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UVA artist-in-residence: l’emersione del discordante. Intervista alle curatrici Beatrice Roggero Fossati e Scania Trasporti

Ginevra Collini, Gabiru dell'oblio. In festa, 2022, performance itinerante e apparizioni in paese. Performance View a Mal d'Uve, Nizza Monferrato, ottobre 2022, a cura di Bea Roggero Fossati e Scania Trasporti. Photo Nicola De Cecchi. Courtesy Ginevra Collini Ginevra Collini, Gabiru dell'oblio. In festa, 2022, performance itinerante e apparizioni in paese. Performance View a Mal d'Uve, Nizza Monferrato, ottobre 2022, a cura di Bea Roggero Fossati e Scania Trasporti. Photo Nicola De Cecchi. Courtesy Ginevra Collini
Ginevra Collini, Gabiru dell'oblio. In festa, 2022, performance itinerante e apparizioni in paese. Performance View a Mal d'Uve, Nizza Monferrato, ottobre 2022, a cura di Bea Roggero Fossati e Scania Trasporti. Photo Nicola De Cecchi. Courtesy Ginevra Collini
Ginevra Collini, Gabiru dell’oblio. In festa, 2022, performance itinerante e apparizioni in paese. Performance View a Mal d’Uve, Nizza Monferrato, ottobre 2022, a cura di Bea Roggero Fossati e Scania Trasporti. Photo Nicola De Cecchi. Courtesy Ginevra Collini

Residenza come momento di attivazione collettiva e non solo di produzione: è questa la modalità con cui UVA ha dato il via alle sue due edizioni attraverso il coinvolgimento di artist3, ricercatric3, cittadin3 e del territorio di Nizza Monferrato, intrecciando temi quali ecologia, conflitto, arte contemporanea e antropologia. Il progetto è ideato e curato da Beatrice Roggero Fossati e dal collettivo curatoriale Scania Trasporti; abbiamo dialogato con loro per meglio comprendere le sue finalità e i suoi meccanismi.

A quali esigenze risponde la creazione della residenza Uva?  

Beatrice Roggero Fossati: Dal 2018, quando sono tornata in Italia dopo diversi anni a Londra, ho iniziato a ragionare sulla possibilità di realizzare una residenza artistica a Nizza Monferrato, nella cascina agricola della mia famiglia, poco fuori dal centro cittadino. Da queste parti, ogni evento di natura culturale o di intrattenimento è legato al vino e al lavoro nelle vigne, a testimonianza di un’unione quasi esclusiva tra il Monferrato e la produzione vitivinicola. Ho pensato, con la residenza, di costruire un’occasione diversa, che potesse lasciare spazio a istanze lontane o addirittura contrapposte a una certa idea di “tradizione” e di “lavoro”, e allo stesso tempo aprire un luogo di sperimentazione e di ricerca per giovani artist3 lontano sia dal contesto urbano ma anche dall’idea idilliaca di campagna.

Uno dei punti fondamentali è stato la riflessione sul territorio: avete approfondito l’assetto di Nizza, indagando la sua morfologia, tra monocolture, i confini, il vicinato e l’antropizzazione. Potete parlarmi di queste scelte?

Scania Trasporti: L’idea che un territorio desidera vendere di sé stesso trova sempre una sua conseguenza e causa in quella che i Collier chiamano la “superficie esterna della comunità”, ovvero la forma che intenti e desideri della popolazione impongono sul paesaggio circostante. In questo caso, alle tensioni monoculturali di Nizza Monferrato corrisponde una lavorazione della terra altrettanto monocolturale, dove la monocoltura intensiva di viti può essere ricondotta – seguendo ricerche come quelle di Anna L. Tsing – al modello paesaggistico (oltre che economico-culturale) delle prime piantagioni europee nelle colonie. 

La piantagione qui va intesa come un sistema di sfruttamento che rende deliberatamente la terra vuota – della propria popolazione, di fauna, flora e tradizioni locali – per prepararla all’insediamento di culture e colture monosemiche. Quello del Piantagionocene è, in effetti, il modello agricolo più diffuso su scala globale e a Nizza Monferrato (come altrove) si rivela nell’estirpazione di tutto ciò che non è utile alla filiera produttiva. Parliamo di erbe e insetti “infestanti” considerati tali solo perché non aiutano l’insediarsi di una coltura monodiretta al vino. Dallo stesso principio di efficientamento deriva la suddivisione netta delle proprietà nicesi, con siepi e staccionate apparentemente invalicabili. E da qui, ancora, la paura che l’Altro – umano o non-umano – superi questi apparati divisori con intenti bellicosi: distruggere il raccolto, derubare i trifulau dei loro tartufi, sporcare con graffiti i perimetri di depositi abbandonati.

Insomma, riflettere sulla morfologia di Nizza Monferrato, le sue modalità abitative, i suoi spazi di incontro e le sue zone interstiziali per noi ha significato soprattutto provare a comprendere le relazioni che si è in grado, in un territorio di questo tipo, di costruire con le persone della propria comunità; considerando quanto – per citare Andrea Staid, antropologo e altro ospite della residenza – lo spazio abitativo “orienti le scelte, plasmi i gesti e influenzi i linguaggi” di chi lo abita.

Tom Sewell, The great god Pan (european) is dead, 2023. Ferro, legno, alluminio, corda, erbacce. Installation view Worthless Piece, UVA Residency, Nizza Monferrato, maggio 2023. Foto Nicola De Cecchi. Courtesy Tom Sewell.
Tom Sewell, The great god Pan (european) is dead, 2023. Ferro, legno, alluminio, corda, erbacce. Installation view Worthless Piece, UVA Residency, Nizza Monferrato, maggio 2023. Foto Nicola De Cecchi. Courtesy Tom Sewell.

Avete voluto dare alla residenza una vena discordante, facendo una narrazione del territorio diversa rispetto a quella canonica. Perché?

S.T.: Più che fare noi una narrazione discordante, abbiamo cercato di seguire ‘Le’ narrazioni discordanti già presenti sul territorio, ma che si palesano solo in versione personale o folkloristica. Queste discordano tra loro ma soprattutto discordano – e per questo non gli viene riconosciuto rilievo – con quella che si potrebbe definire una narrazione dominante (o egemonica, se ci affidiamo a un paradigma teorico specifico). E questa narrazione dominante risponde alle esigenze di un mercato turistico internazionale, a cui molte piccole province italiane come quella di Nizza Monferrato, vogliono aprirsi. Così le descrizioni e le identità di questi luoghi prendono un carattere piuttosto stereotipato: si insiste sulla specificità locale ma declinata in modo che sia accattivante, vendibile, anche riconoscibile, che rifletta così un immaginario senza sfumature e contraddizioni. Parziale sì (ma questo è inevitabile) però dettato da chi ha i mezzi e la posizione per fare della propria storia quella di tutt3.

Entrando più nel vivo della residenza, in che modo il lavoro  dell3 artist3 si è relazionato con il territorio?

S.T.: Di primo acchito, un certo coinvolgimento con il territorio trova sicuramente la sua dimensione più manifesta nella scelta di utilizzare nella realizzazione delle opere materiali reperiti in loco. Per l3 artist3 residenti, però, la site-specificità non si è ridotta a un ragionamento materico, ma si è naturalmente estesa a una riflessione su quale media potesse incarnare meglio le qualità relazionali della mostra-sagra, su quale ‘sistema’ potesse comunicare meglio con il pubblico di Mal d’Uve. Niccolò Moronato, per esempio, ha presentato una serie di calcografie costruite accostando diverse stringhe di titoli di giornali locali (Cronaca Rotta. Frequenza collettiva di compresenza, 2022). Qui font, colori e formato richiamano le locandine che ci accolgono fuori dai bar e dalle edicole riportando le notizie del giorno. E, ancora, il collettivo artistico Hardchitepture si è occupato di rivisitare la tradizione partenopea della tombola (Raptombola, 2022). 

Anche dal punto di vista allestitivo il metodo della ‘rubatela’, con cui abbiamo selezionato strutture utili al display, consisteva nel derubare il territorio di tutti quei simboli (cartelli di vigilanza privata, avvisi al vicinato e strutture divisorie come staccionate) che dichiaravano una certa suddivisione dei campi e della proprietà e quindi rafforzavano quell’idea di un vicinato separativo individuata all’arrivo a Nizza. 

In Mal d’Uve (2022) opere e allestimento portavano con loro una certa riconoscibilità per gli abitanti di Nizza Monferrato, certamente affettiva ma talvolta anche irriverente e iconoclasta rispetto a un’iconografia del territorio costruita su una narrazione dominante. Questa riconoscibilità, abbinata all’assenza di comunicati stampa, fogli di sala e simili, voleva costruire un contesto mostra vicino e giudicabile da parte di un pubblico eterogeneo, con lo scopo di rendere la nostra indagine il meno monodirezionale possibile e più speculare. Insomma, far sì che lo sguardo dei nicesi potesse essere rivolto anche verso di noi, all’indagine di noi come ‘forestier3’.

Margherita Mezzetti, Careful of the wishes, 2022, quattro dipinti a olio stampati su pvc, carosello dell’Oratorio Don Bosco. Installation view a Mal d’Uve, Nizza Monferrato, ottobre 2022, a cura di Bea Roggero Fossati e Scania Trasporti. Photo Nicola De Cecchi. Courtesy Margherita Mezzetti.
Margherita Mezzetti, Careful of the wishes, 2022, quattro dipinti a olio stampati su pvc, carosello dell’Oratorio Don Bosco. Installation view a Mal d’Uve, Nizza Monferrato, ottobre 2022, a cura di Bea Roggero Fossati e Scania Trasporti. Photo Nicola De Cecchi. Courtesy Margherita Mezzetti.

La restituzione ha preso la forma di una sagra?

S.T.: Esatto, la restituzione della prima edizione di UVA ha preso la forma di una mostra-sagra, una miscellanea di contributi che vedeva le opere dell3 artist3 residenti affiancate a stand di produttric3 locali, con accompagnamenti musicali di vario genere: dalla piattaforma open mic dei The Boys and Kifer (Each Other Again, 2022) a una serie di dj set che dalle nove animavano la zona più buia dell’Oratorio Don Bosco. 

Anche questa scelta della sagra trova le sue ragioni nell’idea di una rappresentazione speculare, dove la forma di restituzione della residenza voleva essere il più possibile negoziata e condivisa all’interno di un circuito di reciprocità interpretativa con i nicesi e con le persone che ci hanno accompagnate nel percorso della residenza. 

In un contesto fieristico la prossimità forzata in uno stesso luogo – tra artist3 residenti e produttric3 locali, tra opere come la Ladra di Tartufi (Stefano Melissa, 2022) e icone votive kitsch vendute alla pesca della fortuna dall’Oratorio Don Bosco – ha permesso che si manifestassero, senza costruire palazzi teorici a priori, quelle preesistenze sociali, economiche e culturali più o meno ‘conflittuali’ che un testo critico di accompagnamento alla mostra avrebbe solo potuto tracciare sommariamente. In Mal d’Uve queste istanze hanno avuto la possibilità di diventare esperienziali. 

La sagra d’altronde non è altro che un luogo capace di accogliere e far coesistere – a scopi solitamente economici e di vendita – realtà e sfere comunicative profondamente diverse, talvolta anche antagoniste. Questo sistema ci ha permesso di far capire e comprendere anche che ogni territorio non può essere considerato come un unicum teorico, un agglomerato di segni e cartelli che puntano tutti nella stessa direzione, ma che il ‘territorio’ è sempre plurimo e così sono le sue indagini.

Per quanto riguarda la selezione degli ospiti della residenza? 

S.T.: Il programma didattico della prima edizione di UVA ha visto coinvolt3 cinque ospiti provenienti da diversi contesti accademici: il già citato Lorenzo Bernini; Isabella Pinto, docente e ricercatrice all’Università di RomaTre, che ha esposto un caso studio relativo alla monocoltura di noccioleti nella Tuscia laziale; la storica dell’arte Elvira Vannini che ha presentato la sua ricerca su formati espositivi, assemblaggi e strumenti contro-egemonici – come il lumbung di Ruangrupa – capaci di restituire, nell’ecosistema mostra, un certo contesto collettivista e assembleare; e gli antropologi Andrea Staid e Stefano de Matteis che ci hanno aiutat3 a raccogliere spunti sulle relazioni interne al vicinato nicese e a svelare le reticenze, le ambizioni e i desideri che le artist3 stesse avevano proiettato sul territorio. 

Ancora, nel corso delle tre settimane di residenza, gli artisti visivi Luca Vitone e Alessandro Manfrin, il direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi (Firenze) Arturo Galansino ( originario della zona), e il collettivo curatoriale Presa Multipla (Manuela Piccolo e Francesca Greco) hanno condotto una serie di studio visit per discutere in anteprima le opere poi presentate a Mal d’Uve. 

The Boys and Kifer, Each Other Again, 2022, piattaforma di condivisione musicale. Installation view a Mal d’Uve, Nizza Monferrato, ottobre 2022, a cura di Bea Roggero Fossati e Scania Trasporti. Photo Nicola De Cecchi. Courtesy The Boys and Kifer
The Boys and Kifer, Each Other Again, 2022, piattaforma di condivisione musicale. Installation view a Mal d’Uve, Nizza Monferrato, ottobre 2022, a cura di Bea Roggero Fossati e Scania Trasporti. Photo Nicola De Cecchi. Courtesy The Boys and Kifer

Il territorio di Nizza Monferrato rimane al centro della vostra discussione: in questa seconda edizione, in che modo avete deciso di studiare e vivere questo luogo?

B.R.F.: La seconda edizione di UVA è stata più breve e più dedicata a esplorazioni e sperimentazione di tecniche e materiali, e anche più incentrata sulla realtà della cascina stessa che non al territorio in generale.

Quindi, con meno residenti rispetto all’anno scorso, ci siamo dedicat3 alla ricerca di materiali locali come l’argilla naturale delle vigne, legna ed ‘erbacce’ nei campi circostanti, e oggetti ritrovati nei dintorni; ugualmente abbiamo realizzato delle sessioni di tecniche come la cianotipia, la fusione dei metalli o il monoprint. Questa versione più intima e laboratoriale della residenza si è riflettuta nella restituzione, fatta all’interno della cascina stessa, nelle stesse stanze in cui abbiamo lavorato per tutto il periodo, poi invitando le persone dal paese (e amici da Milano) a curiosare all’interno.

Quali saranno i propositi futuri di UVA?

B.R.F.: La prossima edizione di UVA probabilmente tornerà nella sua forma originale, ovvero partendo da una open call, e poi la scelta di tematiche e ospiti con il loro apporto teorico e didattico specifico. 

Il 2023 è stato dedicato soprattutto alla pubblicazione; abbiamo lanciato una open call poche settimane fa per la quale stiamo raccogliendo del materiale che sviluppa ulteriormente le tematiche che abbiamo affrontato in entrambe le edizioni di UVA. 

Abbiamo anche messo in cantiere delle collaborazioni per dei workshop che speriamo di svolgere tra l’estate e l’autunno; uno di questi si terrà a breve, con uno dei nostri residenti della scorsa edizione, Gabriele Longega, a Pianeta Fresco, una realtà simile alla nostra, ma nel parmense.

Come tutte le realtà indipendenti, inoltre, stiamo cercando fondi per riuscire a offrire un’opportunità all3 residenti sempre più consistente, a sostegno della loro ricerca.

Worthless Piece, final show di Uva artist-in-residence edizione 2023, installation view. Foto Nicola De Cecchi.

Questo contenuto è stato realizzato da Lara Pisu per Forme Uniche.

https://www.instagram.com/uvaprog/

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