500 lotti suddivisi in tre tornate compongono l’asta di Arti decorative del ‘900 e Design de Il Ponte Casa d’Aste. Lunghissima la lista di autori presenti: da Enzo Mari a Ettore Sottsass, da Gaetano Pesce a Mario Ceroli. Appuntamento a Milano il 28, 29 e 30 giugno 2023 (esposizione 23, 24, 25 giugno 2023).
Ad aprire l’incanto è l’ampia selezione di arredi di Osvaldo Borsani degli anni Trenta e Quaranta. Seguono le rare lampade dei BBPR, inedite per il mercato. Altrettanto rari i tavoli e le sedute della serie “Monofilo” di Luciano Grassi, Sergio Conti e Marisa Forlani. Un altro gruppo di sedie, risalente ai primi del Novecento, è quello ideato da Gio Ponti. Tutte esposte in mostre nazionali e internazionali. Come gli arredi disegnati da Ico Parisi per una casa di Como nel 1950, tra i quali una speciale consolle a ramage.
Fra i lotti di maggior pregio spiccano un eccezionale vaso da parata di Galileo Chini, pezzo speciale probabilmente eseguito per una esposizione internazionale tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo; un monumentale lampadario di Pietro Chiesa per Fontana Arte degli anni Trenta; la scultura Il falco ferito di Sirio Tofanari, del 1931; un raro centrotavola di Enzo Mari, appartenente alla serie “Proposte per la lavorazione a mano della porcellana”.
A questi si aggiunge un monumentale lampadario del 1936 in vetro “cordonato” di Carlo Scarpa per Venini; un eccezionale “connubio ferro vetro” di Umberto Bellotto, databile intorno al 1923; un raro “dondolo” di Franco Albini, eseguito negli anni Quaranta per il negozio Ar.Ar. di Milano; un gruppo di sedie “Africa”, disegnate da Afra e Tobia Scarpa per Maxalto negli anni Settanta; diverse lampade di Max Ingrand, Gino Sarfatti e Angelo Lelii.
Seguono una serie di arredi unici, caratterizzati da una dirompente cromaticità che ne sottolinea il carattere di critica ironica al mondo del design industriale di matrice modernista. A realizzarli Ugo la Pietra, Bruno Munari, Gaetano Pesce e Alessandro Mendini.
Chiudono gli arredi, disegnati come pezzi unici, dall’architetto bresciano Fausto Bontempi, dell’architetto e ingegnere Gaspare Pestalozza e un intero arredo Postmodern disegnato da Toni Cordero nel 1972.