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Archivio Amoretti – Il volto della città nel secolo breve, Parma 1922 – 1997. Intervista ai curatori Cristina Casero e Andrea Tinterri

Archivio Amoretti, ritratto, anni '50
Archivio Amoretti, ritratto, anni ’50

L’archivio Amoretti come punto di osservazione del Novecento politico e culturale in mostra al Palazzo Pigorini, Parma. La mostra sarà disponibile al pubblico dal 9 Settembre. Ce ne parlano i curatori.

Cosa vi ha spinti a collaborare ad una mostra sul territorio parmigiano?

Cristina Casero: Io e Andrea collaboriamo da anni soprattutto grazie al nostro rapporto con l’Università di Parma. Ci sembrava naturale una ricerca sul nostro territorio.

Andrea Tinterri: Il nostro obiettivo è quello di comprendere come un archivio che, per buona parte, insiste su un territorio geografico circoscritto, possa diventare un interessante caso studio nazionale e, contemporaneamente, studiare i mutamenti e le oscillazioni del lavoro che ha attraversato e raccontato il Novecento.

Come nasce l’idea di una mostra sull’Archivio Amoretti?

CC: L’archivio conserva immagini di grande qualità e permette, dato l’ampio arco cronologico, di seguire le vicende di uno studio fotografico italiano la cui vicenda può in qualche modo essere paradigmatica dello stato della fotografia italiana.

AT: L’archivio Amoretti è, poi, la storia della mia famiglia. Il mio bisnonno Armando iniziò l’attività nel 1938. In occasione della donazione dell’intero archivio al Comune di Parma, abbiamo pensato di realizzare una mostra che potesse restituire tre generazioni di fotografi, un’incursione nel secolo breve.

Archivio Amoretti, Alfredo Zerbini, 1946
Cosa aspettarci da questa mostra? Come sarà articolata?

AT: Saranno esposte circa 150 fotografie, comprese tra il 1922, l’anno delle barricate di Parma e il 1997, anno dell’inaugurazione del monumento a loro dedicato, un modo per chiudere il cerchio e definire un perimetro. Le immagini vogliono ricostruire un clima politico e culturale, sia attraverso le fotografie di eventi del Novecento, come la visita di Benito Mussolini, i comizi per la campagna elettorale del 1948 in cui è ritratto Palmiro Togliatti sul balcone del palazzo del Governatore, il Giro d’Italia dello stesso anno con Bartali e Coppi, la visita del presidente Giovanni Gronchi o quella nel 1988 di Papa Giovanni Paolo II, sia attraverso una serie di ritratti che restituiscono il volto alla storia parmigiana e testimoniano una produzione ampia e diversificata, in cui la ritrattistica si mescola a scatti estemporanei di volti più o meno conosciuti che incrociano la vita culturale e mondana della città. La mostra è supportata dal contributo storiografico del Centro Studi Movimenti e in modo particolare dallo storico William Gambetta.

Qual è il tema principale che ruota intorno all’Archivio?

AT: Credo che l’aspetto interessante sia la sua duttilità, naturalmente in mostra abbiamo dovuto proporre una sintesi, escludendo molti dei suoi aspetti. L’Archivio Amoretti ha assolto al bisogno iconografico di una città e di un Paese raccogliendo più di 80.000 fototessere, servizi realizzati per committenti pubblici e privati, fotografie in ambito sportivo, ciclismo, calcio, rugby, collaborazioni con Storici dell’arte come Carlo Arturo Quintavalle, architetti come Guido Canali o artisti come Pietro Cascella.

CC: Bisogna sempre ricordare che la maggior parte degli scatti in circolazione non nascono da ricerche autoriali, ma da un lavoro di studio fotografico che, dovendo coniugarsi con le esigenze del committente, risulta interessante proprio per capire il gusto e i desideri di una società.

Archivio Amoretti, Gino Bartali al Giro d’Italia, 1948
Il ritratto è stato scelto come chiave di lettura delle fotografie donate al Comune di Parma. Cosa vi ha condotto a questa scelta curatoriale?

CC: Il ritratto ha sempre avuto nella storia della fotografia un ruolo essenziale, anche in chiave sociale. Che sia di studio, che sia ritratto preso in contesti più disinvolti, o ritratto inteso in senso lato come figura umana contestualizzata, permette di cogliere la volontà di rappresentarsi delle persone.

AT: Il ritratto all’interno dell’Archivio evidenzia chiaramente l’oscillazione linguistica e l’eterogeneità degli ambiti di interesse. Abbiamo per cui cercato di selezionare ritratti realizzati in studio, ritratti più estemporanei catturati durante manifestazioni politiche o culturali, ma anche ritratti di famiglia, in modo da evidenziare una dimestichezza quotidiana con il mezzo fotografico, che per gli Amoretti non era solo professione, ma strumento di registrazione quasi diaristica. In controluce, anche se non esplicito, è evidente anche un raffronto con l’uso contemporaneo della ritrattistica, un rapporto con il sé che è mutato, la funzione sociale del fotografo che non è più quella del Novecento.

Archivio Amoretti, Parma Calcio. Stadio tardini, anni ’60
Vi saranno fotografie particolarmente indicative all’interno dell’esposizione?

AT: Sicuramente il nucleo di immagini dedicate alla Barricate di Parma del 1922. Sono fotografie che spesso hanno scavalcato l’appartenenza geografica per diventare simboli di resistenza e rivolta contro i fascismi. Un’altra fotografia che ritengo interessante è il ritratto di Alfredo Zerbini, poeta dialettale, immortalato all’interno della sua abitazione, appoggiato al tavolo, con penna e foglio, essenziali strumenti di lavoro. Questa fotografia rivela una vicinanza amicale tra la famiglia Amoretti e il poeta, che in alcuni casi si è trasformata in sollecitazione di ricerca. Infatti nel secondo dopoguerra, Mario Amoretti, grazie al suggerimento dello stesso Zerbini, fotografò i borghi di Parma, proponendo una mappatura esaustiva che oggi risulta importante anche per ricostruire una fisionomia urbana ormai mutata.
L’ultima fotografia che vorrei citare immortala Giovanni Amoretti, all’età di 6 anni, intento a leggere la rivista Progresso Fotografico, di cui la famiglia tutt’oggi conserva le annate complete dagli anni Trenta agli anni Settanta. Questo scatto testimonia la necessità di aggiornamento professionale e quella curiosità iconografica che rendeva gli Amoretti consapevoli del proprio ruolo di produttori di immagini.

Giovanni e Armando Amoretti,1948

ARCHIVIO AMORETTI – Il volto della città nel secolo breve, Parma 1922 – 1997
Inaugurazione 8 settembre 2023, ore 18.00
9 settembre – 5 novembre
Mercoledì – domenica, dalle 10 alle 19
Palazzo Pigorini, strada della Repubblica, 29/A
pigorini@comune.parma.it

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