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Arte Quotidiana. Piccolo, Vitone e Cristiani a Palazzo Braschi

Luca Vitone e Donato Piccolo, Quotidiana, Roma Luca Vitone e Donato Piccolo, Quotidiana, Roma
Luca Vitone e Donato Piccolo, Quotidiana, Roma
Luca Vitone e Donato Piccolo, Quotidiana, Roma

Il Museo di Roma a Palazzo Braschi presenta le due nuove mostre di Quotidiana con opere di Donato Piccolo, Luca Vitone e Lucia Cristiani

La natura come luogo incerto e minacciato e insieme come luogo di ogni possibile verifica. Custode arcana di quel principio di mutamento che spaventa e al contempo affascina l’umano. È questo il macro-tema che anima le due nuove mostre di Quotidiana. Il programma espositivo sull’arte italiana contemporanea promosso dalla Quadriennale di Roma e da Roma Capitale, a cura di Gaia Bobò, visitabili fino al 3 settembre prossimo.

Dinamica di assestamento e mancata stasi è il titolo della sezione Paesaggio, un titolo che era quello di un dipinto di Voltolino Fontani. Artista fondatore dell’Eaismo, movimento d’avanguardia nato intorno ad una riflessione sull’ingresso globale nell’Era Atomica; dove all’inadeguatezza morale dell’uomo si accompagna un senso tragico di fallimento della scienza e un appressarsi al disfacimento materiale.

Entropia ed erosione

Sul concetto di entropia e di erosione, in una percezione del mondo post-atomico, sono stati chiamati a riflettere Luca Vitone (Genova, 1964) e Donato Piccolo (Roma, 1976), con opere molto diverse fra loro. I tre lavori di Vitone, appartenenti al ciclo Io, Villa Adriana (2018- 2021) sono il risultato di un’azione artistica di registrazione dell’instabilità e di ascolto climatico. Le tele, lasciate intonse per un anno nella dimora tivolese dell’imperatore Adriano, in balìa degli agenti atmosferici, si sono infittite di velature, ombre, macchie, fregi senza la necessità di un intervento autoriale.

 

Luca Vitone e Donato Piccolo, Quotidiana, Roma
Luca Vitone e Donato Piccolo, Quotidiana, Roma

Le superfici delle opere diventano così il resto di un tempo, indici di un passato prossimo che può informare e orientare il presente. Si ragiona per sottrazione. Non è la mano dell’artista a tracciare segni sull’ordito della tela, ma le molteplici mani di ciò che non vediamo: l’atmosfera con il suo corteo segreto di umidità, calori, venti, logorio.

Uragani in teca

Al moto di silente assorbimento di Vitone si accompagna il silente, al più gorgogliante, estro sperimentale di Donato Piccolo. L’installazione Il sogno di Turner (2012) fa parte di una serie di riproduzioni di uragani entro teca vitrea. Una lampada – sulla quale è stampato il dipinto turneriano La valorosa Téméraire trainata al suo ultimo ancoraggio per essere demolita (1838) – produce il vapore che viene messo in movimento da alcune ventole, alla base dell’espositore l’acqua si agita senza posa. Un atteggiamento contemplativo lega i due artisti italiani. Una postura neo-romantica nella fruizione del paesaggio, che viene studiato, sfidato, assecondato nelle proprie imperfezioni come specchio dell’imperfetta inquietudine dell’uomo.

 

Lucia Cristiani, Quotidiana, Roma
Lucia Cristiani, Quotidiana, Roma

L’ultima mostra della sezione Portfolio accoglie invece l’opera bipartita Maida (2022) di Lucia Cristiani (Milano, 1991). Sulla trama di sottili reti metalliche, variamente estese, si infoltiscono catenelle e differenti esemplari di fiori di campo galvanizzati in argento. È la denuncia di un neo-umanesimo e la testimonianza di una resistenza ancora possibile fondata su un’alterità capace di ridisegnare i confini di ogni umanità a venire. “L’aspetto respingente della rete, tenuta su da una sbarra, è voluto. Si tratta di un piano non adatto per la collocazione di questi fiori, che non sono preziosi, ma infestanti. Il loro pregio sta negli innesti impossibili che si sono creati tra le radici”, ha spiegato l’artista.

Persone, storie e popoli

Ho creato un arazzo e gli ho dato il nome di un’amica, un nome non europeo, poiché gli innesti tra i fiori dicono di un rifiuto della separazione sociale e culturale. Il sottotraccia dell’opera è l’immagine di persone, storie e popoli che si intrecciano”. Maida parte ancora dalla contemplazione della natura per trarne insegnamenti utili all’uomo. Contaminazione, ibridazione, adattamento.

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