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A ottobre alla Fondation Louis Vuitton di Parigi la grande retrospettiva su Mark Rothko, con 115 opere

Mark Rothko, No. 14, 1960 - Huile sur toile, 289.6 x 266.7 cm San Francisco Museum of Modern Art Helen Crocker Russell Fund purchase © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023
Mark Rothko, No. 14, 1960 – Huile sur toile, 289.6 x 266.7 cm, San Francisco Museum of Modern Art Helen Crocker Russell Fund purchase © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko – Adagp, Paris, 2023

“Sono diventato pittore perché volevo elevare la pittura al livello della musica e della poesia” è l’affermazione di Mark Rothko con cui la Fondation Louis Vuitton annuncia la mostra che dedicherà all’artista dal 18 ottobre 2023 al 2 aprile 2024.
Ancora nel pieno dell’enorme successo della mostra “Basquiat x Warhol, à quatre mains” (fino al 28 agosto, ve ne avevamo parlato qui e proposto una gallery qui), la Fondation Louis Vuitton ha svelato l’approssimarsi di un altro evento espositivo che si preannuncia imperdibile: la «prima retrospettiva in Francia dedicata a Mark Rothko (1903-1970) dopo quella del Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris del 1999».
L’inaugurazione coinciderà con l’inizio dell’edizione 2023 di Paris+ par Art Basel e dell’art week all’ombra della Tour Eiffel, di cui la mostra sarà uno degli eventi di punta.

La mostra, infatti, riunirà «circa 115 opere provenienti da importanti collezioni istituzionali e private internazionali, tra cui la National Gallery of Art di Washington, la famiglia dell’artista e la Tate Gallery di Londra. Distribuita in tutta la Fondazione, la mostra segue un itinerario cronologico, ripercorrendo l’intera carriera dell’artista, dai suoi primi dipinti figurativi all’astrazione che definisce il suo lavoro oggi» ha anticipato la fondazione.

La Fondation Louis Vuitton ha proseguito la presentazione della futura mostra con queste parole: «La mostra si aprirà con le scene intime e i paesaggi urbani – come quelli della metropolitana di New York – che dominano gli anni Trenta, prima di lasciare il posto a un repertorio ispirato ai miti antichi e al surrealismo, attraverso il quale viene espressa la dimensione tragica della condizione umana durante la guerra.

A partire dal 1946 Rothko compie una svolta decisiva verso l’astrazione, la cui prima fase è rappresentata dai Multiformes, in cui masse di colore sospese tendono a bilanciarsi tra loro. Gradualmente, il loro numero diminuisce e l’organizzazione spaziale della sua pittura si evolve rapidamente verso le opere cosiddette “classiche” degli anni Cinquanta, in cui le forme rettangolari sono sovrapposte in un ritmo binario o ternario, caratterizzato da toni di giallo, rosso, ocra, arancio, ma anche blu, bianco, ecc.

Nel 1958, Rothko fu incaricato di dipingere una serie di murales per il ristorante Four Seasons progettato da Philip Johnson per il Seagram Building, di cui Ludwig Mies van der Rohe era supervisore a New York. Rothko alla fine abbandonò la commissione e si tenne l’intera serie. Undici anni dopo, nel 1969, l’artista donò nove di questi dipinti alla Tate Gallery, distinguendoli dai precedenti per le loro tonalità di rosso intenso e creando una sala delle collezioni dedicata esclusivamente al suo lavoro. Questo gruppo di dipinti è presentato eccezionalmente nella mostra.

Nel 1960, la Phillips Collection dedicò al pittore una sala permanente, la prima “Rothko Room“, progettata in stretta collaborazione con lui, anch’essa presentata qui. L’anno successivo, il MoMA organizzò la prima retrospettiva della sua opera, che fece il giro di diverse città europee (Londra, Basilea, Amsterdam, Bruxelles, Roma e Parigi). Nel corso degli anni Sessanta, l’artista assume nuovi incarichi, il principale dei quali è la cappella commissionata da John e Dominique de Menil a Houston, inaugurata nel 1971 come Rothko Chapel.

Sebbene dalla fine degli anni Cinquanta Rothko prediligesse i toni scuri e i contrasti attenuati, non abbandonò mai del tutto la sua tavolozza di colori vivaci, come dimostrano alcuni dipinti del 1967 e l’ultimo quadro rosso incompiuto nel suo studio. Anche la serie Black and Grey del 1969-1970 non può portare a un’interpretazione semplicistica dell’opera, associando il nero e il grigio alla depressione e al suicidio.

Queste opere [alla Fondation Louis Vuitton, ndr] sono raggruppate nella sala più alta dell’edificio di Frank Gehry, accanto alle grandi figure di Alberto Giacometti, creando un’atmosfera di processione creando un ambiente vicino a quello che Rothko aveva immaginato in risposta a una commissione dell’UNESCO mai realizzata.

Il costante interrogarsi di Rothko, il suo desiderio di un dialogo senza parole con lo spettatore e il suo rifiuto di essere visto come un “colorista”, permettono a questa mostra di offrire una nuova lettura del suo lavoro – in tutta la sua reale pluralità».

Mark Rothko, No. 14, 1960 - Huile sur toile, 289.6 x 266.7 cm, San Francisco Museum of Modern Art Helen Crocker Russell Fund purchase © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023
Mark Rothko, No. 14, 1960 – Huile sur toile, 289.6 x 266.7 cm, San Francisco Museum of Modern Art Helen Crocker Russell Fund purchase © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko – Adagp, Paris, 2023

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