Raggiungeranno la cifra di 60 i musei e luoghi della cultura dotati di autonomia (anche finanziaria) secondo la riforma Franceschini
Il denaro è “la cacca del diavolo”, nei musei deve regnare solo puro spirito, mai contaminarsi con il volgare mercato? No, questo non lo pensiamo: questi termini li lasciamo ai pasdaran della polvere alla Tomaso Montanari. La concezione ottocentesca del museo riservato solo all’intellighenzia da piedistallo è ormai evidentemente preistoria. Questo non significa però che non ci debbano essere dei limiti: non è possibile far prevalere le ragioni finanziarie su quelle culturali. Spesso obbligando i malcapitati direttori “autonomi” a prostituirsi al “pop” per far quadrare i bilanci. E questo è probabilmente l’aspetto più drammatico della sconclusionata “riforma Franceschini.
Per questo non si può gioire all’annuncio che i luoghi della cultura nazionale dotati di autonomia speciale cresceranno di 17 unità. Raggiungendo la cifra di 60. Altri musei, o parchi archeologici, che dovranno sbilanciare la propria attività verso sponsorizzazioni, o mostre dalla nulla valenza culturale ma dalla grande attrattività per il pubblico più allargato. Esempio, la varie “experience” multimediali, che ormai da anni infestano le nostre città. Tutto, sull’altare del “patto di stabilità” previsto dalle norme dell’ex ministro. No, grazie: la cultura non può essere lasciata ai soli destini economici.
Piccole aziende
“I grandi musei devono diventare delle piccole aziende”, aveva ahinoi confermato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano al Festival di Trento. Anticipando l’incremento che sarà materia di un apposito Dpcm, come rivela AgenziaCult. Alcuni musei di seconda fascia passeranno in prima: i Musei reali di Torino, la Galleria dell’Accademia e il Bargello di Firenze – che saranno unificati – e il Museo archeologico nazionale di Napoli.
Tanti i luoghi della cultura che guadagneranno autonomia: dalle Residenze reali sabaude ai Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna. I Musei nazionali di Ferrara, Ravenna, Pisa, Lucca, Firenze, del Vomero, le Ville e residenze monumentali fiorentine. I Parchi archeologici della Maremma, di Praeneste e Gabii, di Melfi e Venosa. E ancora il Pantheon e Castel Sant’Angelo, le Ville monumentali della Tuscia, il Museo archeologico nazionale d’Abruzzo di Chieti, i Musei e parchi archeologici di Capri, il Castello Svevo di Bari.