Dall’esordio dei collages selvaggi per le strade di Parigi alle mostre al Brooklyn Museum, allo SFOMA e al Palais di Tokyo. L’artista JR approda a Roma con una mostra vertiginosa
Spaccati, scorci inclinati. Aperture vertiginose e squarci che – spezzando l’uniformità urbanistica dei quartieri cittadini – segnano una discrepanza tra vecchio e nuovo, interno ed esterno. Esercitando sui passanti un’attrazione magnetica. All’interno del prestigioso hotel St. Regis Rome, la Galleria Continua presenta la prima personale capitolina di JR (Parigi, 1983). Figura di spicco dello scenario internazionale che, a partire dagli anni Duemila, si è distinto per le sue installazioni di vocazione Street, totalmente autofinanziate.
“Ho cominciato facendo graffiti in un periodo in cui non erano in voga, poi sono passato al disegno e alla fotografia”, ha raccontato l’artista durante l’inaugurazione della mostra, fruibile fino al 4 novembre, che prende il titolo da “La Ferita” da lui realizzata sul quattrocentesco palazzo Strozzi di Firenze, nel 2021. Un’installazione a collage alta 33 metri e larga 28 che, montata sulla facciata dell’edificio, ne rivelava il colonnato interno. Insieme a un’immaginaria sala espositiva con opere di Botticelli e lo sfondo della biblioteca dell’Istituto Nazionale di studi sul Rinascimento.
Archeologia del presente
Un’opera d’arte in continuità con “Punti di fuga” – lo strappo di oltre 600 metri quadrati realizzato qualche mese dopo sulla facciata di Palazzo Farnese a Roma – e con l’abisso topografico posizionato ai piedi della Tour Eiffel. Una distorsione del tessuto parigino che poneva il monumento a cavallo di un enorme precipizio. Le otto opere accolte dalla Galleria Continua – sezioni preparatorie, planimetrie e collages delle installazioni passate – fanno da cornice ad una nuova Ferita site specific, dove, tra pavimento e pareti, JR ha fatto spazio ad una veduta di Roma con la cupola di San Pietro all’orizzonte. “Roma è una città dove ho iniziato a lavorare da quando ero molto giovane. Mi piace questa relazione con una città che non è la mia, ma dove mi sento bene. Quando giro in bicicletta osservo il paesaggio urbano per trovare l’angolo in cui potrà inserirsi il prossimo progetto”, ha spiegato JR, aggiungendo che la sua è una ricerca inesauribile.
L’iter processuale dell’artista è poliedrico. Si inserisce concettualmente tra la grafica, la fotografia e l’architettura sulla scia del tema della rovina e dell’archeologia del presente. La tecnica deformante dell’anamorfosi da lui utilizzata, sembra figlia del gusto Seicentesco per l’illusionismo. E, al contempo, la vocazione per l’inganno ottico nella direzione della decostruzione e dell’ambientamento, sembra anche strizzare l’occhio ad artisti che hanno fatto la storia dell’anarchitettura e dell’antimonumento. Primo fra tutti: Gordon Matta Clark. Esemplari gli interventi di JR al Louvre (2016, 2019), alle Piramidi di Giza (2021) e alla Porta di Brandeburgo di Berlino (2018).
Al Festival del Cinema di Roma
“È molto importante capire che il mio lavoro cambia nella visione a seconda del punto di vista, proprio come accade nella vita”, ha sottolineato JR rivolgendosi ad Artslife. Ma la proposta di punti di vista inusitati non è puramente estetica, essa è anche e soprattutto relazionale. “Nell’installazione che ho realizzato per questa mostra si vede nuovamente quanto conti per me che il fruitore visiti l’immagine entrando a farne parte”. Lodevole l’impegno sociale che accompagna con costanza le installazioni di JR, il quale ha di recente aperto un ristorante per i senzatetto e i rifugiati a Parigi, creato una gigantesca installazione alla recinzione del confine tra Stati Uniti e Messico e dato vita ad una mostra all’interno dell’ospedale dismesso di Ellis Island.
L’artista ha confidato le sue intenzioni di presentare al Festival del Cinema di Roma del prossimo ottobre il film girato sul lavoro da lui svolto nell’arco di tre anni all’interno di una prigione di massima sicurezza in California. Una ricerca che indaga i modi in cui l’arte può aiutare, per l’appunto, a cambiare prospettiva anche a livello esistenziale.