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Materico, gestuale, concettuale: Francesca Cataldi alla Galleria Gramma_Epsilon

Piccolo rosa, 1979, cemento, pigmento, cascami di ferro (ph. Riccardo Pieroni)
Alla Galleria Gramma_Epsilon anima, forma e essenza della materia in 50 anni di creazioni e ricerche, fisiche, materiche e visive, da “Francesca Cataldi. I Work”: potenza delle idee e realtà in divenire esplorate nella mostra, a cura di Paolo Cortese, visibile fino al 31 gennaio.

Oltre 40 opere riempiono il bianco spazio espositivo della capitale greca: un susseguirsi che pone strettamente insieme concettuale, materico e gestuale. Se il percorso artistico è iniziato infatti attraverso medium tradizionali, una nuova via si sviluppa quando la materia cromatica si trasforma in materia e basta. L’antologica, scrive il curatore Paolo Cortese, «prende le mosse da La rete, un lavoro del 1971 dove Cataldi inizia a sperimentare la possibilità di uscire dalla tela, applicandovi una rete di ferro. Da qui in avanti l’artista inizia un percorso in cui sperimenta la possibilità di fare arte con tutto quello che trova nel suo ambiente e che attira la sua attenzione. Cataldi procede per cicli, dedicandosi a diversi materiali ne studia le caratteristiche, se ne appropria, li accosta e li trasforma». Così le sperimentazioni rompono tradizione accademica, certezze e regole, per crescere e assorbire elementi ed oggetti altri.
Sono le amalgame di cellulosa, cemento, metallo, catrame, vetro, resina, a chiamare: «Sono le cose che cercano me, non io che cerco le cose. Vengono e mi fanno scattare l’idea» racconta l’artista e si attiva così un processo che, dalla massa fisica dell’oggetto e della sostanza si fa forma ed essenza attraverso la sua coscienza creativa. A portare avanti l’azione sono potenza delle idee, realtà in divenire e un fare artistico, sperimentale, che segue regole e leggi, esplorando forza chimica e fisica, corruzione e trasformazioni delle sostanze, interpretandole e mettendole costantemente in discussione, per creare l’opera d’arte. È un iter mentale ed empirico: le materie, nel percorso di ricerca, si esplorano e si rompono. Per dividere l’essenziale dal superfluo – come nel nigredo alchemico – si dissolvono i legami e si va oltre la forma, per arrivare alla sostanza. Così le essenze si sublimano e – come nell’albedo alchemico – diventano pure, opera in bianco su cui lavorare. E da qui Cataldi trasmuta e crea, partendo dal pensiero e dalla volontà umana, che tutto governa, attraverso le caratteristiche scoperte: l’artista infatti tratta la materia non come passiva e inerte bensì come determinata dalle strutture interne che la governano. E avviene così l’ultimo passaggio, dal puro al complesso: la ricomposizione – il rubedo alchemico – che le fissa nella loro nuova esistenza.

La finestra, 1992, cellulosa, rete metallica (ph. Riccardo Pieroni)

Sottoposti agli studi dell’artista i nuovi mezzi metaforicamente si sciolgono e poi si ricompongono nella loro reinterpretazione e rielaborazione creativa, ideale e reale. Ecco la fibra di carta che si disfa e, in frantumi, la cellulosa accoglie cavo metallico e strutture inferriate, ruggine, oggetti, segni fisici e trasformazioni chimiche ed emerge la profondità della materia, estetica ed essenziale. Ecco calce, acqua e sabbia che, pure e inerti da sole, insieme diventano malte e fanno emergere la nobile e fragile solidità del cemento, forma scabra e materica. Esso ingloba reti metalliche, trame di pieni e vuoti, peso e leggerezza, e si tinge attraverso pigmenti, polveri e filamenti per presentarsi povera realtà dall’incredibile potenza visiva e tattile. Ecco il catrame: scaldato diventa bitumoso e modellabile; sfilacciato si fa elastica fibra quasi tessile; viscoso diventa legante mobile e immobile; applicato si fa segno di passaggio, occultamento e inganno e per queste sue qualità invade i supporti con il suo profondissimo nero assoluto. Ecco le resine, purificate, che accolgono i frammenti scelti da un mondo corporeo, tangibile, fatto di rifiuti, reso estetico. Ed ecco il vetro, brillante e trasparente, capace di inglobare la materia e fare centro di un cristallo l’elemento assorbito.

Il bouquet, 1990, cellulosa, ferro di recupero (ph. Riccardo Pieroni)

Il lavoro di Cataldi è questo: dallo scarto fare il gioiello, come l’alchimista che dal piombo fa oro. E la materia, che l’autrice solve et coagula, si fa, insieme, racconto: dei processi cui va incontro e del percorso mentale seguito, delle ricerche e delle intuizioni.
L’esposizione “Francesca Cataldi: I Work” e il catalogo, curato da Paolo Cortese con contributi di Francesca Cataldi, Micol Forti, Azzurra Pizzi, con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Atene, che fanno parte del progetto Le ragazze di Mirella, dedicato a Mirella Bentivoglio e alle artiste da lei sostenute, mostrano come la materia, spirito spento, può essere accesa e trasformata, da cosa finita a pensiero infinito, attraverso coscienza, volontà e fare artistico.

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