Lost/Found è il titolo della mostra collettiva, a cura di Archiebald Raphulu, che Galleria Poggiali presenta a Milano. Al centro dell’esposizione le nuove opere di Kim Dacres, Melissa Joseph, John Rivas, Kayode Ojo e Nate Lewis. Dall’8 giugno al 30 luglio 2023.
Lost/Found analizza la sensazione di essere persi. Una sensazione che talvolta diviene anche fisica – dove sono? in che luogo mi trovo? – ma che più spesso si tratta di uno stato mentale, che si allarga poi a numerosi aspetti della nostra esistenza. Una condizione di confusione che stimola però la riflessione, ci porta a interrogarci su noi stessi e sul nostro vivere.
Tali pensieri, soprattutto quando si è artisti, è facile si tramutino in opera. É il caso di Kim Dacres, Melissa Joseph, John Rivas, Kayode Ojo e Nate Lewis. Le cui rispettive pratiche Galleria Poggiali propone in mostra a Milano. Lost/Found è un’esposizione che mette in evidenza il riutilizzo creativo che caratterizza le pratiche degli artisti. Lo fa riunendo oggetti di provenienza locale, familiare o contraffatti trovati nelle loro comunità e nell’ambiente quotidiano per mettere in discussione ciò di cui ci circondiamo nella società di oggi. Una realtà corrotta da denaro, tecnologia e social media.
Kim Dacres
Kim Dacres (b. 1986; Bronx, NY) è una scultrice americana di prima generazione di origine giamaicana, che lavora con pneumatici e gomma da automobili e biciclette per creare sculture ispirate a persone e idee. Il nucleo del processo di Dacres consiste nel raccogliere, avvolgere, riassemblare e smontare i pneumatici, trattando infine questi materiali con vernice spray o smalto. Le sue sculture sono tenute insieme da viti e tecniche di intreccio. In questo processo di stratificazione dei materiali, la gomma si trasforma in forme astratte, evocando muscoli, ossa, pelle e capelli. Affascinata dalla complessità delle varie personalità della sua comunità e dai frammenti di esperienza che tendono a plasmare la percezione, Dacres è impegnata in una pratica costante di rappresentazione delle persone di colore di tutti i giorni, esplorando il paradigma del diritto allo spazio, agli onori e ai monumenti.
Melissa Joseph
Melissa Joseph (B. 1980; Saint Mary, PA) è un’artista di New York il cui lavoro affronta i temi della memoria, della storia familiare e della politica di occupazione degli spazi. L’artista allude intenzionalmente al lavoro delle donne, alle sue esperienze di americana di prima generazione e alle singolari giustapposizioni della vita diasporica. Afferma: “La mia pratica è una considerazione infinita di come i corpi femminili possano occupare lo spazio. Considero i lavori in conversazione con la pittura, ma sono realizzati con tessuti e altri materiali artigianali, che li collocano all’intersezione tra lavoro e genere. Una cosa che accomuna tutti i miei lavori è il senso di presenza o ‘Thingness'”. Il suo lavoro è stato esposto alla Jeffrey Deitch Gallery, al Delaware Contem-porary, al Woodmere Art Museum, allo Utah Museum of Contemporary Art ed è stato pubblicato su Artnet, Archi-tectural Digest, ArtMaze e Maake Magazine. Ha partecipato a residenze presso il DieuDonne Workspace Residency, il Fountainhead Residency, la Archie Bray Foundation for Ceramic Arts e attualmente è in residenza presso il Museum of Art and Design di New York.
Kayode Ojo
Kayode Ojo (b. 1990; Cookeville, TN) è un artista di New York che raccoglie materiali già pronti come lampadari, abiti da sera, catene, finti cristalli, leggii e tende per porte con perline acriliche nelle sue installazioni che fanno riferimento alla moda e alla cultura del consumo. Gli oggetti sono spesso collocati su piedistalli a specchio o cromati come quelli delle vetrine dei grandi magazzini di lusso, con i quali condividono il fascino dell’aspirazione. L’uso di materiali contraffatti che sembrano autentici riflette la fissazione della società per l’auto-rappresentazione, le aspirazioni di classe e le ansie insite nelle scelte estetiche. Negli ultimi anni Ojo ha esposto alla Martos Gallery di New York, alla Praz Delavallade di Los Angeles e alla Balice Hertling di Parigi.
John Rivas
John Rivas (b. 1997; Newark, NJ) è un pittore figurativo la cui narrazione è guidata dalle storie dei suoi antenati. Essendo un americano di prima generazione, l’opera di Rivas è arricchita dai racconti di diversi membri della famiglia che ha conosciuto a distanza o attraverso fotografie. I dipinti di Rivas occupano lo spazio come una scultura, accostando oggetti trovati, molti dei quali provengono dalla sua infanzia. Le sue pennellate, a volte dense di impasto, sono segni espressivi che si aggiungono al collage visivo. La complessità del suo lavoro è costituita dal vero spettro cromatico dei volti latini. Carico di simbolismo personale e di temi che celebrano il concetto latino-americano di famiglia e comunità, il suo lavoro esamina i confini socioeconomici, razziali e culturali delle vite degli immigrati. Nei suoi vividi ritratti multimediali, Rivas realizza intricati omaggi alla sua famiglia salvadoregna e alla comunità in generale. L’artista utilizza un’ampia gamma di materiali, tra cui vernice, feltro, tessuto, legno, mais, fagioli e persino le cornici dei suoi dipinti, in composizioni simboliche e ricche di significato. L’esperienza interculturale di Rivas permea tutto ciò che realizza; ha tratto i suoi soggetti dagli album fotografici di sua madre e si è ispirato alle tradizioni familiari. Rivas ha conseguito il BFA presso la School of Visual Arts prima di conseguire un MFA alla Columbia University. Ha esposto a New York, Los Angeles, San Juan e Newark.
Nate Lewis
Nate Lewis (b. Beaver Falls, PA; 1985) lavora tra New York e Washington D.C. La pratica attuale di Lewis si concentra sull’uso di carta e inchiostro. Combinando elementi di disegno, fotografia, incisione e ricamo, le sue “sculture di carta” su larga scala sono state concepite mentre l’artista lavorava come infermiere di terapia intensiva. Lewis tratta la carta come un organismo, scolpendo modelli e texture simili a strutture anatomiche e tessuti cellulari. Ha conseguito una laurea in infermieristica presso la Virginia Commonwealth University e per nove anni ha esercitato la professione di infermiere di terapia intensiva negli ospedali della zona di Washington. La prima attività artistica di Lewis è stata suonare il violino nel 2008, seguita dal disegno nel 2010. Le sue opere sono state esposte al California African American Museum, alla 1:54 Art Fair di New York, allo Spring Break Art Show, all’Expo Chicago, allo Yale Center for British Art, al 21C Museum Hotels e allo Studio Museum of Harlem. Nel 2019 ha esposto allo Yale Center for British Art, all’Armory Art Fair e al California African American Museum di Los Angeles. Tra le sue residenze passate figurano Pioneer Works e Dieu Donne. Le opere di Lewis sono presenti nelle collezioni pubbliche del Baltimore Museum of Art, dello Studio Museum di Harlem, del Grinnell College Museum of Art, del Blanton Museum of Art, dell’Università di Austin in Texas e del 21c Museum Hotels. Ha tenuto conferenze all’Università di Yale nell’ambito del Racial Imaginary Institute di Claudia Rankine, allo Yale Center for British Art e a Paris Photo.