Print Friendly and PDF

Il pittore delle Sirene. Intervista a Michelino Iorizzo

Michelino Iorizzo, Galene (dettaglio), tempera grassa e olio su tavola, 50x60 cm, 2023, courtesy dell’artista Michelino Iorizzo, Galene (dettaglio), tempera grassa e olio su tavola, 50x60 cm, 2023, courtesy dell’artista
Michelino Iorizzo, Galene (dettaglio), tempera grassa e olio su tavola, 50x60 cm, 2023, courtesy dell’artista
Michelino Iorizzo, Galene (dettaglio), tempera grassa e olio su tavola, 50×60 cm, 2023, courtesy dell’artista

Negli spazi di Palazzo Coelli a Orvieto oltre 30 opere site specific per un percorso immersivo nella pittura dell’artista Michelino Iorizzo

Nella dimora gentilizia di Palazzo Coelli a Orvieto inaugurerà, sabato 14 ottobre, la mostra personale “Volti d’acqua. Il Canto Blu delle Sirene” dell’artista Michelino Iorizzo (Roma, 1971). Un percorso immersivo sulle tracce delle creature delle acque che da sempre affascinano l’immaginario umano. La mostra, a cura di Francesca Romana de Paolis, patrocinata dal Comune di Orvieto e supportata dalla BM Art Gallery, comprende oltre 30 opere site specific, realizzate con tempera grassa e olio su tavola e su tela. Accompagnate da una composizione del musicista Filippo Fossà con echi di voci femminee e vibrazioni provenienti da ambienti subacquei profondi. Un lavoro di rielaborazione del mito sirenico di cui Iorizzo ci racconta in esclusiva in questa intervista nel suo atelier romano.

Dopo un percorso di insegnamento alle Accademie Orientali (Hubei, Cina), hai iniziato come paesaggista tra il figurativo e l’informale per poi approdare alla ritrattistica. Le tele degli ultimi tempi vedono spesso protagoniste figure femminili tratte dalla mitologia. Quando hai iniziato ad interessarti a questo ambito e perché?
Intorno al 2013 la mia ricerca pittorica ha cominciato a virare verso le lande del mito. All’inizio studiavo le sculture classiche e il modo di rivisitarle in chiave contemporanea. In seguito le Muse da cui traevo ispirazione hanno preso a diventare “reali”, secondo un processo interiore peculiare, che dura ancora oggi. Le Muse con le quali dialogo si palesano nel mio immaginario, ma al contempo si fanno sempre più tangibili e riportarle sulla tela è il mio modo per rispondere all’urgenza di renderle presenze autentiche e tangibili. Una dinamica che potremmo dire esattamente contraria a ciò che accade oggi con il Metaverso.

 

Michelino Iorizzo, Teti, tempera grassa e olio su tavola, 70x70cm, 2023, courtesy dell’artista
Michelino Iorizzo, Teti, tempera grassa e olio su tavola, 70x70cm, 2023, courtesy dell’artista

I volti eterei sui quali ti focalizzi sembrano calati in una dimensione che rifugge le coordinate spazio-temporali. Chi ci vede donne di altre epoche, chi figure ultraterrene. Hai dei riferimenti iconografici dai quali prendi ispirazione?
Sicuramente lo studio degli antichi maestri influisce sulla mia arte. La frequentazione dell’antico per il mio fare pittura è fondamentale. Uno dei frutti di questo dialogo con il passato è la tecnica che utilizzo: tempera grassa e olio su tavola o su tela. Una tecnica che molti artisti nei secoli hanno adottato per ridurre i tempi di realizzazione dell’opera. Quanto all’iconografia, i modelli cui mi rifaccio provengono dalla vita: da incontri, dalle visite ai musei e alle mostre. Direi che i passaggi che mi portano alla resa dei miei volti possono essere sintetizzati così: assorbo le immagini, metto a fuoco il tema della mia ricerca e poi lo reifico pescando nella mia memoria e nella mia anima.

Le Sirene sono creature a proposito delle quali – dalle grottesche pompeiane ai preraffaelliti, da Böeklin a Hoffman e Edoardo Dal Bono, fino all’inedita interpretazione di Magritte, tra gli altri – infiniti artisti si sono prodigati nel tentativo di restituirne un profilo… Cosa rappresentano per te le Sirene?
La Sirena viene fuori, nella mia arte, da una sintesi di studi portati avanti durante gli anni. Da tempo dipingo pesci e questo è un filone della mia pittura che è che mi ha portato fino in Cina. Il passo successivo è stato approdare al ritratto femminile. La somma dei due cicli pittorici mi ha condotto in modo naturale a queste mie creature ibride, per metà donna e per metà organismi marini. Nei miei dipinti le Sirene hanno sempre l’aspetto di essere immersi in un liquido, che può essere variamente interpretato come oceanico, onirico, amniotico…

 

Michelino Iorizzo, Azzurra, (dettaglio), tempera grassa e olio su tavola, 100x100 cm
Michelino Iorizzo, Azzurra, (dettaglio), tempera grassa e olio su tavola, 100×100 cm

La tua pittura è molto versatile e si adatta a tele di grandissimo formato fino a toccare il frammento, di solito realizzato su tavola dove compaiono solo alcuni dettagli di un volto: un occhio, una bocca, una mano. Qual’è il pregio di un opera di piccolo formato? C’è una relazione tra questo tipo di opere e le icone sacre?
Naturalmente l’approccio con il grande formato favorisce l’esplicarsi della mia gestualità. Nel realizzare un’opera di piccole dimensioni la sfida è sempre quella di riuscire a condensare nel poco il molto, nello spazio di pochi centimetri tutta la gamma delle emozioni. In questo mi è venuto incontro lo studio delle icone antiche. Dalla lettura delle icone infatti ho carpito alcuni espedienti cruciali che ho traghettato nel contemporaneo. Personalmente credo che il pregio di un’opera-frammento, realizzata nel presente, risieda proprio nel suo manifestare una matrice bifronte. È un oggetto d’arte contemporanea che parla il linguaggio antico delle icone sacre.

Quando hai iniziato a dipingere su legno? C’è una storia dietro le enigmatiche tavole lignee sulle quali lavori?
La pittura su tavola mi ha sempre affascinato ed è qualcosa che a che fare di nuovo con i miei studi sulle icone antiche. Quando ho iniziato a usare il supporto ligneo ho provato tecniche sperimentali. Ad esempio ci incollavo sopra la carta Kraft, una maniera che trovavo congeniale al processo di stratificazione della materia pittorica. E alcune tavole recenti sono il risultato di ricerche fatte in riva al mare: è incredibile quello che a volte le onde riescono a portare sulle spiagge. Gli ultimi tesori che ho raccolto sono probabilmente frammenti di imbarcazioni, che l’acqua marina a sapientemente logorato e lavorato in forme perfette per la mia pittura su legno.

 

Michelino Iorizzo, L’occhio verde, tempera grassa e olio su tavola, 30x30 cm, 2023, courtesy dell’artista
Michelino Iorizzo, L’occhio verde, tempera grassa e olio su tavola, 30×30 cm, 2023, courtesy dell’artista

Amante come Hemingway della pesca, ami fare escursioni in mare. È in quelle circostanze, nelle quali ti ritrovi a tu per tu con l’alterità degli abissi, che trai ispirazione per le tue ‘opere acquatiche’?
Credo che il mare sia fonte d’ispirazione perenne per tutte le arti. Per quanto mi riguarda il contatto con distese d’acqua che si perdono a vista d’occhio è rigenerante. Porta freschezza alla mia vocazione artistica, come un dilatarsi della mente, un guizzo nuovo nella mia creatività.

Recentemente Paolo Sorrentino ha rivelato che sta lavorando a un film sulla storia della sua città, Napoli e sulla figura che le diede origine, ossia la Sirena Paetenope. C’è una Sirena, una ninfa, una divinità marina alla quale sei più legato?
Galatea è senza dubbio la mia preferita: colei che protegge chi va per mare. Nel campo degli abissi è tra le creature mitologiche più docili. Galatea è l’antitesi di mostri come Scilla e Cariddi, che attiravano con il canto i marinai destinandoli a perire rovinosamente tra gli scogli.

 

Michelino Iorizzo, Galatea, (dettaglio), tempera grassa e olio su tavola, 150x230 cm, 2023, courtesy dell’artista
Michelino Iorizzo, Galatea, (dettaglio), tempera grassa e olio su tavola, 150×230 cm, 2023, courtesy dell’artista

Perché secondo te è importante che il mito, con tutto il suo bagaglio di varianti e disletture, continui ad essere reificato e traslato nel contemporaneo?
Il mito rimane per me una fonte inesauribile. L’immaginazione mi aiuta a dipingere il mondo che ho in mente. Anche se a volte mi capita di rimanere come sospeso in un limbo. Insoddisfatto della mia stessa interpretazione quando non arriva a toccare ciò che si mi si fa chiaro nell’intelletto. Avviene uno scarto tra immaginazione e interpretazione pittorica che genera una necessità di meditazione, di distacco e di ritorno sull’opera, di limatura. In queste circostanze ciò che mi dona conforto è pensare a quando Monet di nascosto andava ritoccare le sue ninfei al Louvre con la tavolozza sotto il cappotto!

Commenta con Facebook