivazione francese di stampo illuminista, egualitario ed universalista, sia quello di tradizione anglo-sassone, ordinatore e classificatore, sono in crisi da mo’. Quello di arte contemporanea è un ossimoro che si fonda su una contraffazione temporale che attribuisce valore storico alla cronaca conferendole arbitrariamente un’aura che non ha.

Tutte le istituzioni museali sono fagocitate nell’infernale gorgo dell’entertainment che le ha ridotte al rango di major di marca hollywoodiana, produttori di contenuti, come una Disney Channel qualsiasi. Da tempo ormai i Musei non offrono più cultura, se attribuiamo alla parola la sua antica accezione etimologica di cultus. Sono solo moderne cattedrali distribuite lungo il percorso del pellegrinaggio della contemporaneità pagana, tappe dello stramaledetto turismo di massa.

Tornando a bomba, purtroppo LV è diventato come il Battistero di Firenze e Kusama il suo Brunelleschi! Il vampiresco e pornografico uso che alcuni artisti fanno dell’arte classica è la testimonianza del catastale cambio d’uso. L’arte che dovrebbe tendere all’eterno, o così si pensava, si è piegata al ciclo delle stagioni prêt à porter del fashion. Su una cosa FB ha totalmente ragione, siamo entrati nell’era, parafrasando Musil, de “L’Arte senza qualità”, only Luxury!
Mala tempora…

Façonnables salutations.
L.d.R.

(leggi qui l’articolo di Bonami)

Yayoi Kusama clone is turning heads at Louis Vuitton
Courtesy kidonthetown.com

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