La Classic Week 2024 di Christie’s New York (30 gennaio-1 febbraio) è rimasta al di sotto delle aspettative, ma non sono mancate aggiudicazioni di spessore che mantengono vivo il segmento Old master.
I pezzi veramente pregiati sono sempre meno, l’appetibilità complessiva del mercato scende, ma i prezzi rimangono mediamente alti. Del resto, abbassarli significherebbe arrendersi al ridimensionamento del settore. Che pure, per mano dei collezionisti, sta comunque avvenendo. Questo il verdetto che lascia in eredità la settimana di aste Old master di New York, severo con le due major del settore, Christie’s e Sotheby’s, che per volumi e valori ben si adattano a diventare sineddoche dell’intero movimento.
In particolare, la Classic Week è stata severa con Christie’s. Basta prendere in considerazione il suo evento di punta, Old Masters Part I, che ha venduto per un totale di 10.9 milioni di dollari (13.8 con le commissioni) a fronte di una stima pre-asta di 18-22.7 milioni di dollari. L’anno scorso, per fare un raffronto diretto, la stessa vendita aveva registrato 44.2 milioni di dollari. Si potrebbero trovare degli alibi, in parte possibili, come la differente qualità delle opere proposte, o anche il caso. Ma scendendo nel dettaglio, il quadro è sempre più scuro.
6 dei 78 lavori in asta sono stati ritirati prima del suo inizio, compreso uno dei più pregiati, Scenes from the Passion of Christ (stima 1.2-1.8 milioni di dollari) di Niccolò di Pietro Gerini; ben 30 dei 72 lotti proposti son andati invenduti, facendo registrare un indigesto 58% di venduto. Ulteriore sintomo del fatto che il catalogo, nella bilancia tra valore artistico ed economico, non ha convinto è il risultato modesto anche dei nomi più grandi.
Henry IV the Devout, Duke of Saxony, Margrave of Meissen, ritratto ad opera di Lucas Cranach il Vecchio, è stato aggiudicato per 352.8 mila dollari (280 mila senza commissioni), appena sopra la stima minima di 250 mila. Un altro dei lotti più attesi, Head study of an old woman with a veil, formerly identified as Maria Pypelinckx, the artist’s mother, looking down in profile to the left di Peter Paul Rubens, ritratto risalente alla metà degli anni ’20 del Seicento, non è andato distante dalla sua stima iniziale, venendo aggiudicato a 450 mila euro (567 mila con le commissioni). Discorso analogo per La Gimblette (The Ring Biscuit) di Jean-Honoré Fragonard (756 mila dollari) e The Penitent Magdalene di Guido Reni (100.8 mila dollari).
Sono stati proprio gli italiani, se vogliamo, a dare le maggiori soddisfazioni a Christie’s. A partire dall’unico lavoro realizzato da un’artista donna in asta, Saint John the Baptist in the Wilderness di Artemisia Gentileschi. Il ritratto del santo, impreziosito da un luminoso panneggio arancione, ha raddoppiato la sua stima minima ed è stato venduto per 982 mila dollari. L’unico lotto in grado di superare la soglia del milione è stato il cassone di Giovanni Guidi, The Story of Coriolanus, arrivato fino a 1.6 milioni di dollari. A sfiorarlo solo Giulio Cesare Procaccini con Judith with the Head of Holofernes (che arriva a 1.1 milioni, ma solo grazie alle commissioni). Solo l’anno scorso, lo stesso dipinto era stato venduto a poco più di 1 milioni di dollari, commissioni incluse, da Sotheby’s New York. Non una grande operazione di acquisto e rivendita, dunque, che sottolinea in modo forse troppo severo la fretta, la confusione e l’incertezza che affligge il settore.
Anche perché nella settimana di Christie’s, dopotutto, un bel successo c’è stato. Nella selezionatissima asta di sculture rinascimentali e barocche, che proponeva 15 lotti dalla Quentin Collection, la Sleeping Nymph del Giambologna, realizzata intorno al 1584, ha quadruplicato la sua stima massima con un incasso da 6 milioni di dollari. Un raggio di sole in una settimana scura.