40 opere divise in 4 sezioni compongono Orizzonti sensibili – Naviganti di microcosmi. L’estetica dell’emozione, la mostra di Antonella Quacchia da MyOwnGallery – Superstudio Più di Milano. Dal 9 novembre all’8 dicembre 2023.
L’orizzonte è sempre a metà strada. Proviamo ad avvicinarci alla sua linea tremolante, a volte ci stuzzica anche l’idea di poterlo raggiungere. Eppure, per quanto percepibile, più lo fissiamo e meno sembra esistere, più lo bramiamo e meno appare reale. La sua evanescenza ci racconta l’essenza di tutte le cose più belle: sono effimere, sfumate, irraggiungibili. Vi possiamo solo tendere, e tanto basta.
Potrebbe essere questa un’efficace chiave d’accesso alla mostra Orizzonti sensibili di Antonella Quacchia. Ma potrebbero esserlo altrettanto, e di fatti assumono proprio quel ruolo, i sottotitoli all’esposizione: Naviganti di microcosmi. L’estetica dell’emozione. Molti, moltissimi spunti dunque per confrontarsi con le 40 opere esposte alla MyOwnGallery – Superstudio Più di Milano. Del resto non potrebbe essere altrimenti, con l’evento che raccoglie opere appartenenti a serie differenti, ma connesse tra loro, che mirano a restituire nel complesso una visione unitaria degli scenari esplorati dall’artista.
Ma il punto di partenza è proprio l’orizzonte, una linea immaginaria e simbolica, che divide il cielo dalla terra, ma anche, metaforicamente, due emisferi diversi ma vicini: interno ed esterno, razionalità e fantasia, micro e macro. Su questi dualismi si fonda la serie Our Planet, le cui opere sono caratterizzate da una medesima composizione: una netta linea d’orizzonte separa la tela in due parti demarcando la divisione tra alto e basso, terra e cielo. I colori vivaci ma acidi, brillanti e lisergici suscitano contrasti visivi che evocano conflitti concettuali. Su tutti quello uomo-natura, che innesca riflessioni sui danni che sono stati e vengono causati all’ambiente, soffermandosi sull’importanza della responsabilità individuale e collettiva per il benessere del pianeta.
La serie Floating Forms, aderisce totalmente al sottotitolo Naviganti di microcosmi. In queste tele l’occhio vi si immerge come un subacqueo, che lascia il mondo conosciuto per esplorare una dimensione fino a quel momento impensabile. Al loro interno si scorgono figure antropomorfe, simboli, dettagli elementi naturalistici, come se fossero appunto immersi in un liquido, che fanno scaturire dalla memoria ricordi e rimandi a vissuti. Anche l’utilizzo del colore non è netto, prevalgono toni chiari e neutri, talvolta invasi da colori scuri volti a delineare maggiormente le forme.
I tempi liquidi di Antonella Quacchia scivolano sulle superfici delle tele colorate, animano una dinamica formale dalle quale emergono le suggestioni e l’ascolto del mondo interiore. Quadri immersi nella logica di moti chimico fisici dei cambiamenti di stato, analizzati al microscopio, traslati nella dialettica della coscienza e infine in quella a cui si accede alla fenomenologia dello spirito.
Fortunato D’Amico, Curatore della mostra
Questi rimandi estetici fanno riferimento a un immaginario non solo archetipale, quindi accennato e vago, ma proveniente anche dal vissuto professionale dell’artista, dunque maggiormente preciso e definito. Antonella Quacchia ha infatti lavorato al CERN e all’ONU presso l’ILO, maturando una consapevolezza profonda delle dinamiche – e delle manifestazioni – più minime del nostro mondo. Suggestioni che tornano anche nella sezione Amo la Vita, non a caso la serie che si connette maggiormente con la carriera scientifica dell’artista. La visione di particelle rappresentate da segni e simboli, forme e linee astratte, celebrano l’amore verso ogni forma di vita e suscitano un’immagine di tutte le dinamiche interne all’esistenza, alla materia, al rapporto tra gli esseri viventi.
Interessante che Quacchia, dal background ed esperienza di stampo appunto scientifico, abbia sentito la necessità di utilizzare l’arte per approfondire tali tematiche, ma abbia al contempo mantenuto lo spirito sperimentativo ed esplorativo legato alla sua formazione. Per la sua ultima serie di opere, infatti, la pittrice ha utilizzato per la prima volta la tecnica della resina su pannello. Questo le ha dato la possibilità, nella sezione chiamata Serendipity, di elaborare nuove espressioni artistiche e soluzioni creative. Anche qui, il focus rimane sulla natura, in particolare sull’acqua e sul mare. Non a caso il luogo dove l’orizzonte sembra assottigliarsi in modo chiaro, e cielo e terra si toccano. L’illusione definitiva di essere giunti dove sembrava impossibile.