Nobody Knows the Trouble I’ve Seen è il titolo della personale che Hauser & Wirth Monaco dedica a Mark Bradford. In mostra le opere che l’artista americano ha realizzato ispirandosi al ciclo di arazzi medievali La caccia all’unicorno, lavoro dal grande fascino e mistero. Dal 29 settembre 2023 al 10 Febbraio 2024.
Il punto di partenza è un’opera avvolta nel mistero. Un manufatto che non reca firma, né marchio dell’arazzeria che lo ha intessuto, né nomi di artista o di tessitori, e nemmeno si conosce la destinazione e l’uso originale. Del ciclo di arazzi La caccia all’unicorno sappiamo solamente che è stato tessuto probabilmente nei Paesi Bassi all’inizio del XV° secolo ed è stato esposto per la prima volta nel 2021 alla Fundação de Serralves in Portogallo.
L’opera illustra in modo dettagliato la storia di un gruppo di cacciatori e segugi all’inseguimento dell’Unicorno e della sua finale cattura e morte. Spesso considerati dalla teologia cristiana un’allegoria della crocifissione e della Resurrezione, questi arazzi ritraggono un mondo denso e onirico, popolato da centinaia di specie vegetali e animali in cui ecosistemi di predatori e prede si moltiplicano.
Oggi, a secoli di distanza dalla sua creazione, Mark Bradford recupera l’iconografia del ciclo di arazzi – genere da lui definito come i fumetti della vecchia scuola – e la trasporta su tela utilizzando strati di carta e calce lavorati con le sue tipiche tecniche di levigatura, strappo e ossidazione. Un modo di collegare mondo contemporaneo e il Medioevo, ma anche per concentrarsi sulle figure relegate ai margini della storia che spesso, in tempi di turbolenza, sono le ultime a ricevere aiuto e conforto, con l’Unicorno a farsi simbolo di tutte queste minoranze.
Un’intenzione sottolineata anche dal titolo scelto per la mostra. Nobody Knows the Trouble I’ve Seen prende infatti il nome da un canto tradizionale, uno spiritual cantato dagli schiavi africani negli Stati Uniti d’America durante il XVII° e il XVIII° secolo. Non precisando l’”io” in questione, Bradford non fornisce prescrizioni ma lascia che l’impatto socio-critico dell’opera scaturisca dalla sua risonanza materiale e tematica.
Un grande progetto che Hauser & Wirth, nella sua sede di Monaco, impreziosisce con un allestimento scenico e immersivo. L’intero spazio è avvolto in da murale site-specific, mentre globi neri dai continenti bruciati pendono dal soffitto, così da oscurare la luce naturale proveniente da un lucernario sovrastante. Di diverse dimensioni, i globi alludono alla miriade di prismi sociali, politici ed economici attraverso i quali gli individui possono avvicinarsi al mondo.