Nell’anno in cui ricorre il cinquantenario della morte, la Costa Azzurra celebra Pablo Picasso con una serie di mostre e iniziative. Qui l’artista passò molti anni della sua vita legandosi in modo profondo al territorio.
Vivere, creare, dipingere: l’opera di Picasso (Malaga 1881- Mougins 1973) ha come genesi il caos magnifico di un demiurgo che gioca con gli elementi per ricomporre il mondo a sua immagine e somiglianza. Il turbine creativo e l’ondata di choc del terremoto artistico provocato dal pittore spagnolo non finiscono ancora di mettere in crisi il nostro concetto di bellezza.
Pablo Picasso si è spento 50 anni fa, a Mougins, sulle alture di Cannes, nella sua camera del Mas Notre-Dame-de-Vie, residenza che aveva acquistato nel 1961. Era l’8 aprile 1973, aveva 91 anni e la mattina aveva mostrato gli ultimi suoi lavori all’amico cardiologo giunto da Parigi per visitarlo. Un rapporto, quello con Mougins, che risale agli anni ’30, quando soggiorna all’Hotel Vaste Horizon insieme a Dora Maar ed altri amici artisti, Paul Eluard, Man Ray, Lee Miller, Jean Cocteau.
Per ricordarlo, in occasione del cinquantesimo anniversario dalla scomparsa, il governo francese e quello spagnolo hanno organizzato congiuntamente il programma per un intero anno di omaggi, quasi 50 mostre in tutto il mondo, una mobilitazione senza precedenti per l’artista più famoso dell’arte moderna.
Anche la Costa Azzurra, sua patria d’elezione, partecipa alle celebrazioni. Mostre, proiezioni e percorsi attraversano i luoghi che lo hanno visto protagonista indiscusso dell’arte del ‘900. Catturato dalla luce e dai colori del Mediterraneo, negli anni ’30 l’artista soggiornò ad Antibes, Juan-le-Pins, Vallauris, Golfe-Juan, Cannes, Mougins. Traspare nelle opere di questo periodo felicità e gioia di vivere. Sono gli anni del suo legame con l’ex ballerina Olga Khokhlova, della riscoperta del Mediterraneo e dei suoi paesaggi di sole e di mare che gli ricordavano la Spagna in cui era nato.
Nel soggiorno ad Antibes dell’estate 1946 l’artista immaginò danze di fauni e ninfe, centauri, musici ed acrobati, Ulisse e le sirene, testimonianza di quella gioia di vivere che caratterizzò il suo magico incontro con la compagna di allora Francoise Gilot. Fra una natura esplosiva di luci e colori, di profumi mediterranei e resti di una grande civiltà del passato, prese nuova vita quella ricerca di conciliazione fra classico e moderno che già lo aveva portato al bisogno di unità, sintesi e abbreviazione formale tipica del Cubismo.
A Mougins, dove Picasso trascorse gli ultimi anni della sua vita, una serie di mostre, proiezioni e visite esclusive – Sulle orme del maestro – vengono proposte dall’Ufficio del Turismo in un percorso fra le stradine del villaggio alla scoperta dei luoghi dell’artista e delle mostre presentate per le celebrazioni.
All’ingresso del centro storico, stretto su un poggio come una conchiglia, una scultura in bronzo rende omaggio al rapporto del maestro del cubismo con il villaggio. Inaugurata l’8 aprile 2018 in occasione del 45° anniversario della morte di Picasso, ha dimensioni impressionanti: 2,40 m di altezza, 1,60 m di larghezza, 1,80 m di profondità e ben 500 chili di peso. L’opera, che si chiama semplicemente Pablo, è stata realizzata dall’artista olandese Gabriël Sterk, le cui sculture sono protagoniste dell’attuale retrospettiva all’aperto Monumental2023 (fino al 5 novembre).
Al MACM è esposta Picasso visto dagli altri, nei locali del vecchio lavatoio, con le foto del suo amico André Villers assieme a rare tavole filateliche con l’effigie di Picasso in Costa Azzurra. Proseguendo verso il centro del villaggio all’interno dell’antico forno comunale troviamo 40 fotografie di Henri Traverso, famoso fotografo delle star anni ’50-’60, raffigurano l’artista durante le sue peregrinazioni in Costa Azzurra. Qui si può anche ammirare la mostra appena aperta La via del rame, composta da 60 incisioni realizzate da Picasso assieme all’incisore Aldo Crommelynck.
Sulle tracce dell’affresco scomparso
Era l’estate del 1936 quando Picasso in compagnia di Dora Maar e del levriero afgano Kazbek decise di raggiungere nei dintorni di Mougins la pensione Vaste Horizon indicatogli da Fernand Léger, che allora viveva nel villaggio in attesa che venisse completata la sua casa di Biot. Panorami meravigliosi, calma, creatività e la deliziosa bouillabaisse preparata dalla padrona Celestine con il pesce fresco pescato la notte dal marito erano argomenti convincenti perché la pensione fosse vivacemente frequentata dalla felice banda di amici scesi da Parigi. Qui l’artista spagnolo tornò a più riprese fino al 1939, accompagnato da altri artisti del movimento surrealista come André Breton, Eluard, Penrose, Matisse, Cocteau, René Char.
Da non mancare la visita della stanza dove soggiornò per la prima volta. Oltre all’anima del luogo, una mostra di fotografie scattate da Dora Maar e Man Ray permette di immergersi in quel periodo spensierato e creativo tra le due guerre. Ma soprattutto al Vaste Horizon si può fantasticare sull’affresco dipinto da Picasso durante il suo soggiorno, giusto per rallegrare quel posto da lui ritenuto troppo anonimo. Sembra che l’affresco avesse scatenato le ire del proprietario che pretese immediatamente la cancellazione con parecchi secchi di calce e molte mani di vernice. Una fotografia di Dora Maar, recentemente ritrovata, ritrae una donna nuda e Picasso che dipinge sullo sfondo dell’Hotel, sarebbe questa l’unica traccia rimasta dell’affresco cancellato. Si può vedere in occasione della visita guidata, assieme ad altre di Man Ray.
Il Mas Notre -Dame-De-Vie: la tana del Minotauro
Circondata da tre ettari di terreno, tra ulivi secolari, grandi alberi di glicine e roseti curati dallo stesso artista, nel Mas Notre-Dame -De-Vie Picasso trascorse gli ultimi anni della sua vita insieme all’ultima moglie Jacqueline Roque. La villa, che ha visto passare nelle sue stanze i personaggi e gli artisti più importanti del ‘900, da Chaplin a Cocteau a Rubinstein, da Chirac a Rostropovich, venne strappata dall’artista non senza difficoltà ai proprietari Guiness. Il luogo, ampliato con due grandi ateliers, divenne l’immenso laboratorio, il teatro segreto del genio creativo di Picasso durante gli ultimi 12 anni della sua vita.
Qui riprese tutti i temi che aveva affrontato nel corso della sua folgorante carriera, in un gigantesco disordine si moltiplicavano le opere in quello che fu il periodo più produttivo della sua vita. A Notre-Dame-de-Vie si avverte il movimento perpetuo del lavoro creativo, dove l’artista, completamente assorbito dalla sua arte, volle vivere quasi in solitudine. In questa grande casa, ribattezzata la tana del Minotauro, il genio della pittura del ‘900, affascinato prima dal cubismo, sedotto poi dal surrealismo e dal neoclassicismo, continuò una produzione ininterrotta e febbrile, frutto di un interrogarsi continuo e di una radicale apertura verso le più diverse sollecitazioni. Qui lasciò alla sua morte opere d’arte del valore di oltre un miliardo di dollari. Per la cronaca La tana del Minotauro, la dimora segnata negli ultimi anni da un’operosità convulsa e da grandi tragedie (Jacqueline si sparò un colpo di pistola dopo poco più di un decennio di solitudine e di tristezza), è oggi proprietà del ricchissimo finanziere del Brunei Raio Withanage.
Attorno alla cappella adiacente al Mas Notre-Dame-de-Vie l’artista inglese Beth Carter offre le sue versioni del Minotauro attraverso tre opere monumentali, mentre all’interno ci si può ancora commuovere osservando le ultime fotografie dell’artista spagnolo scattate nel gran salon di Notre-Dame-de-Vie dal suo amico Lucien Clergue, celebre fotografo fondatore dei Rencontres d’Arles.