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Come nasce una mostra. Gianluigi Colin da Building Milano

Gianluigi Colin con una sua opera Gianluigi Colin con una sua opera
Gianluigi Colin con una sua opera
Gianluigi Colin con una sua opera

Alla Building gallery una selezione di 40 opere inedite di Gianluigi Colin, fra dipinti di grandi dimensioni, video e installazioni

È oggi una delle proposizioni visive linguisticamente più originali della scena artistica contemporanea. Poiché essa si manifesta formalmente e si confronta con una realtà del quotidiano, del transitorio, dell’instabile. Cioè con quanto della vita e dei fatti che in essa avvengono, tradotti in comunicazione mediatica, si eclissa scomparendo dalla memoria con una rapidità inaudita, mai percepita prima d’ora”. Così il curatore Bruno Corà presenta l’opera di Gianluigi Colin, in occasione della mostra personale Post Scriptum, che si inaugura l’8 febbraio a Milano, nella galleria Building. Una selezione di circa 40 opere inedite, realizzate appositamente per l’occasione, fra cui dipinti di grandi dimensioni, video e installazioni.

 

Lo studio di Gianluigi Colin
Lo studio di Gianluigi Colin

Entrare nello studio di Colin rappresenta un’esperienza sensoriale, che inizia dalla porta d’ingresso, da un odore che abbiamo registrato nelle nostre mappe interiori ma non focalizziamo a dovere. È quello dell’inchiostro tipografico, che ormai – nel dominio del digitale – capita sempre più raramente di incontrare. L’artista infatti – è ancora Corà a illuminarci – in queste opere lavora sul “recupero, scelta e qualificazione dei tessuti residuali impiegati nell’operazione di pulitura delle rotative dagli inchiostri”. Ne risultano dei grandi affascinanti teleri, che compendiano segni che diremmo informali a guidate dinamiche cromatiche. Orchestrate in accordo con quel grande Maestro che è il caso.

 

Una delle opere di Gianluigi Colin esposta da Building
Una delle opere di Gianluigi Colin esposta da Building

Sirene policrome

Teleri che l’artista ripropone in diverse configurazioni, a parete o installati con libertà nello spazio. “Colin consegna alla nostra epoca, quali sirene policrome attraenti, le sorprendenti icone della sua precipitosa impermanenza e del suo drammatico dissolvimento”, chiosa ancora il curatore. I lavori esposti fino al 23 marzo a Building, realizzati negli ultimi tre anni, sono il frutto di una ricerca concettuale iniziata nel 2011 e già confluita in alcuni progetti espositivi presentati a Milano, Roma e in altre città italiane.

 

Sessione fotografica in preparazione della mostra
Sessione fotografica in preparazione della mostra

Da molti anni l’artista si concentra “sul dialogo tra immagini e parole: in particolare, il centro del suo lavoro è il sistema dei media, la dimensione del tempo e il valore della Memoria”.

 

 

Ho sempre pensato alla responsabilità dell’artista di fronte alla Storia”, dichiara lo stesso artista. “L’insieme dei miei lavori, volutamente scelti per questa mostra dai toni drammatici, con rossi intensi, sfumature di nero, striature nere su fondi bianchi o azzurri, si presentano come simbolo di un oblio incombente, inquietante e minaccioso. Un senso di costante indifferenza e dimenticanza che purtroppo appartiene al momento storico che viviamo. Le mie opere si confrontano con uno spazio interiore, ma parlano di una dimensione collettiva”.

 

Gianluigi Colin con una sua opera
Gianluigi Colin con una sua opera

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