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Artemisia Gentileschi. Dai depositi della Royal Collection britannica è emerso un dipinto creduto perduto

Artemisia Gentileschi, Susanna and the Elders (c. 1638–39) following the completion of extensive conservation treatment. Photo: Royal Collection Trust / © His Majesty King Charles III 2023.
Artemisia Gentileschi, Susanna and the Elders (c. 1638–39) following the completion of extensive conservation treatment. Photo: Royal Collection Trust / © His Majesty King Charles III 2023.
Un dipinto di Artemisia Gentileschi, creduto perduto, è stato riscoperto nella Royal Collection del Regno Unito. Si intitola Susanna e i vecchioni e fu realizzato dalla pittrice barocca mentre lavorava con suo padre Orazio alla corte di re Carlo I a Londra negli anni Trenta del Seicento.

Il dipinto, finora erroneamente attribuito a un pittore di scuola francese, era conservato (per così dire) in un deposito dell’Hampton Court Palace per oltre 100 anni e versava in pessime condizioni. A dargli nuova vita – in più sensi, vista la riattribuzione – è stato lo storico dell’arte Niko Munz, che insieme a un team di curatori della Royal Collection era alla ricerca dei dipinti che gli esperti ritenevano perduti o venduti dalla casata reale in seguito alla morte di Carlo I nel 1649.

Appassionato collezionista d’arte e mecenate, Carlo I possedeva ben sette dipinti di Artemisia Gentileschi, anche se a noi ne è arrivato solo uno, Autoritratto come allegoria della pittura (1638-9 circa). Almeno così si credeva, fino a quando Susanna e i vecchioni non è emerso dai depositi, impolverato e danneggiato, ma ancora del tutto somigliante alla descrizione che nei documenti si faceva dell’opera acquistata da Carlo I. A fugare ogni dubbio ci ha pensato la dicitura “CR”, riferita a “Carolus Rex”, che indicava che l’opera era effettivamente appartenuta al sovrano.

In particolare, a commissionarla fu moglie del re, Henrietta Maria, intorno al 1638-39, che inizialmente lo posizionò sopra al caminetto di un salottino incluso nei suoi appartamenti. Nel 1660, dopo un restauro, fu donato al figlio del re Carlo II ed esposto nella Somerset House. Un’ulteriore testimonianza della sua vita reale è un acquerello del 1819 che lo mostra appoggiato a un muro nella camera da letto della regina a Kensington Palace. Le ultime notizie risalgono infine al 1862, quando dopo una pesante ridipintura l’opera fu trasferita a Hampton Court Palace.

Anche il soggetto del dipinto, Susanna e i vecchioni per l’appunto, è perfettamente in linea con la poetica di Artemisia Gentileschi, interessata a raccontare le grandi figure femminili della storia. In questo caso la vicenda di Susanna è di origine biblica, e racconta di una ragazza osservata e da due uomini mentre faceva il bagno. Susanna respinse le avance, ma fu in ogni caso costretta a subire un processo dopo che furono mosse contro di lei false accuse di infedeltà.

Un impegno – quello di Gentileschi nel dare voce a queste storie di soprusi e ingiustizie, ma anche di coraggio e rivalsa – che trova grande eco nella contemporaneità e sta dando slancio alla riscoperta e all’approfondimento dell’opera dell’artista. Tanto che recentemente sono stati diversi i dipinti di Artemisia riportati alla luce.

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