La bella storia dei progetti che rivitalizzano luoghi che hanno bisogno di tornare ad essere vissuti: In-Edita, la terza edizione a Forte Marghera
Questa è una storia veneziana, ma ha qualcosa di diverso perché non si svolge nella laguna delle grandi fondazioni che vivono di numeri fatti da visitatori (quasi sempre svogliati) in visita in una delle città più turistiche del mondo. No, questa è una storia che si collega a Venezia ma è ambientata a Mestre presso Forte Marghera che, per chi non lo sapesse è una fortezza situata alle porte della laguna, e la sua storia risale al XIX secolo, quando la Serenissima si trovava sotto il controllo dell’Impero austro-ungarico. Ve la riassumo in poche righe, conscio che servirebbero pagine e pagine.
Durante la prima guerra d’indipendenza italiana i veneti si ribellarono al dominio austriaco, e in quel periodo Marghera era un’isola paludosa e disabitata situata di fronte a Mestre, ma rappresentava un’importante posizione strategica per controllare l’accesso alla città. Gli austriaci decisero quindi di costruire una fortezza per difendere la zona e prevenire eventuali attacchi; il forte fu progettato secondo i principi dell’architettura militare dell’epoca. Durante il periodo austriaco, Forte Marghera svolse un ruolo significativo come base militare per l’Impero ma con l’avvento della Terza guerra d’indipendenza italiana, l’esercito italiano riuscì a catturare Venezia e la fortezza cadde sotto il controllo italiano.
Forte Marghera perse la sua importanza strategica dopo l’unificazione del Paese, e fu utilizzato principalmente come deposito militare. Durante la Prima Guerra Mondiale, la fortezza fu riattivata per proteggere il porto di Venezia da eventuali attacchi nemici, ma non fu coinvolta in grandi scontri e, negli anni successivi, Forte Marghera cadde in uno stato di abbandono e degrado; solo negli ultimi decenni è stato oggetto di un restauro e di interventi di recupero ed oggi, la fortezza è aperta al pubblico ed è un importante sito storico e culturale della regione.
Oggi Forte Marghera è sempre di più il luogo adatto alle attività artistiche e culturali grazie agli ampi spazi che si sposano perfettamente con varie attività attraverso associazioni, collettivi e chiunque possa rendere questo luogo così importante per la cittadinanza, un polo culturale a 360°.
Uno dei progetti più significativi ed interessanti che a Forte Marghera ha casa è “In-Edita” progetto di residenza artistica ideata e voluto fortemente da Marina Bastianello, gallerista e figura di innovazione e di prestigio che negli ultimi dieci anni a Mestre, ma non solo, è riuscita a portare interesse non solo tra gli addetti ai lavori ma anche in chi con questo ambiente non ha grande familiarità.
“In-Edita” è arrivata alla terza edizione con un bando internazionale e in sinergia tra Fondazione Forte Marghera e Comune di Venezia. Il progetto è in collaborazione anche con altre realtà due gallerie importanti: Alberta Pane e Ikona Gallery, e con ANDA Venice Hostel, partner della residenza, che ospiterà anche alcuni appuntamenti (quali talk e performance). In questa terza edizione il tema di “In-Edita” è la sostenibilità che, per la prima volta, farà da apripista all’intero progetto in linea con l’iniziativa “Venezia capitale mondiale della sostenibilità”: sotto questa tematica gli artisti hanno lavorato e si sono impegnati per creare opere su un argomento così attuale. I cinque scelti su bando internazionale sono: Iside Calcagnile, Daniela D’Amore, Gabriele Longega, Morgane Porcheron e Simone Scardino, aggiungendo la figura di una curatrice, Maria de Brito Matias, scelta tramite il bando per seguire da vicino il processo creativo ed il lavoro degli artisti selezionati e per curare la mostra finale con le opere realizzate durante la residenza.
Importante all’interno di questa terza edizione è il coinvolgimento di Contemporalis, associazione franco-italiana fondata dai collezionisti Roberta Malavasi e Riccardo Valentini, per supportare gli artisti italiani in Francia. A fine residenza verrà assegnato per il secondo anno il Premio omonimo, che permetterà all’artista vincitore di esporre i propri lavori in una personale negli spazi dell’associazione a Parigi.
Insomma, “In-Edita” è un bel format in un luogo storico che deve essere conosciuto non solo per dovere di cronaca ma sopratutto per sfatare il vecchio mito del “non si costruisce nulla con i giovani artisti”: “In-Edita” è l’occasione buona che dimostra una nuova idea per il futuro dell’arte.