A ideare la mostra Viaggio nella musica di Miecio Horszowski è la Casa della Musica di Parma, che attraverso documenti e contributi di varia natura racconta la storia di un enfant prodige che si è fatto Maestro. Dal 30 settembre 2023 al 30 giugno 2024 nelle sedi dei Musei della Musica di Parma.
La poetessa americana Louise Elisabeth Glück, Premio Nobel per la Letteratura nel 2020 e scomparsa qualche giorno fa, il 13 ottobre 2023, concluse la sua poesia Nostos con questi versi: “Guardiamo il mondo una volta, da piccoli. Il resto è memoria“. Per farci un’idea di una persona, dunque, potrebbe bastare osservare attentamente la sua infanzia. Quella di Mieczyslaw Horszowski, pianista e musicista nato nel 1892 a Leopoli, oggi città dell’Ucraina e all’epoca parte dell’Impero Austro Ungarico, è in effetti piuttosto eloquente di quel che sarà la sua storia. Miecio, soprannome datogli forse anche per comodità, a sette anni si trasferisce a Vienna con la madre per motivi di studio e dà inizio al suo percorso verso la leggenda.
Il bambino suona 6 ore al giorno: 4 ore di pianoforte e 2 di violino e scrive sue composizioni. Frequenta teatri e assiste a concerti e opere liriche. Si esibisce a casa del maestro Leschetizky, l’insegnante più famoso della Vienna del tempo, davanti a importanti personalità della città. A soli 10 anni, nel 1902, inizia la sua carriera di concertista esibendosi alla Sala Bösendorfer, una delle sale da concerti più frequentate di Vienna. Da quel momento intraprende diverse tournée tra Europa e Sud America, sia come solista che con orchestra. Nel 1906 tiene il suo primo concerto all’Accademia di Santa Cecilia di Roma. Nello stesso anno debutta al Teatro La Scala di Milano dove, sotto la direzione di Leopoldo Mugnone, suona il Concerto in re minore di Mozart e il Concerto in sol maggiore di Beethoven con cadenze scritte da lui stesso. Un enfant prodige, insomma, che a 14 anni aveva già raggiunto traguardi straordinari che per gli 86 anni che ancora avrà da vivere ricorderà (e ripeterà) perfezionandoli sempre più.
La sua carriera, che lo ha portato ad esibirsi nei teatri e nelle sale più importanti del mondo, viene oggi ripercorsa dai Musei della Musica di Parma, che nelle sue tre sedi – Museo dell’Opera, Casa del Suono e Museo Casa natale Arturo Toscanini – racconta l’evoluzione di un bambino che diventerà un maestro assoluto della musica del Novecento. Per farlo sono stati riuniti documenti originali e inediti tra cui diari, lettere, fotografie e prestigiosi autografi di importanti protagonisti della storia, non solo musicale. Molti di questi provengono dall’archivio stesso di Miecio, donato nel 2015 all’Archivio Storico del Teatro Regio di Parma. A legarlo alla città, oltre alle numerose esibizioni che vi ha tenuto, anche il legame e l’amicizia con Arturo Toscanini, celebre direttore d’orchestra parmigiano.
Un rapporto iniziato nel 1906, quanto Toscanini invitò il giovane pianista e sua madre, che si trovavano a Montevideo, in Uruguay, a sentire l’opera Tristano e Isotta che dirigeva al Teatro Municipal. Da quel momento lo scambio umano e professionale non si interruppe più, tanto che si crea una sorta di legame padre-figlio tra i due. Fu Toscanini, alla scoppio della Seconda guerra mondiale a convincere Miecio a trasferirsi a New York, dove lui già abitava con la moglie Carla. Ad accoglierlo al porto della città, il 15 dicembre 1941, trova proprio Carla Toscanini e l’amico Doda Conrad, artista e cantante lirico. Nel 1953, per citare solo il più importante degli eventi che condivisero, il pianista eseguì sotto la direzione di Toscanini e con la NBC Symphony Orchestra, il Concerto per pianoforte e orchestra nº2 in si bemolle minore, Op.66 di Giuseppe Martucci alla Carnegie Hall.
La mostra – che si avvale anche di contenuti video, di una guida a fumetti per rendere i contenuti più accattivanti ai bambini e adolescenti e di un’applicazione che permette di accedere al percorso attraverso testi ad alta leggibilità, grafica e gaming – approfondisce anche altre celebri figure di cui Horszowski fu amico. Come Pablo Casals, violoncellista e direttore d’orchestra spagnolo noto per la sua opposizione al regime franchista; il presidente John Fitzgerald Kennedy e la first lady Jacqueline alla cui presenza suonò nel 1961; la Regina Alexandra d’Inghilterra, trisnonna dell’attuale Re Carlo III, che lo volle a Buckingham Palace nel 1906; Papa Pio X, per cui suonò nello stesso anno.
Ma come suonò? Bene, certamente. Ma cosa aveva di speciale, di magico il modo in cui proiettava sui tasti, per mezzo delle dita, la sua musica? “Ciò che colpisce anzitutto nel modo di suonare di Horszowski è la bellezza del suono, un suono che oggi non si sente più. Quando suona tutto sembra facile e senza sforzo, come se suonare il piano fosse semplice come parlare“, racconta il pianista americano Murray David Perahia. Che continua definendo le sue interpretazioni come “un viaggio musicale di straordinaria penetrazione attraverso il processo stesso della creazione, che dà il significato più profondo all’opera presentata“. Miecio aveva dunque la capacità di esaltare la capacità della musica di rapire, trascinare via la coscienza dalla sua ancora terrena e trasportarla altrove. “Non mi dispiace adoperare il termine `spiritualità´, sovente abusato. Tuttavia è questa parola che associo al nome di Horszowski. Totalmente immerso nella musicalità, mai accademico, il suo modo di suonare è un canto continuo: un canto che per coloro che sanno ascoltare è quello dell’uomo saggio“.