Sempre divertente e di qualità, BRAFA Art Fair (a Bruxelles dal 28 gennaio al 4 febbraio 2024) si conferma uno degli appuntamenti più amati del calendario artistico. A certificarlo un nuovo record di visitatore e l’alto numero di vendite.
Se è vero che il numero di visitatori non fa il successo di una fiera, esso può rivelarsi però un ottimo termometro sulla sua salute, sull’interesse complessivo che riesce a generare. In tal senso, i 67 mila biglietti staccati da BRAFA Art Fair sono un certificato di merito per la manifestazione belga. Un nuovo record di affluenza che si riflette (anche se non in maniera diretta) sulla soddisfazione delle 132 gallerie coinvolte.
Infatti, in un evento commerciale, a dominare su ogni considerazione sono sempre e solo le vendite. Nella cornice surrealista – ideata per celebrare i 100 anni del movimento fondato da Breton – gli espositori hanno proposto come di consueto un’offerta eterogenea, che spaziava dall’antico (vero zoccolo duro della fiera) fino al contemporaneo, passando per tanta arte africana e molte incursioni nel mondo della gioielleria e del design.
Partiamo da un affare istituzionale, dunque più rumoroso. Il Rijksmuseum di Amsterdam ha acquistato una piccola vetrata medievale raffigurante un gryllos (figura caricaturale) risalente al XIII e XIV secolo dalla galleria Dei Bardi Art (Bruxelles). La Galerie Florence de Voldère (Parigi) ha venduto Une Kermesse di Martin van Cleve (Anversa, 1527-1581), noto per le sue rappresentazioni di scene di vita quotidiana nella campagna fiamminga, per circa 150 mila euro. Specializzata nella scultura XIX e inizio XX secolo, Artimo Fine Art (Bruxelles) ha ceduto a un collezionista La Saltimbanca in marmo di Carrara di Enrico Astorri, del 1900 circa, dal valore di 140 mila euro.
Da Galleria Claes (Bruxelles), una maschera Yaure, Costa d’Avorio, fine XIX/inizio XX secolo, è stata venduta per circa 150 mila euro; mentre una libreria “sospesa” del 1946 in legno, lamiera piegata e alluminio di Jean Prouvé è passato di mano per 500 mila euro. La Galerie Flak (Parigi) ha conquistato i collezionisti con una mostra tematica interamente dedicata alle bambole “kachina” (cultura Hopi, Arizona), risalenti al periodo compreso tra il 1880 e il 1930. I prezzi variavano, a seconda della scultura, dai 5 ai 50 mila euro.
Avvicinandoci alla nostra epoca, la galleria Samuel Vanhoegaerden (Knokke) ha presentato una personale di Tom Wesselmann, tra i principali esponenti della Pop Art americana. Tra le opere vendute Monica with Lichtenstein (Floral Wallpaper), 1988-1990, per 450 mila euro. In ambito impressionista, la Willow Gallery di Londra ha venduto per 200 mila euro Le Parc de M. et Mme Utrillo au Vésinet, un olio su tela di Maurice Utrillo.
Tra gli italiani, Robertaebasta (Milano-Londra) ha ceduto per 20 mila euro un tavolino con base in acciaio cromato profilato, supporti cilindrici in plexiglas e quattro ripiani in legno fossile ad altezze diverse, del 1970 circa. Galleria Cortesi (Lugano-Milano) ha venduto un’opera su carta dell’artista minimalista Robert Mangold (1937, New York), intitolata Column Structure XII, 2006, per circa 45 mila euro.