Il direttore del British Museum Hartwig Fischer ha annunciato le sue dimissioni, nove giorni dopo lo scandalo che ha travolto l’istituzione: molti pezzi di valore della collezione, per anni, sono stati rubati da un dipendente del museo.
Gioielli e pietre preziose, ma anche manufatti e beni archeologici. Questa la tipologia di furti che il senior curator Peter John Higgs ha perpetrato per anni ai danni del British Museum di Londra. Il numero è indefinito, ma si parla di circa 1. 500 oggetti; come anche le modalità tramite cui Higgs operava. Evidentemente la sua posizione di spicco gli ha consentito di agire indisturbato nei depositi del museo, per poi proporre le opere in vendita su internet.
A prezzi esorbitanti? No, tutt’altro. Peter John Higgs si è accontentato, si fa per dire, di minimi ma ripetuti guadagni, di certo per non insospettire nessuno. Qualcuno, però, le orecchie le ha drizzate lo stesso. Si tratta di Ittai Gradel, commerciante di antichità olandese che ha allertato il museo dopo aver individuato oggetti della sua collezione proposti su eBay.
Gradel ha acquistato circa 70 reperti museali sulla piattaforma, spesso a prezzi ben inferiori al loro valore effettivo, prima di capire da dove provenissero. Successivamente, riconoscendo i pezzi della collezione Townley, ovvero i cimeli greco-romani donati al British Museum all’inizio del XIX secolo, il mercante ha collegato i punti. Ha addirittura scoperto che il profilo del venditore eBay era collegato al un conto bancario di Peter Higgs, senior curator del museo. Gradel – all’epoca il febbraio 2021 – ha condiviso le sue scoperte con il British, non trovando però supporto dell’istituzione, che però ha minimizzato la denuncia.
In particolare, sembra siano stati proprio il vicedirettore dell’istituzione, Jonathan Williams, e l’ormai ex direttore Hartwig Fischer a ritenere inconsistente l’accusa. Cosa abbiano fatto da quel momento non è chiaro: hanno veramente sottovalutato la questione? Oppure hanno pubblicamente minimizzato per poi indagare internamente? Qualsiasi sia la risposta, una cosa è certa: non hanno risolto la situazione. I furti sono continuati e ora lo scandalo è emerso fragorosamente, facendo il vuoto attorno a sé.
“Negli ultimi giorni ho esaminato in dettaglio gli eventi relativi ai furti al British Museum e le indagini su di essi“, ha detto Fischer nella sua dichiarazione di dimissioni. “È evidente che il British Museum non ha risposto in modo così esaustivo come avrebbe dovuto agli avvertimenti del 2021 e al problema che ora è pienamente emerso. La responsabilità di questo fallimento spetta in ultima analisi al Direttore”.
Un’ammissione di colpa che segue le rassicurazioni che Fischer – direttore del museo da otto anni e primo leader non britannico dal 1866 – aveva dato non più di nove giorni fa, assicurando che avrebbe guidato il museo fino al luglio 2024. Evidentemente, l’ampissimo credito che il board del British si è però esaurito, forse anche in seguito alle accuse di Gradel, che dopo le sue insistenze nel 2021 si è (inevitabilmente?) fatto l’idea che direttore e vicedirettore abbiano insabbiato i furti, forse anche per tornaconto personale.
Accuse che al momento non hanno trovato esplicita risposta, ma il dietrofront di Fischer è indubbiamente un segnale forte, probabilmente necessario, da parte del museo. Una spinta giunta anche dall’interno, che testimonia la voglia del British di mettersi alle spalle un momento storico complesso, che parte dall’impermeabilità nei confronti dei possibili risanamenti coloniale e arriva fino a questo ennesimo scandalo.
Il presidente del British Museum George Osborne ha detto che il consiglio di amministrazione ha accettato le dimissioni di Hartwig. “Ha agito onorevolmente nell’affrontare gli errori che sono stati commessi. Nessuno ha mai dubitato dell’integrità di Hartwig, della sua dedizione al lavoro o del suo amore per il museo”.
Ha inoltre aggiunto che il vicedirettore del museo, Jonathan Williams, “si ritirerà volontariamente dai suoi normali compiti fino alla conclusione dell’indagine legata ai furti al museo“.
Come è inevitabile, la ricerca di un nuovo direttore è già in corso.