Tra passato, presente e futuro. Il Museo di Arte Islamica di Doha (Qatar) è il principale museo di arte musulmana al di fuori dell’Occidente. Le sue collezioni coprono tutta la parabola artistica dell’Islam, dalla nascita alla contemporaneità – 1500 anni di storia, attraverso una raccolta di oltre 1000 opere. Un compendio destinato a crescere, vista la campagna annuale di acquisizione da parte dell’istituzione e del governo qatariota. Aperto nel 2008 l’edificio, la cui superficie è di oltre 11 mila metri quadrati, è stato realizzato dall’architetto cinese naturalizzato americano Ieoh Ming Pei (morto nel 2019 a 102 anni), celebre per la costruzione della Piramide del Louvre. L’architetto fu richiamato dalla pensione per progettare l’edificio collocato su un’isola artificiale al largo del Lungomare di Doha. Come racconta lui stesso la chiave di volta per la perfetta realizzazione fu coniugare sapientemente passato e presente, leggendo la storia dell’Islam in tutte le sue infinite sfaccettature.
All’età di 91 anni Pei si è rimesso in viaggio, attraversando tutto il mondo musulmano in una ricerca lunga sei mesi per conoscere l’architettura, la storia e la cultura profonda dei Paesi islamici, leggendo decine di testi musulmani per trarre ispirazione per il suo progetto. L’ispirazione alla fine è stata la fontana luminosa nella moschea Ibn Tulun del Cairo del IX secolo: i modelli islamici tradizionali (cupole, motivi geometrici, archi, giochi d’acqua) si fondono con l’architettura moderna per produrre questo incredibile museo sull’acqua. La costruzione dell’edificio è stata realizzata da una società turca, Baytur Construction, nel 2006. Gli spazi interni della galleria sono stati progettati da un team di Wilmotte Associates. Il museo è stato inaugurato il 22 novembre 2008 dall’allora emiro del Qatar, Sheikh Hamad. È stato aperto ufficialmente al pubblico l’8 dicembre 2008.
Il museo contiene quattro piani di mostre permanenti e temporanee, un negozio di articoli da regalo, una caffetteria e un ristorante di alta cucina IDAM del famoso chef Alain Ducasse, al quinto piano. È anche sede di una biblioteca storica, con una collezione di 21.000 libri tra cui 2.000 edizioni rare sia in arabo che in inglese. All’interno del museo, i visitatori dovrebbero cercare il manoscritto Shahnameh. Scritto mille anni fa dal poeta persiano Ferdusi, il Libro dei Re racconta le storie e i miti del Grande Impero Persiano pre-islamico. Osserva uno dei primi strumenti di navigazione al mondo, l’astrolabio planisferico, realizzato nell’Iraq del X secolo durante il dominio abbaside. Lasciati stupire dalla placca di smeraldo intagliato, un grande smeraldo del XVI secolo . Di proprietà degli imperatori Moghul dell’India, su un lato è incisa una preghiera araba mentre sull’altro è scolpito un motivo floreale.
Nel 2022, per i mondiali di calcio, è stato chiuso per 18 mesi. Una grande ristrutturazione che ora ha ridato linfa al Museo. Il nuovo assortimento di gallerie includerà tappeti, tessuti, armi e armature, manoscritti, ceramiche, pietra, vetro, legno, avorio e oggetti in metallo. Alcuni punti salienti includono manufatti del naufragio di Cirebon al largo dell’Indonesia e frammenti di un antico Corano in testo Hijazi. Le gallerie principali si concentrano su tre imperi: gli Ottomani nell’attuale Turchia (raffigurati attraverso ceramiche e piastrelle di Iznik), i Safavidi in Iran (concentrandosi su tappeti e tessuti) e i Moghul nell’Asia meridionale (con un’enfasi sulla collezione di gioielli ). E a differenza degli altri musei di arte islamica, ci sono gallerie dedicate alla Cina e al Sud-Est asiatico.