I film li abbiamo visti e lo sappiamo già. Immergersi nel mondo colorato, dark, ironico e visionario di Tim Burton è di per sé un’esperienza imperdibile. Ma se questo accade in un ambiente particolarmente favorevole, magico e pieno di naturale mistero come la Mole Antonelliana di Torino, beh allora è davvero qualcosa di fantastico. Lo stesso Tim Burton ha definito la Mole una location “iconica” e per lui “fonte d’ispirazione”. E non poteva essere diversamente.
“Il mondo di Tim Burton” è il titolo della mostra che si svolge al Museo Nazionale del Cinema di Torino fino al prossimo 7 aprile. L’esposizione si articola in un percorso espositivo ben ritmato, tra opere creative e colpi di genio, nella sala del tempio e lungo la rampa elicoidale della Mole. Sono esposte più di 550 opere d’arte, tra schizzi, pupazzi, creature in movimento, disegni, quadri e quant’altro. Sono rappresentati tutti i film realizzati da Burton nel corso degli anni: da Edward mani di forbice a Mercoledì Addams, fino al prossimo Beetlejuice 2.
Curata dallo stesso Tim Burton, in collaborazione con Jenny He, la mostra è spettacolare. La mano del genio è infatti ben visibile non solo, naturalmente, nelle opere esposte, ma anche nell’allestimento, che si configura come una vera e propria full immersion in un mondo spaventoso e bellissimo, pieno di tenerezza, ironia e horror allo stesso tempo.
Alla mostra è stata inoltre affiancata una ambitissima Masterclass presso il Museo del Cinema, più una serie di proiezioni cinematografiche e lezioni aperte al pubblico realizzate in collaborazione con la Scuola Holden. E c’è anche il concorso della casa dolciaria piemontese Novi, con l’opportunità per il pubblico di aggiudicarsi una visita in una vera fabbrica del cioccolato.
Così come nei film, anche nei disegni e negli schizzi di Burton il tono horror condito con sagace ironia dà risultati grandiosi, poiché rende possibile leggere il mondo odierno, e i suoi (tanti ahimè) incubi, senza troppa paura e con un sorriso.
Burton ci fa camminare sempre sul confine dell’abisso. Lo fa certo con i suoi film: ma nella mostra alla Mole di Torino la metafora diventa plastica. Proprio come l’arte di Burton, la Mole è così: magica, misteriosa. La attraversiamo con la sensazione che di lei non abbiamo mai capito proprio tutto, che qualcosa sta per catturarci e difficilmente riusciremo a tornare indietro uguali a come vi siamo entrati. L’arte di Tim Burton è in questo molto simile alla Mole.
I suoi disegni e i suoi pupazzi sono iconici, dalle caratteristiche decise, affascinanti. Percorrendo la rampa elicoidale della Mole si può incontrare di tutto: un cervello con zampe di ragno, una giostra magica che ci ipnotizza di colori, volti che irridono su corpi improbabili, creature che vorrebbero spaventarci e invece ci fanno tenerezza e ci divertono. Nella poetica di Burton c’è sempre una specie di enantiodromia: ogni cosa che fa paura in realtà è divertente, e ogni cosa che appare divertente ha un lato dark che non si può ignorare. Ma non è così anche la vita?
Come ebbe a dire lo stesso Tim Burton in una intervista, sono le cose che terrorizzano a rendere le favole interessanti. In questa affermazione c’è dell’ironia, ma anche qualcosa che ci fa capire.
E così, qualcosa accade dentro di noi. Il mondo si sovverte, varchiamo una specie di soglia ed entriamo dentro un sogno, una visione. E allora c’è il tema del mostro buono, o comunque non troppo capace di nuocere. C’è il tema della morte. C’è molto del cinema di Fellini, ma filtrato con la lente dark.
Che mondo è il mondo di Tim Burton? È il mondo dei diversi, dei falliti, dei morti, degli zombie, di quelli che non si sentono mai come tutti gli altri, dei “disadattati”, che però scopriamo essere molto più interessanti dei “normali” (posto che da vicino, parafrasando Basaglia, ci sia poi qualcuno davvero “normale”).
Burton dà la parola a quelli strani, quelli che non si uniformano, quelli che fanno da nota stonata nel coro della gente tutta uguale, e che così facendo cambiano la partita. E lo fa facendoci paura, ma anche molto ridere.
È dark, è magico, è dolce. È Tim Burton.