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Il fascino e la storia dell’Hôtel-Dieu (contemporaneo) a Venezia

ph. Clelia Cadamuro
Hôtel Dieu, A plus A Gallery, ph Clelia Cadamuro

Sarà visitabile fino al 20 gennaio 2024, presso la galleria A plus A di Venezia, la mostra “Hôtel-Dieu”, curata in collaborazione con la School for Curatorial Studies di Venezia. L’esposizione riunisce le opere di ventisette giovani artisti, create appositamente per l’occasione

L’Hôtel-Dieu trova le sue origini nel Medioevo, quando comincia a svilupparsi come un grande alloggio gratuito per senzatetto e bisognosi, nonché viaggiatori di ogni genere. Si trattava di istituzioni gestite da ordini religiosi e perciò dall’atmosfera naturalmente infusa di sacralità e preghiera, ma anche pregna dalla disperazione dei più poveri, che proprio qui portavano e conservavano quel poco che rimaneva loro: disegni, piccoli oggetti, e più tardi libri, lettere, fotografie e così via. In questo modo l’Hôtel-Dieu diventa anche archivio della cultura visuale dei più bisognosi, di chi fatica a trovare un tetto sotto il quale passare la notte, ma che si aggrappa ai segni materiali della propria vita.

Alessandro Bevilacqua e Nina Ćeranić, Am I Really All the Things that are Outside of Me, 2023, mix media installation, 240x90x120cm, Hôtel-Dieu_A plus A Gallery_ph Clelia Cadamuro

Varcare la soglia della galleria A plus A in questi giorni significa, per metà, fare un salto indietro nel tempo: proprio l’idea di offrire un posto letto ai ventisette artisti presenti in mostra è infatti alla base della stessa, che muove i suoi passi, dunque, dal concetto di Hôtel-Dieu.

Questo balzo temporale trova eco in alcune delle opere esposte, come il grande e vellutato Fortunale di Giulio Malinverni, un dipinto buio e misterioso che ricorda nelle forme le grandi arcate del passato. Ad aumentare questa sensazione straniante troviamo poi la scrivania, dall’aspetto antico, di Greta Ferretti, il letto-fachiro di Pierluigi Scandiuzzi e le sontuose sedie in legno massiccio che affollano lo spazio, su cui siedono copie di giornali del 1939.

Pierluigi Scandiuzzi, Hôtel-Dieu_A plus A Gallery_ph Clelia Cadamuro
ph. Clelia Cadamuro

Il prezioso baldacchino realizzato da Bogdan Koshevoy e Daria Dmytrenko, poi, sembra a prima vista approdato nella galleria veneziana da tempi remoti, ma il ricamo argentato che racconta la storia della coppia, costellata da fabbriche fumanti e carri armati, ci ricorda che no, questo non è il passato e questi temi, anzi, sono più attuali ora che mai.

La mostra, infatti, nasce principalmente in risposta all’aumento del prezzo degli affitti in laguna che, insieme al numero crescente di locazioni turistiche, rendono sempre più arduo per studenti, artisti e residenti trovare alloggio. Sono, questi, temi affrontati con un pizzico di ironia da alcune delle opere esposte (Enej Gala), mentre altre dimostrano un desiderio degli artisti di portare con sé, al riparo, i propri legami familiari (Nebojša Despotović) o la propria quotidianità (Leonardo Furlan).

ph. Clelia Cadamuro

Attraverso la metafora di un’istituzione lontana, dunque, la mostra ci parla di un presente vicino, inquietante e precario, ma soprattutto delle nostre reazioni allo stesso, del nostro modo di proteggerci. Ed esemplare di questo è forse proprio la grande vetrina della galleria, dove, sotto gli incubi sospesi di Ornella Cardillo, troviamo l’opera di Barbara Prenka, una coperta spessa e lucida sotto la quale una figura indistinta fa tutto ciò che può fare per sentirsi al sicuro dai cupi presagi esterni: scrolla, incessantemente, TikTok.

 

Gli artisti in mostra: Giulia Maria Belli, Alessandro Bevilacqua, Thomas Braida, Ornella Cardillo, Simone Carraro, Francesco Casati, Nina Ćeranić, Weichao Chen, Nebojša Despotović, Daria Dmytrenko, Jingge Dong, Bruno Fantelli, Greta Ferretti, Leonardo Furlan, Enej Gala, Bogdan Koshevoy, Giulio Malinverni, Anna Marzuttini, Alesssandro Miotti, Sebastiano Pallavisini, Anastasiya Parvanova, Edison Pashkaj, Barbara Prenka, Simone Rutigliano, Pierluigi Scandiuzzi, Mattia Varini, Francesco Zanatta.

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