Hauser & Wirth vende sul velluto, Pace non riesce a piazzare il Rothko da 40 milioni e così l’opera più preziosa di Paris+ par Art Basel 2023 rimane il dipinto di Kerry James Marshall venduto per 6 milioni da David Zwirner. Delude, almeno all’apparenza, Gagosian; tante, in generale, le grandi acquisizioni sparse. Ecco le principali.
Parigi ha compiuto un altro passo simbolico e pratico nella sua scalata verso l’apice del mercato dell’arte. La seconda edizione di Paris+ par Art Basel si è conclusa e con essa l’interregno della fiera parigina al Grand Palais Éphémère. L’anno prossimo, con l’approdo nella sede ufficiale del Grand Palais, tutti si aspettano l’esplosione definitiva di una rassegna che già quest’anno ha accorciato, se non annullato, la distanza che la separava da una rivale agguerrita come Frieze; la distanza dalla forse inarrivabile Art Basel, invece, è ancora da limare. Detto ciò, i 38 mila visitatori, la massiccia presenza di collezionisti da tutto il mondo e dei rappresentanti di più di 170 rappresentanti di importanti musei e istituzioni internazionali hanno già consacrato l’evento come un appuntamento imperdibile. Se poi si aggiunge il fascino della novità e il potere seduttivo di Parigi, la pozione magica è pronta.
Alla fine della fiera, in ogni senso, il parametro principale da considerare è però (quasi) sempre solo uno: quanto e come hanno venduto le gallerie? La pozione magica ha fatto effetto? In particolare, siamo ad analizzare gli affari intercorsi dopo i giorni di preview – quelli dove i collezionisti possono muoversi in anticipo e acquistare in via priorità le opere che desiderano, e dunque i più delicati – dove a girare per gli stand non sono i grandi compratori, che però potrebbero sempre decidere di tornare in fiera dopo qualche ora di riflessione.
Era quello che sperava, forse più di tutti, Pace. La galleria con sedi in America, Europa e Asia aveva presentato l’unico vero dipinto folle, fuori scala dell’evento: Untitled (Olive over Red) di Mark Rothko, valutato attorno ai 40 milioni di dollari. Se tutti sono passati almeno una volta dal suo stand per ammirarlo, nessuno si è però convinto ad acquistarlo. Il rammarico per la mancata vendita non può però oscurare il coraggio della galleria, che ha rischiato portando un’opera di livello museale, alzando notevolmente il prestigio e l’ambizione dell’intera fiera. Pace si è comunque consolata con la vendita di ben tredici opere, tra cui Parallels di Adolph Gottlieb (850 mila dollari) e Red-Orange Brain di Loie Hollowell (450 mila).
Del clamoroso tutto venduto di Hauser & Wirth abbiamo già parlato, così come delle tante e importanti vendite di Xavier Hufkens (Brussels), Lisson, Thaddaeus Ropac e David Zwirner. Quest’ultimo, in particolare, ha conseguito con un dipinto di Kerry James Marshall la cessione migliore di Paris+ (6 milioni di dollari). Tra chi invece ha vissuto il meglio della sua esperienza nella seconda metà della fiera c’è Levy Gorvy Dayan (New York, Hong Kong, London, Paris), che ha perfezionato tre grandi affari quando solitamente si ha più difficoltà: La Rivière 2ème état (sans socle) di Aristide Maillol (3.5 milioni di dollari); importanti anche le vendite di All that Rises Must Converge / Red (1.2 milioni circa) di Barbara Chase-Riboud e Untitled di Cy Twombly (550 mila circa).
Si dice che molto spesso gli stand monografici, in fiera, non paghino, troppo alto il rischio di portare opere di un solo artista: e se non piace? In tal senso Paris+ ci restituisce un verdetto controverso. christian berst (Paris) durante la prima mattina di preview ha conseguito il 70% delle sue vendite, concentrate sull’artista ceca Anna Zemánková, per cui la fascia di prezzo variava dai 20 ai 40 mila dollari. Applicat-Prazan (Paris), con uno stand incentrato sul pittore Jean Hélion – che nel ‘900 ha fatto un percorso in controtendenza, muovendosi da un astrattismo stile Mondrian a un figurativismo volumetrico e ancorato al reale – è invece rimasta ferma alle (seppur grandi) prime due vendite: La Belle Etrusque (ou le porteur de citrouille) (1-1.2 milioni di dollari) e Trois nus et le gisant (650-680 mila dollari). Blum (Los Angeles, Tokyo, New York) ha venduto sette dei dipinti di Lonnie Holley, i più preziosi a 100 mila dollari.
Capitolo italiane. Se MassimoDeCarlo è rimasta ferma alle vendite del primo giorno – un dipinto di Jennifer Guidi (120-160 mila dollari), Erneaux. Le jeune homme di Lenz Geerk (60 mila) e haunts hued tarried there di John McAllister (25-30 mila) -, Cardi Gallery (Milan, London) ha carburato col tempo ed è infine riuscita a chiudere otto cessioni, tra cui un Untitled in acciaio e plexiglass di Donald Judd (900 mila dollari).
Alcune grandi vendite random: Portrait of Mr. Uhlan di Alexander Calder da Peter Freeman, Inc. (New York), venduto a 950 mila dollari; Two Bonsais with Cressey, Frimkess, and Kusaka di Jonas Wood da David Kordansky (Los Angeles, New York), venduto a 1.4 milioni di dollari; Spanish And Pagan Gold To Purple Garnet di Anish Kapoor da Mennour (Paris), venduto a 750-800 mila dollari; Untitled (Sorry Not Sorry) di Barbara Kruger da Sprüth Magers, venduta a 850 mila dollari; Ford Crown Vic di Ed Ruscha da Vedovi Gallery (Brussels), venduto a 1 milioni di dollari; How the Fuck Do You Think How I Am di Tracey Emin da White Cube, venduto a 990 mila dollari.
Ne esce come grande delusa Gagosian, colosso galleristico multinazionale che pare aver concluso un’unica vendita: Impronte di luce, un olio su tela di Giuseppe Penone (400 mila euro). Che ci siano dietro affari non divulgati? Una strana operazione strategica? Può essere tutto, ma limitandoci ai dati dichiarati non possiamo che riportare il solo affare sopracitato.