Su Arte in italiano, una serie di mini-excursus sulla storia dell’arte offre, di volta in volta, una reinterpretazione in chiave diversa di alcuni capolavori iconici, di cui tutti conosciamo l’interpretazione più accreditata. È il turno di “Venere e Cupido” di Vélasquez (1650)
La serie si intitola “Si prega di non toccare! L’arte da un’altra prospettiva” Hortense, professoressa di Storia dell’Arte sui generis, ci spiega i capolavori della pittura classica europea dalle “cattedre” più impensabili: in una lavanderia, su un campo da calcio… Svelando la carica vitale ed erotica che trasuda dalle opere, ci mostrerà la realtà quotidiana come un museo e il passato come un corpo ancora vivo.
In questa puntata, si parla di uno dei più grandi cliché della storia dell’arte: una donna nuda sdraiata, dipinta da dietro, con le natiche in primo piano. Tanto riconoscibile che nel 1914 una suffragetta britannica tirò fuori una mannaia nel mezzo della National Gallery e tagliò questa tela per lanciare un messaggio a favore dell’uguaglianza di genere. Tuttavia, vista da un’altra prospettiva, questa Venere è molto più inclusiva di quanto sembri.