Il J. Paul Getty Museum di Los Angeles presenta Giacomo Ceruti: A Compassionate Eye. La mostra, organizzata con Fondazione Brescia Musei, dove è stata esposta ad inizio 2023, si compone di una serie di ritratti tipici dell’artista, specialista nella rappresentazione dei ceti più poveri della società. Dal 18 luglio al 29 ottobre 2023.
Né nature morte o scene storiche, né tantomeno rappresentazioni idealizzate di soggetti religiosi e mitologici. Giacomo Ceruti guardava a ladri e ai senzatetto, alle figure che ai margini della società sono state dimenticate dalla storia. Uno sguardo empatico e compassionevole, in grado di ridare spessore e dignità a persone che la storia dell’arte, ma non solo, non gli aveva mai riconosciuto.
Il suo sguardo non aveva giudizio, pena nemmeno. Ciò che registrava era l’eterogenea fauna umana e lo spirito unico che caratterizza ogni suo esemplare. Ceruti osservava l’uomo nella sua precisa essenzialità, senza creare sovrastrutture decorative e contenutistiche che alimentassero narrazioni fantasiose. Il suo è un naturalismo diretto ma profondo: un cantastorie che mostra, non spiega.
E mostrava perlopiù i personaggi che appartenevano alla categoria dei “poveri redimibili”, ovvero coloro che non rappresentavano un pericolo per gli altri e, come tali, meritavano un aiuto finanziario e spirituale. Come quello che offrivano alcune donne, sarte o educatrici che insegnavano loro a cucire e leggere, come mostra il dipinto Women Working on Pillow Lace (The Sewing School), che evoca un senso di partecipazione pratica ed emotiva. In altre circostanze prende il sopravvento la disperazione, come nei ritratti che raffigurano anziani e disabili che chiedono l’elemosina e siedono sfiniti ai lati delle strade; bambini costretti a lavorare come calzolai e orfani impiegati come facchini.
Nel Ceruti non c’è impostazione o affezione. Il modo in cui dipinge assomiglia a quello di un fotografo che, passando per strada, intravede il soggetto e chiede di potergli scattare un ritratto. Tanto che nelle sue opere i suppellettili rimango scarni, le scenografie per niente ricercate. Tutto è affidato alla ricerca fisionomica. Caratteristica aumentata dalle dimensioni monumentali delle tele, e quindi dei volti, molto più impattanti rispetto ai tradizionali dipinti di genere. Un esempio è I tre mendicanti del Museo Thyssen-Bornemisza, che mostra tre figure anziane vestite di stracci che sembrano lottare per sopravvivere ma conservano un forte senso di reciproca empatia.
La totale aderenze e partecipazione del Ceruti all’esistenza di queste persone è rappresentata da Autoritratto come pellegrino. Qui il pittore avrebbe potuto raffigurarsi, come molti colleghi, circondati dalle ricchezze che la loro professione privilegiata garantiva loro. Invece Ceruti sceglie gli abiti semplici di un uomo umile, con la mano vicino al petto in segno di raccoglimento.
Sebbene Ceruti abbia avuto un notevole successo durante la sua vita, fu quasi dimenticato dopo la sua morte fino alla fine degli anni ’20, quando 12 delle sue opere furono riscoperte nel castello di Padernello vicino alla città di Brescia, nel nord Italia. Soprannominate il “Ciclo di Padernello”, queste opere sono oggi al centro della mostra.