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Il mercato dell’arte 2024, prove di previsioni

Courtesy of Christie's
Courtesy of Christie’s

I punti chiave

Il mercato dell’arte 2023

Le sfide del 2024

Anno che va, previsione che viene. Un 2023 “contratto”, che ha visto i valori normalizzarsi dopo la sbornia post-pandemica del 2022, lascia il campo a un 2024 di totale incertezze e, a tratti, confusione. Per quanto possano contare le previsioni, i prossimi dodici mesi dovrebbero proseguire sul solco scavato l’anno appena passato. Nessun botto, né di capodanno né durante l’anno, ma una “decrescita felice” guidata anche da una situazione socio-politica precaria, se non “di guerra” – normalizzazione e ricalibrazione dei valori possono avere più aspetti positivi, per esempio limitare la speculazione. Diamo uno sguardo a ciò che si è appena concluso per cercare di cogliere qualche appiglio all’orizzonte. Lo anticipiamo già da ora: il lusso sia prima, che ora, che dopo ne uscirà vincitore, sia come proposta autonoma che offerta ibridata al più classico Fine Art (vedi la traccia oramai ampiamente battuta sull’onda Miami, Parigi, Hong Kong). Sarà mai che quest’anno qualche multinazionale galleristica blue-chip non apra una suo marchio di moda o una vetrina dedicata in galleria? Staremo a vedere. Secondo posto per il mercato asiatico, trend in ripresa prepotente finite le restrizioni da Covid, anche se le “capitali” Singapore, Hong Kong e Shanghai non luccicano come dovrebbero (Tokio per ora sonnecchia, ma ci si aspetta prima o poi il ritorno). Brillano, invece, sempre di più Seul, Parigi e la sempiterna New York a livello globale. Terzo: la “giovane” pittura (quella prodotta dagli artisti nati negli anni Ottanta, terreno fertile di speculazione) che tanto piace alle nuove generazioni di collezionisti è viva e, a quanto pare, vira verso un’astrazione ancora da definire (anche se rimane un trasversale ridimensionamento di stime e prezzi, fortunatamente). Quarto: due notizie circolate negli ultimi mesi, Patrick Drahi venderà una partecipazione in Sotheby’s? E davvero Gagosian venderà (magari a LVMH di Bernard Arnault)? Quinto: sarà l’anno della consacrazione definitiva dei collectibles? Quindi libri, fumetti, francobolli, monete, memorabilia vari? Ultimo punto: la variabile dei tassi di interesse: prendere in prestito denaro, almeno in Europa, rimarrà ancora così costoso? Postilla: di una cosa siamo certi: continuerà significativamente il trend delle artiste donne e/o afrodiscendenti e/o di Paesi emergenti (Africa occidentale, Caraibi e Sud-America, con qualche spot verso l’Asia: Sud-est asiatico, Medio Oriente, India).

Con più dilemmi che risposte (e non apriamo il capitolo Intelligenza Artificiale e i conflitti geopolitici, e le guerre, sempre più marcati in giro per il globo) facciamo un passo indietro: leggendo gli scambi d’incanti avvenuti negli ultimi dodici mesi non possiamo che constatare una notevole battuta d’arresto generale, in primis del settore Fine Art che dopo un 2022 da favola da 7,5 miliardi si ferma a 5,8 miliardi (per Christie’s, Sotheby’s e Phillips, senza considerare le voci private sales, lusso, collectibles). Comprese di tutto, Christie’s -l’unica delle major, per ora, a rilasciare dati ufficiali- ha totalizzato 6,2 miliardi contro gli 8,4 miliardi della scorsa stagione, il 20 percento in meno. Sotheby’s segue il trend del 2022 con quasi 7,9 miliardi, di cui 2,2 miliari di Luxury e 2,1 di private sales (e i quasi 40 milioni di Palazzo Serbelloni/Milano, il più alto degli ultimi quindici anni). Complessivamente, il calo del fatturato all’asta globale si attesta attorno al 20%,14,5 miliardi di dollari contro i quasi 18 dell’anno passato.

Un crollo preventivato e fisiologico, diventato poi evidente già nel primo semestre dell’anno, quando le vendite combinate delle prime tre della classe avevano registrato un calo complessivo del 18% (solo Phillips dichiarava il 40% in meno). Sul finire dell’anno le grandi vendite autunnali, anche a New York, non sono riuscite a risvegliare un’annata scialba, fiaccata da un contesto economico estremamente complicato (con la comunità storicamente più attiva nel mercato, quella ebraica, totalmente coinvolta), che ha riservato comunque alcuni picchi (il top lot dell’anno è stato Femme à la montre di Picasso, battuto a oltre 139 milioni da Sotheby’s nella mega asta della Collezione Landau, che da sola ha raccolto 406 milioni di dollari – per la cronaca: ce ne si aspettava molti di più). L’unico settore a crescere è quello, come prima citato, del lusso. Da Christie’s, a maggio a Ginevra, l’asta della collezione di gioielli di Heidi Horten ha totalizzato 156 milioni di dollari, superando così la collezione di gioielli di Elizabeth Taylor, venduta nel 2011 per oltre 137 milioni. Il segmento dei gioielli, in particolare, ha portato l’intero dipartimento del lusso, il preferito dai nuovi buyers della maison, a siglare un fatturato record di 1 miliardo di dollari. Merito anche della vendita di uno dei diamanti blu più rari al mondo, il Blue Royal, per la cifra record di 44 milioni, ossia il quarto diamante blu più prezioso mai venduto in asta. Blu è anche la grande aggiudicazione in tema gioielli lato Sotheby’s, ovvero lo straordinario diamante da 11,16 carati noto come Bulgari Laguna Blu da 25 milioni di dollari. Una pietra preziosa dall’eccezionale saturazione del colore e un vibrante cobalto oceanico. Creato nel 1970 da Bulgari come anello, il gioiello è classificato come Fancy Vivid Blue, ovvero una delle varietà più rare di diamanti.

Ma guardiamo avanti. Direzione: fiere (saranno quasi 400 in totale) e biennali (da Venezia a Lahore), gli eventi di punta che costelleranno il firmamento del mercato dell’arte nei prossimi mesi, da qui alla primavera (capitolo, inciso, aste: fine gennaio-inizio febbraio significa Old Masters a New York, marzo uguale a Modern & Contemporary a Londra, poi si corre in primavera verso Parigi e soprattutto New York). Mancano poco più di dieci giorni all’apertura della prima mega kermesse dell’anno, a Singapore. La seconda edizione di ART SG va in scena al Marina Bay Sands dal 19 al 21 gennaio. Seguono, in ordine cronologico, lo “storico” The Winter Show (19-28 gennaio) a New York; Art Genève (25-28 gennaio) e la 69° edizione della mitica Brafa a Bruxelles (28 gennaio-4 febbraio), una delle top mondiali per quanto riguarda le compravendite dell’antico e l’alto antiquariato. Secondo i dati riportati nel “The Art Basel and UBS Survey of Global Collecting in 2023”, il report di Art Basel sul collezionismo globale nel 2023 che raccoglie i risultati della ricerca sulle attività e sui comportamenti di acquisto dei collezionisti high net-worth (HNW) nell’anno appena concluso è tornato a livelli pre-pandemia l’acquisto di persona. Nella parte dedicata alle fiere d’arte, però, emerge che le opere comprate tra stand e corridoi sono scese, rispetto al 2022, dal 74% al 58%. Tra le motivazioni, anche il fatto che i collezionisti viaggiano meno, anche per la crescita di attenzione alla propria impronta ecologica, con una partecipazione media a quattro fiere nel 2023 contro le cinque del 2019.

Non solo fiere. Passato gennaio, largo anche alle Biennali, a tutte le latitudini del globo. Aprono a febbraio la Biennale africana di Lagos, in Nigeria; la terza Biennale di Lahore, in Pakistan; la seconda Biennale Diriyah, a Riyadh, e la terza edizione di Desert X ad ad AlUla nel deserto saudita. A marzo il momento clou si tocca con l’inaugurazione della Biennale del Whitney Museum di New York. Nella Grande Mela il titolo la dice lunga sulle “poetiche” che vedremo negli spazi del museo di Renzo Piano: “Even better than the real thing”. Con apertura al pubblico il 20 marzo, la biennale quest’anno porterà la firma di Chrissie Iles e Meg Onli, accompagnati da Min Sun Jeon e Beatriz Cifuentes. Parallelamente, sponda fiere, febbraio è tempo di Arte Fiera a Bologna (2-4 febbraio) e Frieze Los Angeles (29 febbraio-3 marzo). Nel mezzo: si va contemporaneamente a Città del Messico per Zona Maco (7-11 febbraio) e a Marrakech per 1-54 (8-11 febbraio. Marzo comincia con ARCO Madrid (6-10 marzo) e termina con Art Basel Hong Kong (28-30 marzo) passando per TEFAF Maastricht (9-14 marzo). Aprile invece è tempo di Italia, la primavera parla italiano: Miart (12-14 aprile) e la settimana seguente -quando all’ombra della Madonnina va in scena il Salone del Mobile- si apre il sipario sulla Biennale di Venezia, a cura di Adriano Pedrosa, dal 20 aprile. Si chiamerà “Stranieri Ovunque” e sarà ispirata da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo. Il titolo ha un duplice significato: vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri; in secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri. A maggio, poi, tutti a New York. Ma ora godiamoci queste prime battute (indefinite) dell’anno. La girandola del mercato dell’arte sta tornando a girare.

Courtesy of Sotheby’s

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