A Forte dei Marmi è in corso fino al 5 novembre la mostra “Accadde in Versilia. Il tempo di Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Moses Levy” al Forte Leopoldo I
In una vecchia fotografia degli inizi del Novecento della Biblioteca del Comune di Forte dei Marmi spicca sullo sfondo delle Apuane il fortino, circondato da alberi in una rustica piazza, dove sostano uomini, buoi e carretti. È un altro mondo, che non ha nulla a che fare con l’attuale elegante piazza, piena di boutiques alla moda e di turisti. Eppure il fortino è ancora quello, oggi Forte Leopoldo I, con le sue mura rimbiancate e i suoi spazi restaurati.
In quelle sale su tre piani è racchiusa attraverso tre artisti, Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Moses Levy, gran parte della storia della Versilia, una storia ricca e affascinante, che coinvolge non solo pittori, scultori, ma anche poeti, letterati, scrittori, giornalisti. Una storia che comincia a metà Ottocento, ma viva già prima, dal XII secolo, quando Viareggio (da “via Regia”) era un borgo di pescatori che si faceva strada tra pisani e pirati barbareschi.
La storia dei pittori della Versilia, che ruotano tra Torre del Lago, Viareggio, Forte dei Marmi, comincia a metà Ottocento e si prolunga sino al 1930 circa. Riguarda importanti personalità che scoprono la luce del mare e del lago (di Massaciuccoli), le campagne intrise di luce e verginità, le capanne sparse in campagna e le prime balneazioni. E traducono immagini e visioni con linguaggi postimpressionisti, che sperimentano pointillisme, divisionismo, simbolismo. Linguaggi fluidi, che mutano e tentano strade nuove con libertà e poesia. Sono artisti che, formati sulla solida lezione di Fattori, si conoscono, frequentano, scambiano motivi, aprono i loro orizzonti all’avanguardia francese ed europea. D’altronde, in quei decenni, l’élite colta internazionale si riversa in Versilia, dove crescono ville e alberghi di lusso.
I tre artisti, parte di un gruppo più ampio, sono presenti con una sessantina di opere complessive, di grande qualità, quasi tutte uscite da collezioni private. Il primo in cui ci si imbatte è Plinio Nomellini (Livorno, 1866-Firenze, 1943), che, quando giunge a Torre del Lago nel 1902 da Genova, ha alle spalle la scuola fiorentina di Fattori, esperienze genovesi e partecipazioni a esposizioni torinesi e biennali veneziane. A Torre del lago conosce Puccini, Eleonora Duse, Grazia Deledda, d’Annunzio, e compie una decisa svolta verso il neoimpressionismo di matrice francese. Una svolta lentamente preparata sin dai tardi anni ottanta dell’ottocento, con opere ancora legate al periodo precedente (Ciociara, 1888) e altre sempre più divisioniste come, L’ ora della cena, 1898, il bellissimo Ore quiete con la donna che cuce, dello stesso 1898, San Rossore 1900, Il cantiere, del 1904, in cui si costruiscono le navi, sino a quegli straordinari scoppi di luce e colore (Festa al villaggio, 1912-1913), Primavera in Versilia, del 1915-1918, che faranno di lui un vero mago della luce. E intanto ci rivela spaccati della vita del tempo.
Lorenzo Viani (Viareggio, 1882-Lido di Ostia, 1936) di questa terra conosce ogni pietra sin dalla nascita. Nato nella Darsena Vecchia, ne respira il libeccio, l’odore di mare, ne assimila vita e personaggi, pescatori, marinai, poveracci. Ne diventa il cantore profondo in straordinari dipinti (ma anche libri) innovativi e incisivi, aggiornati sulle ultime istanze parigine. È il mondo degli umili che convive accanto ai primi gaudenti balneari. Non mancano note ironiche come in quella china con I provinciali dal fotografo del 1912, dello stesso anno dei Cavatori, una parata di tipi provati dalla fatica, duri e resistenti come ferro. Il Nudo di schiena evoca le modelle degli studi parigini, mentre la Moglie del marinaio del 1912-1915, così dark, fa pensare alle attese angosciose, tra antichi sprazzi di oro. Poi la sfilata di personaggi viareggini, come i Viandanti, magri e secchi, del 1913-1915, o gli uomini infreddoliti Sul molo in attesa del rientro delle barche, realizzati con poche righe secche, colori forti ed essenziali, fortemente espressionisti. E ancora il famoso Peritucco col fiocco rosso del 1916-1918.
Moses Levy (Tunisi, 1885- Viareggio 1968) questa terra invece la scopre: «…poi scopersi la spiaggia di Viareggio, che ho trovato che è il mio mondo: colori, movimento, sole, vele bianche…». Eccolo in una foto d’epoca, allievo con Lorenzo Viani dell’Istituto d’arte Passaglia di Lucca. Ed ecco alcune cartoline uscite dagli archivi con la vita del tempo, una vita che Moses Levy interpreta con grande modernità. Nutrito di cubismo, metafisica e futurismo, con richiami a Cézanne e a Matisse, ha un linguaggio originale. Le opere esposte si dipanano lungo un trentennio, dal 1911 al 1938, in continua evoluzione e sperimentazione. Dalla formazione macchiaiola già contaminata dal divisionismo di Nomellini (Ritratto di Giulia Lenci a dodici anni, 1911) a La giostra del 1916, influenzata dalla pratica dell’incisione, dalla suggestiva Luce Marina del 1917-1918, che evoca gli scenari marini di Joaquín Sorolla al Cinema Eolo del 1918 e alla Folla di sera sul lungomare di Viareggio dello stesso anno, dal sapore futurista.
Accadde in Versilia. Il tempo di Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Moses Levy
A cura di Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci, Francesca Panconi
con il contributo di Eleonora Barbara Nomellini
Catalogo Nomos
Forte dei Marmi, Forte Leopoldo I
17 giugno-5 novembre 2023
Orari: tutti i giorni 17.00-23.00 / mer 10.00-13.00
11 settembre-5 novembre: mer 10.00-13.00 / ven, sab e dom 10.00-13.00 / 16.00-19.30