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Scolpire le immagini. Veronica Gaido in mostra a Pietrasanta

Veronica Gaido, Invisible city, Chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta Veronica Gaido, Invisible city, Chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta
Veronica Gaido, Invisible city, Chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta
Veronica Gaido, Invisible city, Chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta

La mostra “Invisible city” di Veronica Gaido è visitabile fino al prossimo 10 gennaio nel Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta

Veronica Gaido è una fotografa che scolpisce le sue immagini con la luce e il movimento. Intorno a un’immagine c’è sempre un cogliere, un sentire, un riflettere, che l’autore vuole condividere. Il tutto per mostrare, non solo ciò che appare ai nostri occhi, ma soprattutto ciò che sente la sua anima. C’è la necessità di condividere un istante d’eternità che, fissato nell’immagine, è presente per sempre, perché sempre presente. Ecco perché la fotografia, pur scevra da ogni sforzo fisico – ovviamente non considero quello compiuto per raggiungere una meta particolarmente impervia, rispetto alle altre discipline artistiche – è quella che invece, forse più di ogni altra, necessità di un’attività intellettiva molto impegnativa. La fotografia è in fondo scolpire un’immagine usando la luce, le ombre e quanto altro ancora, per rappresentare architetture, paesaggi, esseri umani e tutto quanto comprende lo scibile dell’universo capace di smarrirci. C’è un macro e un micro che, grazie all’uso della macchina fotografica, può invertirsi e darci così una visione nuova che diviene linguaggio estetico.

 

Veronica Gaido, Invisible city, Chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta
Veronica Gaido, Invisible city, Chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta

È quello che accade, sfruttando la tecnica fotografica del movimento, con le immagini della mostra “Invisible city” di Veronica Gaido, ospitata nel Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta (Lucca) e visitabile fino al prossimo 10 gennaio. Il lavoro della fotografa toscana, è bene dirlo, ha il merito di andare oltre all’omaggio a “Le città invisibili” di Italo Calvino, richiamato nel titolo dell’esposizione. Le sue immagini sono capaci di trovare una soluzione al “labirinto” calviniano, mostrandoci una via di uscita da quel senso di smarrimento che ci pervade davanti al reale dei grattacieli delle metropoli che ha fotografato, piuttosto che con l’incontro con la potenza evocativa dell’esercito di Terracotta, fotografato nel mausoleo dell’imperatore Qin in Cina, senza però farci perdere il senso di sorpresa che sia ha al loro primo incontro. Non vi è disagio latente da parte dell’autrice, ma la forza, direi meglio la personalità, per intercedere con la maestosità dei soggetti in modo paritario, quasi a ricordare che sono il frutto dell’ingegno dell’uomo, della sua potenza creativa, la stessa capace di generare in una fotografia un’opera d’arte.

 

Veronica Gaido, Invisible city, Chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta
Veronica Gaido, Invisible city, Chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta

Nel lavoro di Veronica Gaido, da molti ricondotto al concetto di “fotografia liquida”, c’è molto di più. C’è, per esempio, lo stesso interrogativo posto da Bauman sul futuro della società occidentale, quel senso di smarrimento richiamato precedentemente, in cui il tempo e lo spazio, se affrancati uno dall’altro, permettono che tutto perda significato, persino gli esseri umani e la loro vita. Ma osservando le immagini in mostra, in cui Gaido ha trovato alle cose e agli spazi un’altra dimensione prospettica, quel macro e micro che cambia, grazie all’uso sapiente della tecnica, non percepiamo alcun senso di smarrimento. Nel mondo reale che ha fotografato Veronica e che ha creato l’artista che è in lei, finiamo quindi per ritrovarci così da compiere un viaggio attorno alla bellezza, evadendo dagli snack bar delle immagini in cui finiamo invece per smarrirci ogni giorno.

 

Veronica Gaido, Invisible city, Chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta
Veronica Gaido, Invisible city, Chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta

Veronica Gaido nasce a Viareggio nel 1974 e muove i primi passi nel mondo della fotografia ancora adolescente, trasferendosi prima a Milano, dove studia all’Istituto Italiano di Fotografia per poi affinare il suo talento attraverso diverse esperienze nelle più prestigiose scuole di arti visive europee. Nel 2001 in occasione della Biennale di Venezia curata da Harald Szeemann collabora alla creazione del “Bunker Poetico” di Marco Nereo Rotelli. Nell’agosto del 2002 tiene la sua prima mostra personale “Sabbie Mobili” curata da Maurizio Vanni, nello spazio di Massimo Rebecchi a Forte dei Marmi.Oltre alla fotografia, ha esplorato nuove prospettive, come in occasione della creazione del video per la Fondazione Henraux, presentato alla Triennale di Milano nel 2012, utilizzandoun drone per riprese video aeree e fondando una nuova casa di produzione . Nello stesso anno è stata invitata a prendere parte della giuria “Premio Fondazione Henraux”, presieduta da Philippe Daverio, creando il progetto “Awareness of Matter”. Nel 2012 intraprende un viaggio tra India e Bangladesh che porta al progetto fotografico “Atman” curato da Enrico Mattei e Roberto Mutti, espostoa Pietrasanta, Milano, Londra e Parigi.Dal 2014 si dedica al progetto “Mogador” interamente realizzato nel porto di Essaouira, in Marocco. Nel 2017, al termine delle lavorazioni, espone con Vito Tongiani a Rabat, Essaouira e Siviglia. Nel maggio 2019, presenta la Mostra “Doppio Corpo” curata da Marco Di Capua e Benedetta Donato nei Musei di San Salvatore in Lauro a Roma. Nel maggio 2021 apre a Venezia alla Casa dei Tre Oci la mostra “Dedalo”, curata da Denis Curti, successivamente esposta anche a Milano nel 2022 alla galleria Still Fotografia.Nel 2023 apre la mostra “Invisible Cities”, curata da Maria Vittoria Baravelli, nel Consolato Generale Italiano di New York.

 

Veronica Gaido, Invisible city, Chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta
Veronica Gaido, Invisible city, Chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta

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