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Parigi. L’infinito di Michelangelo Pistoletto si schiude alla luce di Daniel Buren

Daniel Buren - Michelangelo Pistoletto, (C) Photo - Hafid Lhachmi Daniel Buren - Michelangelo Pistoletto, (C) Photo - Hafid Lhachmi
Daniel Buren - Michelangelo Pistoletto, (C) Photo - Hafid Lhachmi
Daniel Buren – Michelangelo Pistoletto, (C) Photo – Hafid Lhachmi
Al Palais d’Iéna di Parigi è in scena l’incontro artistico tra due maestri dell’arte contemporanea: Michelangelo Pistoletto e Daniel Buren. Con un’opera ciascuno, i due occupano l’intero salone del palazzo e firmano una mostra inedita curata da Matthieu Poirier e supportata da Galleria Continua.

L’infinito si schiude lentamente, come un pulcino che piano piano rompe il guscio dell’uovo e si affaccia al mondo. Con lo stesso progredire Divisione – Moltiplicazione di Michelangelo Pistoletto si distende per il grande salone del Palais d’Iéna, dividendosi in in sette pannelli specchiati, inizialmente chiusi e a mano a mano sempre più aperti. Al loro interno una superficie riflettente, su cui è impresso il celebre simbolo dell’artista, il Terzo Paradiso, ovvero una riformulazione del segno matematico dell’infinito. I due cerchi opposti significano natura e artificio, mentre l’anello centrale è la congiunzione dei due e rappresenta il grembo della rinascita.

Se nei primi pannelli, raccolti fino quasi a chiudersi, esso si riflette moltiplicandosi in modo retorico, come una cellula che per osmosi è in grado di generare solo ciò che è identico a lei, nei passaggi successivi i pannelli sono sempre più aperti, sono finalmente sensibili alle suggestioni esterne. Come la coscienza umana che prende consapevolezza di sé, e solo a quel punto inizia ad accogliere il resto del mondo. E quindi a cambiare.

Nel caso della mostra, a modificare Divisione – Moltiplicazione interviene l’opera di Daniel Buren Allegro ma non troppo. Si tratta di una serie di retini colarati che l’artista ha applicato alle ampie vetrate del palazzo, le quali si trovano improvvisamente arricchite da una sorta di mosaico contemporaneo, che filtra la luce solare e la restituisce all’ambiente satura di cromie accese. Esse si distribuiscono sul pavimento prima di tuffarsi tra gli specchi pistolettiani, che le rispediscono indietro uguali e moltiplicate, sublimate dalla riflessione.

Così, nel complesso, la mostra assume in primo luogo una grande componente estetica ed esperienziale, con un imprevedibile gioco di colori e rimandi ad animare e cambierei in continuazione l’ambiente. In secondo luogo rappresenta un incontro preziosi tra due giganti dell’arte contemporanea, quali Pistoletto e Buren. Infine, ricercandone un’interpretazione metaforica, l’opera potrebbe essere letta come incontro tra logos (l’infinito, Divisione-Moltiplicazione) e realtà (Allegro ma non troppo), tra mondo delle idee e mondo oggettivo, tra interno ed esterno.

Daniel Buren - Michelangelo Pistoletto, (C) Photo - Hafid Lhachmi
Daniel Buren – Michelangelo Pistoletto, (C) Photo – Hafid Lhachmi
Daniel Buren - Michelangelo Pistoletto, (C) Photo - Hafid Lhachmi
Daniel Buren – Michelangelo Pistoletto, (C) Photo – Hafid Lhachmi
Daniel Buren - Michelangelo Pistoletto, (C) Photo - Hafid Lhachmi
Daniel Buren – Michelangelo Pistoletto, (C) Photo – Hafid Lhachmi
Daniel Buren - Michelangelo Pistoletto, (C) Photo - Hafid Lhachmi
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