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Behind The Red Moon: la nuova installazione di El Anatsui per la Tate Modern di Londra

HYUNDAI COMMISSION EL ANATSUI: BEHIND THE RED MOON HYUNDAI COMMISSION EL ANATSUI: BEHIND THE RED MOON
HYUNDAI COMMISSION EL ANATSUI: BEHIND THE RED MOON
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EL ANATSUI: BEHIND THE RED MOON

Behind The Red Moon di El Anatsui è la nuova Hyundai Commission della Tate Modern di Londra. L’opera si inserisce nella lista di opere site-specific realizzate da artisti internazionali e concepite per interagire con l’ampio spazio a disposizione nella Turbine Hall del museo. L’installazione dello scultore ghanese, articolata in tre atti, è aperta al pubblico fino al 14 aprile 2024.

Tra gli eventi più attesi dell’anno alla Tate Modern vi è indubbiamente la Hyundai Commission, nata dalla consolidata partnership tra il museo e la Hyundai Motor Company. Dal 2015, il supporto della casa automobilistica sudcoreana ha reso possibile l’istallazione di una serie di maestose opere site-specific nel salone d’ingresso della Tate. Lavori che ‘‘stimolano nuove prospettive sull’arte e sui valori e legami che essa può generare’’. 

Quest’anno la commissione è stata affidata allo scultore ghanese El Anatsui, che con Behind the Red Moon ha realizzato la più imponente opera d’arte destinata per l’interno di un edificio. Composta da tre grandi elementi creazioni, l’installazione cattura innanzitutto l’attenzione per le sue dimensioni colossali. Tuttavia, è nell’osservazione ravvicinata che si può apprezzare la sua peculiarità: The Red Moon, The World e The Wall, le tre opere scultoree che costituiscono Behind the Red Moon, sono state realizzate utilizzando dei tappi di bottiglia, il materiale per il quale l’artista è maggiormente conosciuto. Un modo per dare una nuova vita a oggetti destinati allo smaltimento, trasformando elementi quotidiani in straordinarie espressioni artistiche.

Un’attività a cui lo scultore è dedito dal 1998: ben 25 anni fa, mentre passeggiava a Nsukka, Nigeria, Anatsui ebbe una brillante intuizione. Un sacchetto contenente tappi di bottiglia in alluminio abbandonati lungo il ciglio della strada si rivelò un inaspettato componente delle sue future avventure artistiche. Anatsui iniziò a sperimentare con i tappi, dando loro forme nuove, e unendoli tra loro mediante dei fili di rame. Questa tecnica gli permise di creare opere d’arte di notevoli dimensioni, in cui migliaia di tappi riciclati si congiungono per formare composizioni scultoree, catturando l’ammirazione e l’immaginazione di un vasto pubblico. La sua inclusione nella lista Time 100 del 2023 è dunque non affatto casuale, ma rappresenta un riconoscimento dell’impatto che la sua arte ha avuto a livello mondiale.

Creando scintillanti tappezzerie scultoree che risultano stabili e altresì adattabili allo spazio con cui interagiscono, El Anatsui invita i visitatori a riflettere su temi di grande rilevanza, quali l’emigrazione, le comunità diasporiche, la colonizzazione e la necessità di de-colonizzare. Evocando forme quali vele ondulate, onde tumultuose, masse terrestri e figure umane sospese, lo scultore Ghanese intreccia con maestria le ricche tradizioni estetiche Africane al vasto panorama dell’astrattismo globale, creando così una sinfonia visiva senza tempo. 

L’opera che accoglie i visitatori all’ingresso della Turbin Hall è The Red Moon, una scultura imponente realizzata attraverso l’accostamento di tappi di bottiglia, e che evoca la forma di una vela. Il suo titolo è suggestivo del ruolo che la luna svolgeva nella guida delle navi durante la tratta degli schiavi: nell’immaginario di Anatsui, la luna non può che assumere una colorazione scarlatta, un richiamo emblematico delle tragedie avvenute in mare e all’arrivo nel Nuovo Mondo. L’evocazione scultorea della nave schiavista costituisce dunque un riappropriamento dell’icona storica della ‘Slave Ship’, con cui Anatsui cerca di elaborare e riadattare la prevalente narrativa eurocentrica in un contesto estetico di richiamo simbolico e di rivendicazione dell’identità subalterna. 

Incorporando delle note riflessive sul muro sinistro alla scultura, Anatsui condivide con i visitatori la sua interpretazione spaziale della Turbine Hall, svelando così il concepimento ideologico di The Red Moon:

La Turbine Hall mi ricorda una nave.
Pensavo al moto e all’idea della vela rossa.
Questo lavoro affronta una storia di incontri e del movimento di idee e persone.

HYUNDAI COMMISSION EL ANATSUI: BEHIND THE RED MOON
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EL ANATSUI: BEHIND THE RED MOON

Attraverso le sue opere, Anatsui ci conduce in una profonda esplorazione di storie, popoli e culture interconnesse; ci conduce a comprendere la natura del ‘Black Atlantic’ di Paul Gilroy, concetto che si riferisce alla diaspora africana e all’ibridità culturale derivante dall’impatto del commercio triangolare degli schiavi. Ed è possibilmente da un esplorazione teorica del Black Atlantic che Anatsui ha concepito il secondo atto de Behind the Red Moon, intitolato The World.

La scultura si presenta assai complessa: inizialmente, sembra raffigurare figure umane sospese nell’aria, ma un’osservazione attenta e da diverse angolazioni oblique rivela che queste figure si fondono in un intricato puzzle, assumendo la forma stessa del globo terrestre da cui il titolo trae ispirazione. Questa doppia percezione visiva mette in evidenza il concetto di interconnessione e, al tempo stesso, di separazione che caratterizza le comunità diasporiche in tutto il mondo.

Per il terzo atto, intitolato The Wall, lo scultore ha tratto ispirazione dalle storie del muro di Notsie, che si narra sia stato costruito nel XV secolo da Agorkoli, un sovrano il cui intento era imprigionare e opprimere i suoi sudditi. Tuttavia, quel muro divenne l’epicentro di una rivolta epocale guidata dalla Tribù Ewe, desiderosa di spezzare le catene dell’oppressione. Oltre a fungere da barriera fisica, The Wall ci induce a riflettere sull’intrinseco potere politico dei muri, usati per nascondere, dividere e opprimere. 

HYUNDAI COMMISSION EL ANATSUI: BEHIND THE RED MOON
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EL ANATSUI: BEHIND THE RED MOON

Stimolando la curiosità dei visitatori riguardo a ciò che potrebbe celarsi dietro al muro di tappi neri, Anatsui ci guida con discrezione all’esplorazione del suo altro lato. Qui si svela una tappezzeria di colori vibranti, con sfumature di giallo e rosso e ornamenti delicatamente intrecciati con fili di rame. Questo netto contrasto cromatico riflette eloquentemente l’interazione e la collisione tra culture globali, la formazione di identità ibride e della diaspora Africana, sottolineando la bellezza e la complessità di un mondo sempre più interconnesso.

In seguito all’enorme successo della Hyundai Commission del 2019 di Kara Walker, nella quale si sono esplorate le intricate interconnessioni storiche e culturali tra l’Africa, l’America e l’Europa, le tre sculture di El Anatsui costituiscono il proseguimento di questa riflessione di profonda importanza. Behind the Red Moon riafferma con vigore la necessità di esaminare tali tematiche attraverso nuovi e innovativi mezzi artistici.

Le tre maestose sculture che dominano la Turbin Hall alla Tate Modern costituiscono così un potente atto decoloniale, esemplificando l’essenza di ciò che Walter Mignolo definirebbe ‘‘un atto di disubbidienza epistemica’’, un atto di riconsiderazione del passato e dei paradigmi estetici alla luce di nuove prospettive anticoloniali e subalterne. La Hyundai Commission, attraverso le opere di El Anatsui, continua dunque a svolgere un ruolo cruciale nella promozione del dialogo e della comprensione in merito a tematiche legate al colonialismo; continua a destrutturare gerarchie e prospettive eurocentriche innalzando il coro di voci troppo a lungo silenziate.

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