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Ecco l’archivio delle opere di Mimmo Rotella: ricatalogazione, biografia, docufilm

Piero Mascitti
Piero Mascitti

“Strappare manifesti dai muri è la sola compensazione, l’unico modo di protestare contro una società che ha perduto il gusto del cambiamento.”

Nasce l’archivio delle opere di Mimmo Rotella (Catanzaro, 7 ottobre 1918 – Milano, 8 gennaio 2006), uno dei protagonisti della scena artistica italiana della seconda metà del XX secolo, figura emblematica Nouveau Réalisme e della Pop Art internazionale. Ecco quindi aMR, l’archivio Mimmo Rotella, di cui é presidente Piero Mascitti, sbraccio destro del maestro. I primi obiettivi delll’associazione sono una serie di road show nei più importanti musei, la ricatalogazione delle opere dell’artista, una biografia scritta proprio da Mascitti e un docufilm con la regia di Mimmo Calopresti

Mimmo Rotella

Mimmo Rotella ha saputo creare una gamma infinita di sfumature artistiche e innovazioni stilistiche, declinabili in numerosi ambiti adoperati in circa sessant’anni di carriera, dagli esordi con la pittura e il disegno tradizionale di stampo figurativo e poi astratto-geometrico nella seconda metà degli anni Quaranta quando cominciò a frequentare gli esponenti del Gruppo Forma 1, l’invenzione del décollage e parallelamente quella dei retro d’affiches, i riporti fotografici che rappresentano principalmente reportages socio- politici e ritratti di colleghi e amici, gli artypos realizzati scegliendo in tipografia fogli di stampa utilizzati per gli avviamenti di macchina e sui quali venivano stampate immagini a caso, successivamente trasportate dall’artista su supporti come tela o plastica, i frottages e gli effaçages in cui la cromia delle immagini rappresentate subisce un impoverimento nel primo caso, un vivace decolorimento invece nel secondo, i blanks in cui vengono creati dei vuoti di immagine applicando fogli monocromi sopra i manifesti, le nuove icone che rappresentano un’evoluzione dei blanks in chiave decisamente più Pop, e le sovrapitture su tela o lamiera, senza poi tralasciare tutta una serie di invenzioni che hanno a che fare con l’eredità di matrice prettamente duchampiana del ready-made e della scultura dada.

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