A seguito di diverse polemiche, la Biennale di Istanbul ha posticipato di un anno la sua nuova edizione, che dunque si terrà nel 2025.
Che ci fosse qualche problema lo si era intuito già da tempo, ma tutto è esploso una settimana fa (venerdì 12 gennaio), quando la curatrice Iwona Blazwick ha annunciato che non avrebbe organizzato lei la Biennale di Istanbul 2024. Ora la travagliata edizione di uno dei più longevi e attesi eventi del calendario artistico è ufficialmente slittata al 2025, certificando una situazione di confusione e incertezza. La ragione ufficiale, infatti, è che l’organizzazione ha bisogno di tempo per ripensare l’intera manifestazione a causa di “divisioni indesiderate” che l’avrebbero colpita. Ma probabilmente le controversie sono di ben altra natura.
Pare infatti che il comitato della Biennale non avesse indicato Blazwick, al momento presidente del gruppo di esperti di arte pubblica della Commissione reale per AlUla in Arabia Saudita, come curatrice dell’evento, bensì Defne Ayas. La fondazione che gestisce la biennale, la Istanbul Foundation for Culture and Arts (IKSV), non aveva però scelto Ayas a causa di un antefatto accaduto in occasione del padiglione turco per la Biennale di Venezia del 2015, dedicato all’artista Sarkis. Nel catalogo della mostra, Ayas aveva inizialmente menzionato il genocidio armeno avvenuto per mano dei turchi e dai quali ancora oggi è negato, nonostante l’evidenza dica tutt’altro. Ad ogni modo, il catalogo scomparve dalla circolazione.
Ed è forse la pubblicazione di questa notizia, ad opera di The Art Newspaper, ad aver innescato l’effetto domino che ha portato alle dimissioni di Blazwick e a quelle di tre membri del comitato; dopodiché numerosi artisti hanno ritirato la loro partecipazione; infine l’inevitabile decisione della IKSV di rivedere il team curatoriale.
Nonostante queste indiscrezioni, ufficialmente la Fondazione ha dichiarato che “la decisione di non organizzare la 18a Biennale di Istanbul nel 2024 è stata presa insieme a Iwona Blazwick“. Ed è poi intervenuta anche sulla scelta di posticipare l’evento: “Abbiamo assistito all’emergere di divisioni indesiderate nei circoli artistici, le quali stanno influenzando negativamente gli artisti che avevano già accettato o avrebbero potuto accettare di partecipare alla Biennale, nonché collaborazioni e sponsor. Sfortunatamente, questa situazione ha reso impossibile lo svolgimento della Biennale di Istanbul come previsto”.
Per chiudere una battuta sul futuro, che però pare tutto fuorché solido: “Proprio come abbiamo sempre lavorato duramente per organizzare la Biennale di Istanbul nel miglior modo possibile, garantiremo che la Biennale di Istanbul ritorni al pubblico nel 2025, seguendo un nuovo processo portato avanti nel quadro delle nostre nuove normative“.