Torna a Milano Filmmaker Festival, dal 17 al 27 novembre. Apre Alice Rohrwacher con La Chimera. In calendario anche un programma letterario cinematografico all’interno di BookCity
Torna a Milano il Filmmaker Festival, appuntamento dal 17 al 27 novembre in alcuni dei cinema storici di Milano: Arcobaleno Film Center, Cineteca Milano Arlecchino e nello Spazio Realtà Virtuale di Anteo Palazzo del Cinema. Il programma di Filmmaker si articola in nove sezioni: Concorso Internazionale, Concorso Prospettive, Fuori Concorso, Fuori Formato, Filmmaker Expanded, Filmmaker Moderns, Teatro Sconfinato più i progetti di Strade perdute e “La lunga vita delle parole: scrittori, romanzi e film”, una riflessione eccentrica sul rapporto tra cinema e pagina scritta. Un totale di 48 titoli di cui 21 prime mondiali e 15 prime italiane.
Sarà La Chimera di Alice Rohrwacher a inaugurare il 17 novembre, alla presenza della regista, l’edizione 2023 del Filmmaker: “Autrice di riferimento per chi pensa che il cinema debba guardare la realtà e inventare il mondo, conoscere la storia e perdersi nei miti, Alice Rohrwacher incrocia per la prima volta i sentieri di Filmmaker e lo fa nel modo migliore, aprendo, nel segno di un moderno umanesimo e di un ampio respiro, un’edizione sospesa tra realismo documentario e libera sperimentazione“. Già in Concorso al Festival di Cannes e presentato alla Festa del Cinema di Roma, il film racconta le peripezie di una banda di “tombaroli” ladri di corredi etruschi e di meraviglie archeologiche, con loro c’è Arthur (Josh O’Connor), che ha il dono speciale di “sentire” le tombe da sopra la terra, di intuire quel vuoto che racchiude le vestigia di un tempo passato. Nelle sale italiane dal 23 novembre.
Sguardo al futuro. Nei dieci film del Concorso Internazionale – tutti in anteprima italiana o mondiale – giovani autori e nomi di primo piano del panorama cinematografico “azzardano nuove traiettorie dell’immaginario e diverse narrazioni del mondo senza distinzioni di formato, genere o durata“. Tra gli assidui del Festival, tornano quest’anno Sylvain George, vincitore della scorsa edizione con Nuit obscure – Feuillets sauvage, che in Nuit obscure – Au revoir ici, n’importe où compone un nuovo capitolo nella sua ricerca di una forma estetica e politica in cui restituire una narrazione dei migranti e del nostro tempo; Elvis Ngabino, già nella competizione di Filmmaker 2020, con Le Fardeau che unisce documentario e drammaturgia per portarci ancora una volta nella sua Repubblica Centrafricana; Deborah Stratman, Premio della Giuria a Filmmaker nel 2016 per The Illinois Parables, in concorso quest’anno con Last Things, indagine del nostro pianeta dal punto di vista delle pietre.
L’Italia è rappresentata da due titoli, entrambi in prima mondiale: L’albume d’oro di Samira Guadagnuolo e Tiziano Doria, una “fantasia” che nel bianco e nero in 16 mm produce il cortocircuito fra arcaico e futuribile, e Banzavois in cui Lorenzo Casali racconta ascesa e caduta della fabbrica di motori Isotta Fraschini a Saronno (dando la parola agli operai e alle loro lotte). Il Concorso Prospettive punta i riflettori su registe e registi italiani fino ai 35 anni, con l’intento di essere una vetrina e un laboratorio di idee per intercettare ciò che agita il cinema italiano indipendente più giovane.
Fuori Concorso. Claire Simon, Paul B. Preciado, Ulrich Seidl, Monica Stambrini, Franco Maresco, Leonardo Di Costanzo, Mattia Colombo e Valentina Cicogna, Michele Rho, Stefano Savona, Bruno Bigoni col Gruppo Maelstrom: la proposta Fuori Concorso concentra con estrema ricchezza in dieci titoli una varietà di autrici, di autori, di temi, di sguardi sul cinema e sul mondo. In particolare, il corpo femminile è il centro del nuovo lavoro di Claire Simon, Notre corps, accolto in tutto il mondo con ottime critiche. Già protagonista di una retrospettiva italiana al Filmmaker (la prima a lei dedicata), Claire Simon terrà una masterclass – all’Institut Français Milano per poi proseguire in un un tour realizzato che la porterà a presentare il film nelle città di Roma, Napoli e Palermo.
Fuori Formato, sguardi sull’arte. Il programma di Fuori Formato si concentra quest’anno su Gaëlle Rouard, regista e artista performativa. Un’unica proiezione: il lavoro della filmmaker francese (tra i fondatori di Atelier MTK e membro del centro di diffusione di musica e film sperimentali di Grenoble) si basa sulla natura singolare, effimera e irripetibile di ogni presentazione dal vivo quale momento alchemico in cui la materia si fa luce e il film diventa un’esperienza condivisa. A Filmmaker Rouard porterà, in prima italiana, il lungometraggio Darkness, Darkness, Burning Bright: “canto pastorale spiritato, veglia montanara piena di fantasmi, brume e luccichi, il film è uno spettacolo luminoso che sta tra la pittura e il cinema passando per le fantasmagorie ottiche dell’Ottocento“.
Lunga vita alle parole. Il cinema e la serialità televisiva sempre più spesso a fare della letteratura il punto di partenza per la propria creazione: “Invece di parlare di un film ispirato a un romanzo abbiamo provato a chiedere a Alessandro Bertante e a Helena Janeczek di compiere il percorso inverso: scegliere i romanzi che vorrebbero vedere trasposti in un film, di immaginarli, raccontarli e spiegare al pubblico le loro ragioni. Entrambi conoscono per esperienza diretta i problemi della trasformazione che il cinema opera sulle storie e, attraverso un esercizio di concreta immaginazione, proporranno agli spettatori film fatti di sole parole”. Alessandro Bertante parlerà di Meridiano di sangue di Cormac McCarthy: “Sono anni che si parla di portare sul grande schermo Meridiano di sangue che io considero il capolavoro di McCarthy – dice Bertante – ma si può tradurre in immagini la straordinaria ambizione di un romanzo che riesce a essere crudele, sanguinario, avventuroso, filosofico e immaginifico al tempo stesso, senza snaturarlo nella sua natura più profonda? A questa domanda cercheremo di rispondere”. Helena Janeczek ha scelto invece Il demone a Beslan di Andrea Tarabbia e La buona condotta di Elvira Mujičić: “Ci troviamo di fronte due romanzi italiani che mettono al centro la questione della violenza innescata dalle guerre – spiega Janeczek – Il racconto polifonico e multi-prospettico invita registi e sceneggiatori a cimentarsi con scelte narrative più complesse rispetto a una storia guidata da un singolo protagonista. Ma non è proprio questo ciò che appassiona in molte serie e, sempre più spesso, anche nei lungometraggi?”
A chiudere questa ricchissima edizione di Filmmker è stata chiamata Monica Stambrini con il suo CHUTZPAH, che racconta il momento di passaggio di una donna – la regista stessa – dopo la fine di una relazione d’amore. Un video diario filmato nell’arco dieci anni, e in diversi formati, insieme ai figli, ai genitori. Un lavoro intimo e auto ironico.
>> Il calendario completo con tutte le proiezioni e gli incontri
sul sito ufficiale di Filmmaker Festival
17 – 27 novembre