Vincitore del Compasso d’Oro alla Carriera, Branzi aveva co-fondato nel 1966 lo studio Archizoom, think thank del design più radicale
“Avrei voluto conoscere Mark Rothko, ma anche Francis Bacon. Gli artisti e i poeti mi interessano più degli architetti e dei designer, che in generale sono noiosi”. Queste parole, tratte da un’intervista del 2013, tratteggiano abbastanza fedelmente la figura dell’architetto e artista Andrea Branzi, uno dei padri del design italiano, Compasso d’Oro alla Carriera. E aiutano a fissarne l’identità nella memoria, mentre si apprende la triste notizia che Branzi è morto all’età di 85 anni. Notissimo per aver fondato nel 1966, assieme a Massimo Morozzi, Paolo Deganello e Gilberto Corretti, lo studio Archizoom, think thank del design più radicale. Professore alla Facoltà di Design del Politecnico di Milano, Branzi fu tra i fondatori di Domus Academy, scuola di design di Milano.
Nel 1982 Branzi aveva aperto un proprio studio, che si occupava di architettura, urbanistica, interior design e industrial design. Tra i suoi progetti più importanti quello per la nuova Galleria d’Arte Moderna ad Arezzo (1987), e il progetto Tokio City X per Mitsubishi Co. (1990). E ancora la ricerca sul futuro degli uffici Citizen Office per Vitra (1993), con Michele De Lucchi e Ettore Sottsass. “Un gigante del pensiero radicale sugli spazi umani”, così lo ricorda Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano. “Un sofisticato storico della progettualità italiana, un designer visionario capace di abitare con ironia altri universi e mondi paralleli. Ci regala un’eredità potente e generativa di opere e testi – e un film prodotto un anno fa da Triennale che a tutti gli effetti è il suo testamento intellettuale“.