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Time Square. L’arte in piazza trascende il tempo: sedici opere contro sedici insegne pubblicitarie

Installation views_mostra TIME SQUARE_foto di Antonio JordanInstallation views_mostra TIME SQUARE_foto di Antonio Jordan
Installation views_mostra TIME SQUARE_foto di Antonio Jordan

Flashback Habitat Ecosistema per le Culture Contemporanee prosegue il suo percorso di sperimentazione e ricerca artistica con una nuova mostra Time Square. L’arte in piazza trascende il tempo. Dopo il successo di Flashback Art Fair che, con la sua undicesima edizione dedicata alla Metamemoria, ha raggiunto il suo record di pubblico con più di 26.000 presenze tra collezionisti, esperti ed appassionati d’arte, dal 1° dicembre 2023 al 31 marzo 2024 gli spazi di corso Giovanni Lanza 75 a Torino riaprono al pubblico con questo nuovo progetto.

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La mostra prende spunto dalla celebre piazza di New York modificandone il nome in Time Square, dove la parola “tempo” e “piazza” si scontrano e ricompongono in nuovi significati. La piazza americana è il chiaro simbolo della modernità aggressiva e dell’umanità in trasformazione. Da questo pensiero nasce l’idea di Alessandro Bulgini:Time Square. L’arte in piazza trascende il tempoche vuole indagare le connessioni tra arte e vita, esplorando frizioni e convergenze, nello specifico tra insegne pubblicitarie e opere d’arte come accade nelle piazze contemporanee. Un dialogo o, meglio, un match, sviluppato in sedici stanze rappresentative di sedici ipotetiche piazze. La piazza può definirsi come uno spazio libero, limitato da costruzioni. In tutte le epoche storiche la piazza è luogo e centro di riunione dei cittadini per motivi politici (comizi, parlamenti), commerciali (fiere, mercati), religiosi (processioni, sacre rappresentazioni, sagrati).

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Nel caso specifico, la piazza è metafora dell’incontro dell’umanità, nella piazza gli edifici e le persone si confrontano, la piazza è un luogo antico e, allo stesso tempo, è l’espressione della più evidente contemporaneità. Circondate dalla stratificazione, le nostre piazze sono il frutto di centinaia di anni di scelte urbanistiche ed edilizie e allo stesso tempo sono il luogo dell’incontro dei cittadini per i più svariati motivi. Nelle piazze la vita e le sue incongruenze si manifestano: le persone sono coloro che trasformano gli spazi in luoghi, spazi che da entità geografiche si trasformano in entità socioculturali. I nuovi contesti impongono all’opera una trasformazione di significato e di lettura. Ed infatti, ciascuna delle sedici stanze della mostra racconta di una metaforica piazza dove convivono a tu per tu un’insegna pubblicitaria e un’opera d’arte. Per ogni piazza, su di un lato un’insegna spenta sul bianco algido e minimale della parete a rappresentazione della modernità, sull’altro un’opera su una parete dipinta con colori che hanno riferimenti alla storia dell’arte.Ogni colore fa parte di uno spettro tonale appositamente selezionato dall’architetto paesaggista Paolo Genta a rappresentazione della stratificazione culturale.

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Sedici opere contro sedici insegne pubblicitarie. L’enorme simbolo della Shell vs la scultura quattrocentesca in legno del viandante, San Rocco di Giovan Angelo Del Maino, sono legati dal simbolo della conchiglia a rappresentazione del viaggio, mentre la piazza metafisica di De Chirico dell’opera Piazza d’Italia – Malinconia, del 1949, viene riportata al reale dal duro confronto con l’insegna diMcDonald’s. Il rarissimo capolavoro tipograficoTheatrum Sabaudiae, del 1697, monumentale opera di epoca barocca descrittiva di tutti i domini del duca di Savoia, un vero e proprio teatro dove si sposano finzione e realtà, fronteggia il simbolo della Lancia, uno scudo blu con lancia dal sapore araldico, altrove Marcel Proust di Giuseppe Gallo del 1989 (alla ricerca di un tempo circolare) e il logo della Yamaha composto da tre diapason chiusi dentro un cerchio stridono alla ricerca di un’osmosi.In un’altra piazza l’opera di Gabriele Basilico Beirut del 1991 documenta lo stato di devastazione della capitale del Libano dopo quindici anni di guerra civile,di fronte l’insegna della Tamoil ci racconta lo stesso Libano negli anni 80. Si tratta di match fatti talvolta di coincidenze, altre volte di prolungamenti di storie, di combinazioni fortuite, tutti incontri che stimolano la nostra abilità di elaborare i dati e il nostro immaginario, un’opportunità per esercitare la nostra capacità di trovare nuove relazioni formulando così nuovi racconti.

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Flashback Habitat con questa mostra dà continuità a quello che è il reale intento del progetto che proseguirà anche nel 2024 con un calendario ricco di mostre, talk, eventi musicali. L’esplorazione tra arte e vita, intrise entrambe di frizioni e convergenze, di etica e aggressività, di bellezza e disarmonia, è il fulcro di un percorso artistico mai fermo, ma sempre alla ricerca e al mettersi in dubbio sulle sostanziali questioni esistenziali. Le insegne in esposizione sono di Roberto Spiccia che le ha conservate gelosamente nel suo magazzino nell’arco degli anni. La sua azienda Unicable Service è specializzata nella costruzione e montaggiodi alcune delle luci d’artista e di insegne pubblicitarie.

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