Fino al 12 novembre 2023 gli spazi della Fondazione Zegna ospitano E il giardino creò l’uomo: la mostra personale di Roberto Coda Zabetta e la sua intima celebrazione pittorica del genius loci.
Etica ed estetica sono i principi che da sempre hanno guidato Ermenegildo Zegna nella propria esperienza professionale, principi che stanno alla base del progetto di valorizzazione e salvaguardia del territorio rappresentato dall’Oasi Zegna e dalla sua Fondazione a Trivero Valdilana, storica sede dell’azienda sulle montagne del biellese, dove arte e memoria incontrano il respiro della natura. Con una superficie di 100 km2 e quasi 2.000 ettari di boschi, il complesso intervento di riqualificazione ecologica ideato da Zegna a partire dagli anni Trenta e conclusosi nel 1993 ha delineato un nuovo modello di concepire lo spazio naturale e la sua relazione con l’uomo, un paradigma valoriale in cui la fruizione delle risorse non è secondaria – l’acqua del biellese è tra le più leggere d’Europa e questo favorisce la qualità e la lavorazione del materiale in lanificio – ma di pari importanza alla preservazione del luogo e alla sua intrinseca bellezza.
In questa forma mentis si inserisce il prezioso lavoro della Fondazione Zegna che oggi si occupa della veicolazione dei principi del suo fondatore attraverso un significativo programma culturale nel quale si colloca E il giardino creò l’uomo, la mostra personale di Roberto Coda Zabetta (Biella, 1975). Il titolo dell’esposizione fa riferimento all’omonimo scritto del filosofo e giardiniere Jorn de Précy (1912), che nella sua dissertazione auspica il più sincero ricongiungimento tra uomo e natura, un rapporto idillico lacerato dalla secolarizzazione. Secondo de Précy, la possibilità di ricostituire lo stato di natura e sanare così lo strappo causato dall’azione dell’uomo è perseguibile attraverso la sola cooperazione delle forze, quelle naturali e quelle artificiali, in un equilibrio che oggi più che mai appare pericolosamente minato. A fronte della travolgente crisi climatica contemporanea le parole del filosofo risuonano inquietantemente profetiche e sembrano un grido imperativo che richiama all’ascolto del genius loci, lo spirito del luogo. A questo appello risponde il processo creativo di Roberto Coda Zabetta che, nativo delle valli biellesi, è tornato a interrogare l’anatomia del paesaggio da cui a lungo è stato lontano, coniugando nella sua restituzione pittorica morfologie solo apparentemente lontane.
La serie di opere Frana e Fango, creata appositamente per il giardino d’inverno della Fondazione Zegna da Roberto Coda Zabetta, costituisce una sottile narrazione di un ecosistema fragile, come i petali del rododendro che tinge di rosa le pendici dell’Oasi, messo a repentaglio dalla mancanza di tutela da parte dell’uomo. D’altra parte, nella forza esplosiva delle tele emerge la capacità della natura di rinascere e fiorire in cicli che esulano dalla volontà umana. Il monumentale dittico che come una quinta naturale si staglia lungo la diagonale dello spazio definisce visivamente i connotati del processo pittorico di Coda Zabetta: la complessa sedimentazione dei pigmenti restituisce la materica consistenza vegetale che, tuttavia, mai raggiunge la didascalica citazione. Come afferma la curatrice della mostra Ilaria Bonacossa: “la forza atavica di queste tele ci sorprende, come se la materia fosse ancora in movimento e l’artista avesse solo fermato un moto magmatico creato da terre e pigmenti, lasciando le opere aperte a trasformarsi con il cambio di luce delle giornate come veri paesaggi naturali. I riferimenti alle terre di Burri e alle cromie della pittura rinascimentale aprono a una dimensione spirituale della pittura di cui sembriamo aver sempre più bisogno nella frenesia delle immagini in movimento”.
Frana e Fango, il titolo della serie di lavori esposti in mostra, rievoca in un paradosso estetico i tragici eventi riconducibili ai disastri ambientali che hanno recentemente colpito i paesaggi delle Marche, regione nella quale l’artista vive e lavora. Immagini che confluiscono nella memoria visiva e trovano espressione di rinascita nella valli piemontesi, nella loro periodica fioritura. Quella attuata da Coda Zabetta è la messa in scena di una natura mutabile, che da sommessa ed esteticamente innocua può divenire sensuale e misteriosa sino a rivelare la sua violenza più dirompente, se solamente non la si ascolta.
Roberto Coda Zabetta, E il giardino creò l’uomo
fino al 12 novembre 2023
Casa Zegna, Fondazione Zegna, Trivero Valdilana (Biella)